venerdì 7 ottobre 2016

5° report - 4 Ottobre 2016 - Sulaymaniyah: visita al campo profughi di Barika, presso Arbat


Secondo i dati aggiornati dell’Onu, oggi nella regione autonoma del Kurdistan Bashur, ci sono 1.700 mila sfollati interni (comunque profughi) e 280 mila rifugiati, ovvero circa 2 milioni di profughi, comunque si vogliano chiamare, sparsi in diversi campi gestiti dall’UNHCR.
Il campo funziona da quasi tre anni ed è gestito dall’UNHCR. Sono 7-8 mila rifugiati provenienti dal Rojava. Il campo è organizzato con casette in mattoni che hanno sostituito le tende dell’UNHCR, ci sono anche negozietti e un piccolo ristorante. In totale sono 1792 case, di cui dieci occupate da famiglie arabe. Parecchi residenti del campo hanno trovato lavoro all’esterno.                                      

All’interno del campo funziona un poliambulatorio gestito da Emergency, che, per primo, abbiamo visitato accompagnati dal referente italiano dell’associazione. Ci sono 3 posti letto per osservazione. Le visite mediche giornaliere sono, in media, 160, funzionano tre piccoli ambulatori dove si effettuano elettrocardiogrammi, visitano bambini con febbri alte, pazienti ipertesi.
C’è un piccolo laboratorio nel quale si eseguono emocromo, glicemia ed esami delle feci. Le maggiori patologie che si riscontrano nel campo sono: infezioni vie aeree superiori, coliche renali, patologie cardiache, epatiche, gastroenteriti; hanno riscontrato un pericolo di colera; periodicamente, effettuano campagne per l’allattamento al seno; lo scorso anno, c’è stata una grande campagna di vaccinazione.

La struttura di Emergency del campo che abbiamo visitato – campo di Barika, zona di Arbat - è gestita da dieci operatori, di cui sette italiani. Altri due campi, sempre gestiti da Emergency, si trovano a Kalar, più a sud, verso Baghdad. Lo staff dei quattro poliambulatori è di 170 persone, mentre quello dei due di Kalar è di 55 persone. I medici sono 16: un italiano, dieci arabi, due kurdi, tre di altre nazionalità. Fino ad un certo periodo di tempo, i residenti del campo usufruiscono di voucher per il cibo.

Le scuole del campo sono frequentate da 1500 bambini, suddivisi tra scuola elementare, medie e liceo. Nelle scuole, lavorano 25 persone, ma ne servirebbero molte di più, ci dicono. Gli insegnanti percepiscono una paga di 150 $ al mese, mentre il dirigente arriva a 400 $ al mese. Le lingue che vengono insegnate sono: l’arabo, lingua ufficiale che si utilizza per tutte le materie; il kurdo sorani per una sola ora al giorno e un’ora al giorno d’inglese: da notare che, i bambini e i ragazzi kurdi frequentanti la scuola provengono tutti dal Rojava dove si parla il kurdo kurmangi! Alla nostra richiesta di spiegazioni, ci è stato detto che la scuola è gestita da UNHCR che dispone di soli insegnanti arabi!
Le esigenze del campo sono enormi e, parlando con i rifugiati che abbiamo incontrato, ci sono state segnalate mancanze vistose da parte di UNHCR e del governo. Un grande problema è emerso riguardo alla costruzione delle abitazioni nel campo. Le famiglie che abbiamo incontrato sostengono che il materiale per la costruzione è stato comperato dalle famiglie stesse che hanno anche eseguito i lavori. Il rappresentante dell’UNHCR ha fatto firmare un contratto (che abbiamo visto e di cui possediamo copia) dal quale risulta che il materiale di costruzione, anziché comprato, sarebbe stato donato! La qual cosa – se non in qualche modo smentita – si configurerebbe come un vero e proprio reato!
Tra le varie famiglie del campo visitate, segnaliamo una famiglia con una donna anziana, invalida, che, pur avendo bisogno di dialisi, non ha la possibilità di curarsi, se non a pagamento, in quanto la dialisi viene praticata solamente all’ospedale di Sulaymaniyah e la stessa famiglia non ha il denaro necessario a sostenere la cura e, neppure, riceve aiuti in tal senso. Casi del genere – ci riferiscono – nel campo sono numerosi e frequenti.

La delegazione nel Kurdistan Bashur