lunedì 10 ottobre 2016

6° report. Ebil: incontro con Ferhat del KNK (Congresso Nazionale Kurdo) – 5 Ottobre 2016


“A Mossul – introduce Ferhat – non c’è solo un problema tra sunniti e sciiti. Con l’intervento per liberare la città da Daesh, si vuole evitare, in Iraq, una situazione simile al Rojava. La guerra di Mossul riguarda tutto l’Iraq. Mossul e tutta l’estesa provincia di Ninive sono come un giardino fiorito di popoli, etnie, religioni, che non ha pari in tutto il Medio Oriente”.                                                    
E continua: “Il recente intervento di Erdogan tende a creare un’inimicizia tra kurdi e altre etnie. I turchi tentano la riedizione dell’impero ottomano. Ma noi, come Pkk, saremo a Mossul, anche se le altre forze internazionali cercano di non farci entrare.
Noi ci saremo per evitare i rischi di un nuovo conflitto. Si prevede che questa guerra continuerà anche dopo la liberazione di Raqqa e Mossul; tutte le parti in conflitto stanno preparando una nuova guerra. Da una parte, ci sono gli americani e dall’altra Russia e Iran. La Turchia pensa, non tanto a Mossul, ma come intervenire laddove ci sono le nostre basi, sui monti Qandil. Vogliono perpetrare un massacro a Qandil; ma noi quei monti non li lasceremo mai. Non lasceremo le nostre montagne, anche se ormai abbiamo imparato a combattere nelle città.                                                                    
Quella che si prospetta, sarà una guerra lunga, durerà forse fino alla fine del 2025.                               La nostra strategia a Mossul è quella di resistere e di ricostruire la mentalità di una civiltà democratica. Non sarà solo la guerra di Mossul, ma investirà tutta la piana di Ninive, dove comunque siamo presenti, a Duhok, a Senjar.
Bisogna capire se la Turchia entra o no nel gioco. Noi siamo convinti che, l’America, dopo aver perso le ultime guerre, in Afghanistan, in Iraq, premi per far entrare la Turchia in questa guerra, come potenza regionale. Due sono i Paesi in grado di intervenire in una guerra mediorientale: la Turchia e l’Iran. Ma farli entrare in guerra è una trappola americana: gli Usa vogliono che la Turchia entri in questo pantano per indebolirla. Difatti, l’Iran si sta già tirando indietro.                                              

Noi, invece, pensiamo che il futuro del Medio Oriente sia il futuro dei popoli, una terza via che va oltre gli schieramenti e gli accordi tra governi. Abbiamo capito che gli strumenti legali per risolvere il conflitto non servano più, l’unico modo per portare la pace è la lotta. E mentre pratichiamo la lotta, la vogliamo praticare con un nuovo modello di democrazia e di vita alternativa.
Il Pdk è tuttora alleato con la Turchia, ma ha capito che la Turchia può estendere il suo intervento ad altre realtà del Bashur.
Noi non ci fidiamo di nessuno, né degli americani, né dei russi. Se l’America riconoscesse un minimo scambio sulla questione dell’Ucraina, la Russia darà carta bianca su di noi.                                        

Raqqa. Nel momento che noi dovessimo prendere Al-Bab, poi potremo marciare su Raqqa. Questo significa aprire un corridoio verso Afrin. Se la Turchia entra ad Al-Bab si scontrerà con i russi e il regime di Damasco perché prendere Al-Bab significa avere in pugno Aleppo.
Noi siamo contro la creazione dei piccoli stati. Lo fanno per indebolire le forze mediorientali. Ricordiamo cos’è avvenuto nella prima guerra mondiale con il genocidio degli armeni, che abitavano i territori più ricchi di Turchia, Iran, Rojava e Bashur. Li hanno costretti a rinchiudersi in un piccolo Paese, l’Armenia.
L’Europa è silente, perché l’hanno inginocchiata con il ricatto degli immigrati. Inoltre, l’Europa è sotto costante ricatto del terrorismo di Daesh. I movimenti in Europa aiutano i kurdi, ma i governi europei no; infatti, hanno chiuso la nostra televisione.
A Mossul, Daesh vuol dire Turchia e i sunniti si preparano ad una guerra di lunga durata contro sciiti e kurdi. Quando in Turchia sono iniziati i bombardamenti delle città kurde, uomini di Daesh hanno partecipato al massacro dei civili. Daesh vive e prospera all’ombra della Turchia”, conclude categorico.

La delegazione in Kurdistan Bashur