martedì 1 agosto 2006

REPORT DELLA DELEGAZIONE IN KURDISTAN

ISTANBUL- 31 LUGLIO 2006
Resoconto degli incontri avvenuti a Istanbul

Il 29 luglio ci siamo recati al campo profughi di Ayazma, ad Istanbul.
Lì abbiamo incontrato Sefika Gorbuz la presidentessa di GOC-DER (associazione che si prende cura dei profughi). Con lei quale abbiamo discusso del progetto di un centro sanitario nel campo profughi e di un centro per l’educazione di donne e bambini.

Sefika ci ha parlato delle nuove difficolta’ dovute al fatto che l’associazione francese che partecipava al progetto, LIBERTE’ ET SOLIDARITE’, si e’ ritirata.
Il buco di bilancio dovuto a questo e’ stato calcolato in circa 5000 euro, rispetto al quale c’e’ stato un impegno da parte nostra a discutere il problema e a dare una risposta su una possibilita’ d’intervento entro il mese di agosto, per poter iniziare il corso a meta’ settembre.
Abbiamo anche portato a Sefika la traduzione italiana della ricerca sui profughi interni dal titolo IL PAESE DEL SILENZIO, ed un invito a venire in Italia a presentare il lavoro di ricerca svolto, in autunno.
Abbiamo concordato inoltre, le modalita’ della visita dei camperisti di ASSOPACE che saranno presenti nella baraccopoli il giorno 5 agosto e porteranno aiuti, materiale scolastico e medicinali.

Nel pomeriggio abbiamo incontrato Pervin Buldan, dell’associazione YAKAY-DER (famigliari degli scomparsi) portando una prima tranche del finanziamento al progetto di ricerca sugli scomparsi e sulle esecuzioni extragiudiziali.
La somma di 4000 euro su un totale di 9000 e’ stata raccolta dalla nostra associazione assieme alla provincia di Genova.

Abbiamo discusso della attuale situazione del Kurdistan turco: Pervin ci ha parlato di qualcosa come 1268 scomparsi accertati, oltre a circa 10000 esecuzioni extragiudiziali, per le quali ancora non e’ stato aperto alcun procedimento d’inchiesta ufficiale.
Altro argomento di discussione e’ stato il recente convegno, tenutosi a Diyarbakir in maggio, al quale hanno partecipato 22 tra associazioni e organizzazioni internazionali che si occupano di sparizioni.
In questo convegno si e’ deciso di assumere iniziative comuni rispetto a grandi avvenimenti che dovessero verificarsi su questo tema e il sindaco di Diyarbakir, Osman Baydemir, ha deciso di mettere a disposizione un’area nella quale piantare alberi, uno per ogni persona scomparsa.
Pervin ci ha detto che gli anni 2005-2006 sono stati abbastanza tranquilli, quanto a sparizioni: non sono sicuramente gli anni novanta del governo guidato da Tansu Ciller, anche se la situazione sta diventando sempre piu’ preoccupante (vedi la recente legge anti-terrorismo).

Subito dopo ci siamo recati dalle Madri della Pace a portare la nostra solidarieta’ rispetto alle due madri recentemente tratte in arresto. Anche loro ci hanno parlato di una situazione di difficolta’ crescente e di problemi nell’instaurare rapporti con le madri di soldati turchi uccisi.
Per finire ci hanno parlato di un progetto dei gruppi di pace dei guerriglieri che si erano consegnati nel 1999: si tratta di un libro che narra la loro esperienza, da tradurre e diffondere anche in Italia.

Il 30 luglio al mattino incontriamo l'associazione per disabili di Diyarbakir.
Intendono avviare un progetto di ricerca sulle condizioni di vita dei disabili nei paesi europei.
Ci dicono che in Turchia esiste una legge che stabilisce che le grandi imprese devono avere in organico una quota di disabili pari al 3% del personale complessivo. La legge pero' e' inapplicata.
28000 sono i disabili ufficialmente censiti. E' previsto un sussidio di assistenza ma la cifra e' ridicola: equivale a 60 euro ogni tre mesi.
La maggior parte dei casi che l'associazione riscontra sono di poliomielite, ma tale malattia era inesistente nell'area fino a venti anni fa. La maggior parte degli sfollati interni non e' mai stata vaccinata. Per mancanza di educazione sanitaria la prevalenza della malattia e' maggiore in termini percentuali nell'Anatolia sudorientale che nel resto del Paese.
Consistente e' il numero dei ciechi: oltre tremila.
Precedenti campagne di vaccinazione hanno avuto esito fallimentare poiche' la gente non voleva farsi vaccinare: temeva che dietro la campagna di vaccinazione si nascondesse una sterilizzazione forzata soprattutto quando le autorita' dichiaravano che una vaccinazione riguardava unicamente le donne.
Si intende aiutare gli handicappati, in magioranza larghissima disoccupati, a inserirsi nel mercato del lavoro con corsi di tessitura, di informatica e altre attività professionalizzanti.

31 luglio 2006

Per la delegazione
Antonio Olivieri
Giovanni Caputo