venerdì 31 marzo 2006

SCONTRI E VIOLENZE NEL KURDISTAN TURCO



Comunicato di YEK- KOM (Federazione delle organizzazioni kurde in Germania). 31 Marzo 2006.

Nei giorni scorsi in numerose città kurde e turche, comprese Diyarbakir, Batman, Siirt, Mardin, Kiziltepe, Yuksekova e Istanbul, sono scoppiati violenti scontri tra cittadini kurdi ed esercito e autorità turche.

La polizia e i militari turchi hanno attaccato i civili kurdi usando gas lacrimogeni, armi da fuoco e mezzi blindati. I risultati sono terribili ed allarmanti: 7 civili uccisi, centinaia di persone ferite gravemente, altre centinaia arrestate, la maggioranza deelle quali sono minorenni.
I nomi dei kurdi che sono stati finora colpiti dalla Polizia e dall’Esercito turco sono: Fatih Tekin (3 anni), Enes Ata (6 anni), Abdullah Duru (9 anni), Mehmet Akbulut (18 anni), Mehmet Isikci (19 anni), Tarik Atakaya (22 anni) e Mustafa Eryilmaz (26 anni).

A scatenare queste morti sono stati i funerali e il corteo funebre di alcuni membri delle Forze popolari kurde di difesa (HPG), uccisi con armi chimiche dall’Esercito turco durante una delle ultime operazioni militari nella regione di Mus-Bingol. Soltanto alcuni giorni prima di tali attacchi, le forze guerrigliere kurde annunciarono un’altra tregua unilaterale per assicurare il pacifico svolgimento della celebrazione del Newroz, il capodanno kurdo.
Oltre a tali sviluppi, è allarmante vedere il tipo di risposta che lo Stato turco sta dando alle legittime richieste e alle azioni democratiche della parte kurda.
Da una parte, unità speciali di combattimento dell’esercito turco sono state dispiegate in maniera considerevole nella regione kurda, per poter contrastare le proteste e le rivolte della popolazione. Dall’altra parte, gli attacchi sulle istituzioni, le organizzazioni ed i politici kurdi si stanno intensificando.
Colpevolizzando l’emittente televisiva kurda ROJ-TV per gli sviluppi e gli eventi in corso, le autorità e i militari turchi stanno adesso tentando di raggiungere il loro obiettivo di sempre, cioè chiudere la popolare televisione kurda. La repressione dei rappresentanti politici kurdi viene portata ad un altro livello, visto che la Turchia sta minacciando azioni legali e denunce legali, così come un’evidente violenza nei confronti dei sindaci kurdi e dei partiti come è il caso del Partito della società democratica (DTP).

Tutto ciò illustra vividamente il livello di comprensione che lo Stato turco ha nei confronti del popolo kurdo, che è parte della sua cittadinanza. Così, i kurdi sono ancora considerati dei “terroristi, traditori e motivo di preoccupazione”. Ugualmente, le riforme linguistiche, i diritti culturali e politici a favore dei kurdi, introdotti con esitazione, sono stati dichiarati conseguentemente non validi da parte delle autorità turche.
Ancora, il Presidente del governo turco, Tayyp Erdogan ha dimostrato che le cosiddette riforme e dichiarazioni d’intenti non sono altro che di facciata. In risposta agli ultimi avvenimenti, Erdogan ha emanato una dichiarazione nella quale non c’era una sola parola a riguardo dei bambini e degli adolescenti uccisi. La polizia e le forze militari responsabili degli omicidi non temono alcuna conseguenza legale o disciplinare. Al contrario, il Presidente del Consiglio dei ministri turco ha detto quanto segue: “ le nostre forze di sicurezza useranno la forza necessaria ed interverranno contro chiunque accetti di essere strumento del terrorismo, compresi donne e bambini. Voglio che questo sia inteso chiaramente”. Una tale dichiarazione costituisce licenza di uccidere, semaforo verde ad ulteriori massacri nei confronti della popolazione civile kurda. Secondo le motivazioni di Erdogan, uccidere bambini è parte degli interventi dello Stato necessari, conformemente a quanto ritenuto dalle autorità politiche turche. Erdogan, con le sue parole ed azioni, si rende pienamente responsabile sia personalmente, che politicamente dei massacri di civili kurdi.
Gli avvenimenti più recenti dimostrano chiaramente che la Turchia ha ancora una lunga strada da fare verso la democrazia, i diritti umani e lo stato di diritto. È fortemente in dubbio se gli attuali sviluppi in Turchia possono inquadrarsi fra le aspirazioni a diventare stato membro dell’Unione europea. Tutti gli Stati membri dell’Unione europea sono chiamati ad intervenire fortemente contro queste forme di terrorismo di stato praticato dalla Turchia. Se le politiche e gli atteggiamenti della Turchia non cambiano, la sua prospettiva di adesione all’UE non potrà essere sostenuta ancora a lungo.