Sempre piu’ la nostra associazione sta caratterizzando il proprio impegno a sostegno di progetti
di solidarietà e cooperazione con le municipalità e l’associazionismo presenti in
Turchia e in Kurdistan. Anche le varie iniziative culturali che promuoviamo hanno queste finalità solidaristiche.
Solo in tal modo è possibile scongiurare i pericoli di una guerra crescente allentando la stretta repressiva sulle città kurde ed, in tal modo, dare anche prospettive concrete (politiche, culturali, linguistiche, d’identità) ad un popolo da sempre negato.
Vi sono progetti gia’ realizzati o in corso di realizzazione, come quello sull’adozione a
distanza dei detenuti politici, la pubblicizzazione del libro da noi tradotto “Erano calde le mani” dell’ Associazione Yakayder (sul dramma degli scomparsi e delle esecuzioni extragiudiziali), il sostegno al campo profughi di Ayazma per l’istituzione di un presidio sanitario. Siamo inoltre al lavoro e alla ricerca di finanziamenti per nuovi progetti:
1) Doposcuola per i bambini profughi di Siirt, un progetto sostenuto dal sindacato insegnanti
Egitim Sen, che lo gestirà tramite volontari, del costo complessivo di 8.150 euro;
2) Casa di accoglienza – laboratorio per bambini che lavorano in strada a Baglar, sottomunicipalità di Diyarbakir, del costo complessivo di 40.000 euro;
3) Centro sanitario indirizzato ai bambini e alle donne della municipalità di Sirnak, regione del Botan, del costo complessivo di 40.000 euro;
4) Ambulatorio da aprire a Cizre, regione del Botan, per fornire medicinali ai bambini e alle famiglie di profughi sprovviste della “carta verde”.
5) Siamo impegnati anche al sostegno del progetto del Comune di Alessandria per la costruzione di un acquedotto nella cittadina di Bostanici, vicino a Van, e al progetto della Provincia di Alessandria per il finanziamento e la pubblicizzazione in Italia della prima ricerca sui profughi interni in Turchia.
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Una delegazione in Kurdistan a fine novembre tra stretta repressiva e venti di guerra
Sabato 26 novembre, una delegazione italiana di famiglie di affidatari e di componenti la società civile, promossa e organizzata dalla nostra associazione, si è recata in Turchia, a Diyarbakir prima, e poi ad Istanbul, per incontrare, come ogni anno, i familiari dei detenuti politici
kurdi in affido e le associazioni della società civile kurda e turca.
In particolare, a Diyarbakir, nei giorni 27 e 28 novembre (domenica e lunedi’), si sono tenuti
gli incontri piu’ importanti: con Tuhad Fed, l’associazione delle famiglie dei detenuti politici e
con le Madri della Pace, l’associazione delle madri dei martiri e dei detenuti, presenti alcune
famiglie in affido. Ci hanno parlato del progressivo peggioramento della situazione e del clima di tensione in preoccupante crescita, per via della stretta repressiva e della ripresa delle operazioni militari, con conseguenti scontri tra esercito e guerriglia.
Un segnale di questo clima si è avuto quando ci siamo accorti di essere costantemente seguiti
dalla polizia; e poi in aeroporto, a Diyarbakir, quando una compagna è stata perquisita alla ri-
cerca di documenti compromettenti sugli aiuti alle famiglie… ovviamente senza esito!
A Diyarbakir, abbiamo incontrato anche la Camera degli Ingegneri che si occupa del progetto
governativo denominato GAP, un faraonico piano idrogeologico che prevede la costruzione di
22 dighe e sbarramenti sull’alto corso dei fiumi Tigri ed Eufrate, con pesanti ricadute sulle popolazioni delle aree circostanti, destinate a migrare. Tra l’altro, ci è stato detto che è stato rilanciato anche il progetto della diga di Ilisu, il cui enorme invaso è destinato a sommergere l’antico sito di Hasankeyf e a costringere alla migrazione forzata migliaia di kurdi.
I dirigenti dell’ Egitim Sen di Siirt, il coraggioso sindacato degli insegnanti, con il quale abbiamo verificato lo stato di avanzamento del progetto di doposcuola per i bambini profughi, erano reduci da una manifestazione di insegnanti ad Ankara, manifestazione pesantemente caricata dai poliziotti, con numerosi feriti ed arresti.
Abbiamo consegnato loro la 2° tranche del finanziamento del progetto, insieme a 400 quaderni e penne donateci da Smemoranda; abbiamo assunto l’impegno di consegnare la terza rata, l’ultima, entro il mese di marzo 2006.
Infine, si è tenuto un incontro con Mehdi Zana, marito di Leyla Zana, già sindaco di Diyarbakir,
piu’ volte incarcerato e torturato, per parlare del problema degli oltre 30.000 bambini di strada su cui è personalmente impegnato con un progetto importante.
A Istanbul, nella giornata di martedi’ 29, abbiamo visitato la baraccopoli kurda di Ayazma, che sorge alle porte della città, dove, insieme ad altre associazioni, abbiamo realizzato un presidio sanitario fornito di medicinali salvavita secondo le esigenze degli abitanti del campo.
Purtroppo, per queste famiglie, c’è il rischio di un nuovo esodo.
Le autorità municipali, infatti, vogliono radere al suolo il campo, anche se di date certe non ne
sono state fatte: l’area, che si trova proprio sotto lo stadio olimpico, è diventata appetibile per
il mercato immobiliare. Ci dicono che pero’ l’ambulatorio voluto dalla nostra associazione è un
avamposto importante per la protezione delle famiglie del campo…
Presso la sede del Goc Der, l’associazione profughi, ci dicono che nelle intenzioni del governo,
c’è un piano per abbattere 100.000 abitazioni nelle baraccopoli e sostituirle con piccoli apparta-
menti, costosissimi, in enormi grattacieli urbani; un piano che, se attuato, significherebbe l’esodo
di un milione di persone, un milione di kurdi, uomini e donne, destinate a sparire…
distanza dei detenuti politici, la pubblicizzazione del libro da noi tradotto “Erano calde le mani” dell’ Associazione Yakayder (sul dramma degli scomparsi e delle esecuzioni extragiudiziali), il sostegno al campo profughi di Ayazma per l’istituzione di un presidio sanitario. Siamo inoltre al lavoro e alla ricerca di finanziamenti per nuovi progetti:
1) Doposcuola per i bambini profughi di Siirt, un progetto sostenuto dal sindacato insegnanti
Egitim Sen, che lo gestirà tramite volontari, del costo complessivo di 8.150 euro;
2) Casa di accoglienza – laboratorio per bambini che lavorano in strada a Baglar, sottomunicipalità di Diyarbakir, del costo complessivo di 40.000 euro;
3) Centro sanitario indirizzato ai bambini e alle donne della municipalità di Sirnak, regione del Botan, del costo complessivo di 40.000 euro;
4) Ambulatorio da aprire a Cizre, regione del Botan, per fornire medicinali ai bambini e alle famiglie di profughi sprovviste della “carta verde”.
5) Siamo impegnati anche al sostegno del progetto del Comune di Alessandria per la costruzione di un acquedotto nella cittadina di Bostanici, vicino a Van, e al progetto della Provincia di Alessandria per il finanziamento e la pubblicizzazione in Italia della prima ricerca sui profughi interni in Turchia.
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Una delegazione in Kurdistan a fine novembre tra stretta repressiva e venti di guerra
Sabato 26 novembre, una delegazione italiana di famiglie di affidatari e di componenti la società civile, promossa e organizzata dalla nostra associazione, si è recata in Turchia, a Diyarbakir prima, e poi ad Istanbul, per incontrare, come ogni anno, i familiari dei detenuti politici
kurdi in affido e le associazioni della società civile kurda e turca.
In particolare, a Diyarbakir, nei giorni 27 e 28 novembre (domenica e lunedi’), si sono tenuti
gli incontri piu’ importanti: con Tuhad Fed, l’associazione delle famiglie dei detenuti politici e
con le Madri della Pace, l’associazione delle madri dei martiri e dei detenuti, presenti alcune
famiglie in affido. Ci hanno parlato del progressivo peggioramento della situazione e del clima di tensione in preoccupante crescita, per via della stretta repressiva e della ripresa delle operazioni militari, con conseguenti scontri tra esercito e guerriglia.
Un segnale di questo clima si è avuto quando ci siamo accorti di essere costantemente seguiti
dalla polizia; e poi in aeroporto, a Diyarbakir, quando una compagna è stata perquisita alla ri-
cerca di documenti compromettenti sugli aiuti alle famiglie… ovviamente senza esito!
A Diyarbakir, abbiamo incontrato anche la Camera degli Ingegneri che si occupa del progetto
governativo denominato GAP, un faraonico piano idrogeologico che prevede la costruzione di
22 dighe e sbarramenti sull’alto corso dei fiumi Tigri ed Eufrate, con pesanti ricadute sulle popolazioni delle aree circostanti, destinate a migrare. Tra l’altro, ci è stato detto che è stato rilanciato anche il progetto della diga di Ilisu, il cui enorme invaso è destinato a sommergere l’antico sito di Hasankeyf e a costringere alla migrazione forzata migliaia di kurdi.
I dirigenti dell’ Egitim Sen di Siirt, il coraggioso sindacato degli insegnanti, con il quale abbiamo verificato lo stato di avanzamento del progetto di doposcuola per i bambini profughi, erano reduci da una manifestazione di insegnanti ad Ankara, manifestazione pesantemente caricata dai poliziotti, con numerosi feriti ed arresti.
Abbiamo consegnato loro la 2° tranche del finanziamento del progetto, insieme a 400 quaderni e penne donateci da Smemoranda; abbiamo assunto l’impegno di consegnare la terza rata, l’ultima, entro il mese di marzo 2006.
Infine, si è tenuto un incontro con Mehdi Zana, marito di Leyla Zana, già sindaco di Diyarbakir,
piu’ volte incarcerato e torturato, per parlare del problema degli oltre 30.000 bambini di strada su cui è personalmente impegnato con un progetto importante.
A Istanbul, nella giornata di martedi’ 29, abbiamo visitato la baraccopoli kurda di Ayazma, che sorge alle porte della città, dove, insieme ad altre associazioni, abbiamo realizzato un presidio sanitario fornito di medicinali salvavita secondo le esigenze degli abitanti del campo.
Purtroppo, per queste famiglie, c’è il rischio di un nuovo esodo.
Le autorità municipali, infatti, vogliono radere al suolo il campo, anche se di date certe non ne
sono state fatte: l’area, che si trova proprio sotto lo stadio olimpico, è diventata appetibile per
il mercato immobiliare. Ci dicono che pero’ l’ambulatorio voluto dalla nostra associazione è un
avamposto importante per la protezione delle famiglie del campo…
Presso la sede del Goc Der, l’associazione profughi, ci dicono che nelle intenzioni del governo,
c’è un piano per abbattere 100.000 abitazioni nelle baraccopoli e sostituirle con piccoli apparta-
menti, costosissimi, in enormi grattacieli urbani; un piano che, se attuato, significherebbe l’esodo
di un milione di persone, un milione di kurdi, uomini e donne, destinate a sparire…