domenica 25 settembre 2005

ISTANBUL, 07.09.2005, APPELLO PER LA SITUAZIONE DEI DIRITTI UMANI IN TURCHIA



Riceviamo da Istanbul e pubblichiamo. Purtroppo in questo periodo c'è scarsità di notizie sulla situazione kurda in Turchia. Le poche notizie che si trovano sui giornali sono notizie di agenzia, spesso incomplete, poco chiare e, a volte, poco accurate. Per quanto riguarda il Kurdistan turco e la situazione dei diritti umani in Turchia si registra un vero e proprio buco nero dell'informazione. La sensazione è che le notizie di agenzia che arrivano in Italia riflettano (probabilemente inconsapevolmente) la versione ufficiale fornita dalle autorità turche.

ECCO LE INFORMAZIONI CHE SONO ARRIVATE DA IHD, ASSOCIAZIONE DEI DIRITTI UMANI DI ISTANBUL, il 06.09.2005:


INFORMAZIONI SUI FATTI AVVENUTI DOPO LA RICHIESTA DI FARE UNA CONFERENZA STAMPA A MUDANYA, LOCALITA' DA CUI PARTE IL TRAGHETTO PER L'ISOLA DI IMRALI, DOVE E' DETENUTO OCALAN.

CENTINAIA DI PERSONE CHE HANNO VOLUTO PARTECIPARE ALLA CONFERENZA STAMPA SONO STATE ARRESTATE.

SOPRATTUTTO, IL CONVOGLIO CHE VENIVA DA DIYARBAKIR E' STATO ATTACCATO A BOZOYUK ( NEL CENTRO DELLA TURCHIA, VICINO A ESKISEHIR). 2 PULLMAN SONO STATI BRUCIATI, PIU' DI 30 DISTRUTTI.
PIU' DI CENTO PERSONE SONO FERITE DI CUI TRE GRAVEMENTE.

I LUPI GRIGI CHE HANNO ATTACCATO I PULLMAN INTENDEVANO BRUCIARE VIVA LA GENTE AL LORO INTERNO.

PIU' DI MILLE PERSONE CHE VOLEVANO ANDARE A MUDANYA SONO STATE IMPEDITE E SI SONO VERIFICATI SCONTRI VIOLENTI.

ABBIAMO RICEVUTO LE NOTIZIE DI MOLTE MANIFESTAZIONI A DIYARBAKIR, VAN, MERSIN, ADANA, SIIRT, ISKENDERUN E NELLE ALTRE CITTA' KURDE. IN QUESTE MANIFESTAZIONI UNA PERSONA E MORTA A SIIRT E UNA A VAN; A SIIRT, UN SERGENTE DEL'ESERCITO HA SPARATO E HA UCCISO UNA PERSONA; LA STESSA COSA E' AVVENUTA A VAN PER MANO DI UN POLIZIOTTO.
CI SONO CENTINAIA DI FERITI CHE NON POSSONO ANDARE ALL'OSPEDALE PERCHE HANNO PAURA DI ESSERE ARRESTATI.

CI SONO ANCHE ATTACCHI CONTRO BANCHE E SEDI DI ALCUNI PARTITI POLITICI.

IL 06.09.2005, I LUPI GRIGI HANNO ATTACCATO GLI OPERAI STAGIONALI KURDI CHE ARRIVAVANO DA ADANA E ANDAVANO A DUZCE PER LA RACCOLTA DELLE NOCCIOLE. UN OPERAIO E' STATO UCCISO E DUE SONO STATI FERITI.

GLI ATTACCHI DEI LUPI GRIGI CONTRO I KURDI CONTINUANO ANCORA NELLE ALTRE CITTA' DELLA TURCHIA E LA STAMPA TURCA LI DESCRIVE COME AZIONI DEL POPOLO TURCO, INCORAGGIANDO IL CONFLITTO TRA I DUE POPOLI.

CI APPELLIAMO A TUTTE LE ASSOCIAZIONI DEI DIRITTI UMANI E A CHI DIFENDE I DIRITTI UMANI PERCHE' AGISCANO URGENTEMENTE CONTRO QUESTI ATTACCHI CONTRO I KURDI.

VI INVIEREMO IL NOSTRO RAPPORTO IN DETTAGLIO TRA QUALCHE GIORNO.


IHD (ASSOCIAZIONE DEI DIRITTI UMANI DI ISTANBUL)
per maggiori informazioni www.kurdishinfo.com
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Leggendo queste testimonianze la memoria non può che tornare all'incontro che la nostra delegazione ha avuto quest'estate con l'Associazione degli Scudi Umani, un gruppo di ragazzi che cerca di trovare una soluzione pacifica al conflitto turco-kurdo favorendo il dialogo tra le due popolazioni e cercando di agire come forza pacifica di interposizione.
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SCUDI UMANI
Non vogliamo uccidere né vogliamo essere uccisi
di Emanuela Finocchietti

I quindici anni di guerra perpetrati dall’esercito turco contro la popolazione curda senza seguire nessun codice di guerra, né tanto meno d’onore, hanno causato la morte di migliaia di individui, molti di essi indifesi. Oltre ai guerriglieri infatti, numerosissimi furono anche i bambini, le donne e gli anziani che morirono violentemente ad opera dei militari, i quali appunto non fecero nessuna distinzione di sesso ed età nei riguardi della popolazione inerme.
La distruzione dei tradizionali mezzi di sostentamento e dei villaggi lasciò inoltre i sopravvissuti assolutamente privi di ogni possibilità di condurre una vita dignitosa, condannando i più deboli di essi alla morte per la mancanza di cibo e delle più elementari norme di igiene nella maggior parte dei campi profughi e delle baraccopoli fatiscenti, che circondano i centri urbani più grandi.


Al terribile quindicennio seguì un periodo di circa sei anni durante il quale la tensione calò: gli scontri armati, la sistematica distruzione degli agglomerati rurali e l’arbitraria uccisione di centinaia di persone innocenti diminuirono e ciò restituì spazio alla speranza di una convivenza democratica e pacifica tra Turchi e Curdi, pur continuando a sussistere uno stato di emergenza e di violazione dei Diritti Umani molto grave e di difficile immaginazione.
Pur tuttavia è proprio alla pace ed alla democrazia che i tutti i rappresentanti del popolo curdo e il popolo stesso si appellano, rivolgendosi al Governo di Ankara ed alle diverse Istituzioni Internazionali.
Anni di omicidi, di tortura, di stupri, di bombardamenti, di distruzioni e quindi di baraccopoli, di turchizzazione e di assimilazione linguistico-culturale non hanno infatti minimamente scalfito né la reale entità curda né la natura degli intenti politici dei Curdi.
Nonostante un back-ground storico-letterario costellato di vicende di brigantaggio, di potenti Agha dalle lucenti armi e di valorosi quanto coraggiosi soldati curdi presenti tra le file di tanti rivali eserciti, il popolo curdo si caratterizza essenzialmente e prima di tutto per le sue istanze di rispetto dell’altrui diversità, di democraticità e di pace. Quest’ultima deve essere intesa a tutto campo, non solo in merito alla pacifica convivenza fra uomini, ma anche riguardo all’ambiente con i suoi animali, le sue acque, i suoi boschi e le sue montagne, che tanto ricco e affascinante rendono un paese, che pure continua a non esistere.
Sfogliando le pagine della millenaria storia curda, numerosi sarebbero i possibili esempi di pacifica convivenza interetnica, che ancora oggi in maniera estremamente attuale indicherebbero la vera entità curda fatta appunto, ancora una volta, di pace, libertà e democrazia.

Il 31 luglio, nella loro sede di Diyarbakir, la Delegazione Italiana presente nei territori curdi di Turchia dal 28 luglio al 7 agosto ha incontrato l’Associazione degli Scudi Umani.
Quest’ultima è stata fondata nell’estate del 2004 da ragazzi e ragazze sia curdi che turchi con un’età compresa fra i 18 e i 29 anni e può considerarsi la risposta alla ripresa della guerra e delle varie forme di repressione, che mirano all’assimilazione del popolo curdo e quindi alla sua scomparsa.
Gli Scudi Umani e le attività da loro portate avanti sono la dimostrazione del carattere pacifico e rispettoso dei Curdi, che vogliono solo il riconoscimento della loro peculiarità etnica.
La guerra che infatti tutti i Curdi sono costretti a portare avanti è fatta di fiori lanciati da un ponte (come quelli gettati nel fiume Munzur a Dersim in occasione del Munzur Festival del 2004), di vite spezzate dallo sciopero della fame nelle celle-bare delle carceri turche per protestare contro una detenzione disumana, di autorizzazioni chieste e subito negate per poter tenere discorsi e concerti in lingua curda, di braccia alzate al cielo mostrando con due dita il segno della loro vittoria su un’indicibile violenza, che niente e nessuno risparmia e dimentica.
All’interno di un contesto di tal genere si calano le iniziative degli Scudi Umani, soldati anch’essi di quell’esercito armato di fiori, che combattono interponendosi fra i soldati turchi e quei gruppi curdi, che sono costretti ad abbracciare un fucile o una qualunque altra arma nel disperato tentativo di salvare la loro vita e quella della loro gente sofferente.
La ripresa degli scontri ha portato con se nuove vittime, nuove distruzioni, nuovi arresti e una nuova manipolazione mediatica, che presenta i Curdi come i principali protagonisti e fautori del conflitto, quando invece sono solo le principali vittime. Proprio a tutto questo gli Scudi Umani tentano di porre fine con la sola forza dei loro intenti di giustizia e di pacifica convivenza.

I giovani Scudi hanno inoltre profondamente colpito la delegazione, o almeno chi scrive, per la grande sensibilità mostrata non soltanto nei confronti delle migliaia vittime curde, ma anche per quelle turche. Giovani soldati perdono infatti la loro vita in una terribile e annosa guerra, che viene abilmente celata dal tetro sipario di presunta democratizzazione di cui la Turchia tanto si vanta nonostante l’infausto alterego rappresentato dai territori curdi governati da istanze tutt’altro che democratiche.
E gli Scudi Umani vogliono la fine degli scontri affinché non ci siano più giovani, tanto curdi quanto turchi, che perdano la loro vita per una causa che non può trovare alcuna giustificazione in nessun principio o ideologia.

Gli Scudi Umani si recano nei luoghi degli scontri e, tenendosi per mano, si frappongono fra i soldati e i guerriglieri. In tal modo cercano di evitare lo scontro per salvare numerose vite umane, mettendo però fortemente a rischio la propria.
Nel settembre del 2004 infatti, sulle montagne di Gabar, nei pressi di Sirnak, 5 Scudi Umani sono stati arrestati e trattenuti in prigione e in questo anno di attività molti altri sono stati gli arresti.
Seyma, una bellissima ragazza turca con degli invidiabili occhi azzurri ci racconta, con lo sguardo fisso su un punto invisibile del pavimento, di essere stata arrestata dalla polizia mentre si recava nella provincia di Siirt -ove vi erano degli scontri- e di aver trascorso 25 giorni in prigione.
La polizia infatti ostacola in tutti i modi l’arrivo degli Scudi nei luoghi degli scontri, bloccandoli lungo le strade che portano alle montagne e trattenendoli anche per più giorni nelle loro macchine presso i check-points e presso le decine di caserme disseminate in tutto il Kurdistan turco, arrivando sino ad arrestare.

I Curdi vogliono la pace e operano pacificamente per il suo raggiungimento e gli Scudi Umani lo dimostrano ampiamente attraverso il loro insolito coraggio, attraverso la pluri-etnicità della loro Associazione e attraverso una sola frase: “non vogliamo uccidere né vogliamo essere uccisi”. Ritengo che siffatta frase contenga il signficato profondo del percorso di pace intrapreso da un intero popolo oramai da troppi decenni in considerazione degli ancora scarsi risultati raggiunti.


La fine dei racconti dei ragazzi che rappresentano l’Associazione degli Scudi Umani lascia il posto a lunghi momenti di silenzio, ricco di riflessioni e di sguardi intensi.
Credo che ogni membro della Delegazione abbia chiesto a se stesso: “cosa possiamo fare”?
La risposta ci viene da questi ragazzi, sorridenti e determinati: è importante diffondere in Europa la vera immagine delle Associazioni e dei Partiti politici curdi, in special modo quella del PKK e del Kongra-Gel, i quali sono assolutamente privi e lontani da qualunque istanza e cellula terroristica.

Queste poche righe vorrebbero fare esattamente questo, nonostante la loro semplicità e la modestia della loro capacità di persuasione e di comunicazione: far conoscere i reali intenti di pace e democrazia del popolo curdo e vanificare le false ed infondate accuse di terrorismo.