venerdì 26 agosto 2005

VAN, 5 AGOSTO 2005




Van, 5 agosto 2005: incontro con l’associazione VAN-ÇEVDER
Resoconto di Giovanni Caputo

VAN-ÇEVDER è un’associazione ambientalista formatasi da poco: è sta creata appena 4 mesi fa. Suo scopo è la protezione dell’ambiente e la tutela dei monumenti storici. Due sono gli scopi fondamentali indicati nello statuto associativo: creare un ambiente pulito, proteggere i monumenti e incoraggiare lo stato a provvedere alla loro conservazione e al loro restauro. In sintesi, le attività consistono in: disinquinare e ripulire l’ambiente; educare le persone per far acquisire alla popolazione sensibilità ecologica e coscienza ambientale; attuare il restauro di monumenti; tutelare il Lago di Van dal rischio d’inquinamento. Van, Hakkari, Ağrı e Bitlis sono le province in cui al momento l’associazione è attiva. Si sta approntando una pagina web, con informazioni anche in lingua inglese: VANCEVDER.GOV.TR. Coloro che dirigono l’associazione sono stati consiglieri della precedente amministrazione cittadina di Van. Ne fanno parte anche insegnanti di storia dell’arte.
L’UE ha predisposto un progetto (DKAP) di sviluppo, con stanziamento di 45 milioni di euro, per l’Anatolia Orientale, che riguarderà alcuna aree (Van, Hakkari, Ağrı e Bitlis, oltre a Muş, sono le province interessate dal progetto). Ognuna riceverà € 9.000.000 con cui provvedere allo sviluppo ambientale, agricolo e industriale.
Nell’ambito di tale progetto l’associazione ÇEVDER intende presentarne uno proprio, che ha elaborato e che prevede l’insegnamento nelle scuole, con corsi di educazione ambientale (“Ambiente e Salute” sarà uno degli argomenti). Le scuole interessate sono 98; sono previste 3 ore d’insegnamento giornaliere, per cinque giorni a settimana e per una durata di 18 mesi. La UE finanzierebbe il 90% delle spese progettuali, l’associazione VAN-ÇEVDER pagherebbe il rimanente 10%. È previsto che lavorino nell’ambito del progetto due sociologi, due ingegneri ambientali, un medico, un professore universitario esperto di tematiche ambientali. È ritenuta di primaria importanza la formazione degli studenti sul tema dell’ambiente.
Le strade non rientrano nel progetto di sviluppo; di costruirle –ed eventualmente di ampliarle– si occupa un ente governativo, il KARAYOLLARI; scarsa risulta comunque l’attività di manutenzione stradale. Quanto all’allargamento della strada che collega Diyarbakır a Van, esso è stato deciso in vista dell’ingresso turco nell’UE.
La popolazione di Van prima che iniziasse il conflitto interno era di 100000 persone; in seguito, per effetto delle migrazioni dai villaggi, gli abitanti della città sono divenuti 500000. Tale enorme afflusso di profughi e sfollati ha comportato sorunlar [=problemi], in primo luogo per il fatto che le infrastrutture esistenti sono ancora quelle idonee a servire e sostenere 100000 persone. Il movimento migratorio ha danneggiato la città, producendo squilibri ecologici. Migrazioni massicce comportano problemi relativi a salute, ambiente, lavoro,…, il che ha cambiato il volto della città di Van (molti, al suo interno, sono i quartieri poveri). Il tasso di disoccupazione si aggira intorno al 60%. Dai villaggi giungevano dei contadini, che tuttora faticano ad adattarsi alla vita di città. Come è possibile aiutarli? Vi era un flusso turistico, ma è assai diminuito quest’anno, per effetto della ripresa degli scontri armati. Non c’è però turismo interno: i turisti che giungono a Van per ammirarne i monumenti sono stranieri, principalmente europei. L’agricoltura produce principalmente grano. Nella zona di Van non vi erano foreste; esse erano invece presenti nell’area di Hakkari, ma sono state bruciate.
Quanto all’amministrazione cittadina, essa provvede a raccogliere i rifiuti urbani per poi portarli in una discarica che si trova a 3 chilometri di distanza dalla città. Da tale attività scaturiscono, ovviamente, problemi d’inquinamento. Vi è un comitato per la salute e l’ambiente, incaricato di raccogliere dati scientifici sull’inquinamento e di redigere sommarie relazioni al riguardo.
Il lago di Van (che contiene pesci: carpe,…) è inquinato; la causa principale è probabilmente il fatto che vi vengono scaricati rifiuti urbani. È stato presentato, dal belediye [comune] di Van, un progetto finalizzato al disinquinamento del lago,di cui era previsto il finanziamento da parte di banche estere: proprio su tale finanziamento il governo centrale crea difficoltà. Dopo le elezioni del 28 marzo 2004 a Van è insediata una nuova amministrazione cittadina (non più guidata dal partito DEHAP), altra ragione per cui quel progetto è stato accantonato. Eppure la Banca Tedesca di Sviluppo aveva accettato di finanziare il progetto, per il quale si era stimato che occorressero €11.000.000. Il governo centrale dovrebbe assumersi le proprie responsabilità per aver tenuto finora al riguardo un atteggiamento burocratico e prendere in considerazione anche il fatto che finora per il 70% le canalizzazioni idriche (e la rete fognaria) della città hanno nel lago il loro sbocco terminale. Per sensibilizzare l’opinione pubblica, i membri dell’associazione intendono scrivere articoli da pubblicare su varie riviste: la loro attività è finalizzata ad attirare l’attenzione generale sulle condizioni in cui versa il lago.
In passato a Van la percentuale di armeni rispetto alla popolazione complessiva toccava il 60%, a Diyabakır superava il 50%. Poi vi fu il genocidio che cancellò la presenza dell’etnia armena a Van. Quelli che non furono uccisi scapparono. Vi è ancora una comunità armena stanziata a Istanbul, composta da 40000 persone. Lo stato turco tuttora non indica quali monumenti siano stati opera del popolo armeno, né quali appartengano a tale popolo oppure ad altro popolo. Nemmeno nei testi scolastici si forniscono notizie accurate al riguardo. Occorre, tuttavia, riscoprire la vera cultura, il reale passato storico, dal momento che l’area di Van ospitava in passato un mosaico di popoli. E anche se nella zona non sono più presenti comunità armene, tuttora vi sono nei villaggi dell’area monumenti armeni.
Esiste in Turchia un’Associazione di Stato per la Protezione dei Monumenti Storici, che però con la sua attività ne causa la distruzione. In base alla legislazione turca per poter avviare progetti finalizzati alla ricostruzione o al restauro di monumenti storici occorre chiedere l’autorizzazione (difficile da ottenere!) a un’apposita Fondazione di Tutela dei Monumenti Storici. I membri dell’associazione ÇEVDER auspicano che la prospettiva di entrare a far parte dell’UE induca le istituzioni dello stato turco a mutare la legge in modo tale da rendere possibili iniziative della società civile finalizzate a tutelare i monumenti. Le associazioni, al momento attuale, devono limitarsi unicamente ad attività di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e di lobbying sulle istituzioni statali per sollecitare la riparazione di monumenti (ad esempio, antiche moschee); non possono intraprendere iniziative dirette e specifiche di tutela dei monumenti.
L’associazione VAN-ÇEVDER conclude affermando di aver bisogno di aiuto, consigli e sostegno provenienti dall’Italia e sottolineando l’importanza di mantenere contatti con associazioni ambientaliste di paesi europei.
Rammenta, inoltre, che di recente ha tenuto una conferenza stampa per parlare del fatto che si stanno bruciando boschi e foreste nelle province di Hakkari e Şırnak e ha formulato una dichiarazione nella quale non si è limitata a parlare dei boschi del Kurdistan, ma ha anche evidenziato che i boschi presenti nella Turchia Occidentale subiscono la distruzione da parte della mafia delle costruzioni. Le dichiarazioni sono state riportate da un giornale con sede a Van, nonché dallo Űlkede Őzgűr Gűndem. Quanto al resto dei media, già in precedenza avevano inviato ei loro corrispondenti in occasione di iniziative e conferenze stampa dell’associazione, senza però mai pubblicare, poi, alcuna notizia al riguardo.
VAN-ÇEVDER è favorevole all’attuazione dell’idea della Repubblica Democratico-Ecologica e sostiene la necessità di piantare alberi in ogni villaggio dell’area (l’attuazione di ciò dipende tuttavia, ovviamente, dalla disponibilità di risorse economiche).