domenica 14 agosto 2005

DIYARBAKIR: INCONTRO CON TUHAD FED


Verso il Kurdistan
Il 2 agosto 2005, a Diyarbakir, la delegazione italiana recatasi nel Kurdistan turco ha avuto un incontro con Tuhad Fed, la federazione di associazioni di familiari dei detenuti politici kurdi. Durante l'incontro ci e stata esposta la situazione del sistema carcerario turco e le dure condizioni dei detenuti politici.
Per quanto riguarda le carceri, in Turchia esistono tre sistemi: F, D, E. Le celle di tipo F sono le piu dure e sono quelle di solito riservate ai prigionieri politici e ai guerriglieri arrestati: nelle celle di tipo F si puo stare da una a tre persone, ma nell'ora d'aria si deve uscire singolarmente senza potrer avere contatti con i detenuti di altre celle. I detenuti vengono totalmente isolati dai contatti con l'esterno e si cerca di spezzare il legame con la loro identita culturale o la loro attivita di militanza. Non possono avere contatti coi parenti, fare telefonate o scrivere lettere. Cosi e il caso di Ocalan, impossibilitato a vedere i suoi avvocati, ai quali viene negato il permesso di recarsi nel suo luogo di detenzione. La situazione carceraria sta nettamente peggiorando: ci sono persone che, a causa della loro militanza, arrivano a passare in carcere anche 35 anni della propria vita, seppur non sempre continuativi. La percentuale delle condanne e del 25% al di sotto dei 25 anni e del 10% oltre i 35 anni.

La seconda associazione incontrata è stata Life Human Shields, un' associazione di scudi umani. Si tratta di un associazione composta da giovani tra i 18 e i 28 anni, dal momento che, ha affermato M., uno dei fondatori dell associazione, sono i giovani a morire in questa guerra tra il Governo turco e le forze guerrigliere kurde. Sembrava che negli ultimi anni la situazione andasse migliorando, ma, da pochi mesi, sono riprese le ostilita, con distruzioni dei villaggi kurdi da parte dei militari turchi e le successive evacuazioni. Nei 15 anni di guerra a cavallo tra anni 80 e 90 ci sono state 30.000 vittime calcolando quelle di entrambe le parti. Per questo gli scudi umani dicono: "Non vogliamo uccidere ne essere uccisi" e vogliono fermare gli scontri agendo come forza pacifica di interposizione tra esercito e guerriglieri. Questo finora non e stato possibile perche le forze di polizia e l esercito turco hanno sempre impedito loro di raggiungere i luoghi degli scontri. Nonostante questo gli scudi umani intendono proseguire, e sono arrivati a calcolare che gia 2000 persone hanno partecipato alle loro iniziative, tra cui varie dimostrazioni di protesta. Vogliono mostrare alla societa turca quanto questa guerra sia dannosa e intendono far sentire la propria voce in Europa.
"Noi stiamo dalla parte della pace" ha affermato M. "Ma se il Governo turco non cambia la sua politica nei confronti dei kurdi, sappiamo da che parte stare".

Emiliano Bottacco