KIRKUK
Partiamo di primo mattino per Kirkuk e dopo pochi chilometri
incontriamo due campi profughi di arabi fuggiti dalla zona e dalla
città di Mossul. Lungo il percorso, vediamo pozzi petroliferi in
fiamme. La sera precedente, dalla collina sopra il campo di Makhmur,
abbiamo visto analoghi incendi di pozzi ad opera di Daesk in vari
villaggi abbandonati o riconquistati dal Pkk.
Arriviamo così alla base di Kirkuk del Pkk che si trova a pochi
chilometri dalla città. Ci accolgono i guerriglieri dell'Hpg e il
loro comandante ci informa sulla situazione politica e militare del
momento. Tutti parlano dell'intervento, avvenuto lo scorso anno, dei
peshmerga per liberare Kirkuk, mentre in verità la liberazione della
città è avvenuta grazie alla loro azione.
Nel momento attuale, il governo americano ha la necessità di
lanciare l'offensiva su Raqqa e Mossul per propaganda interna visto
l'approssimarsi delle elezioni presidenziali. Ma, pur riconoscendo il
valore strategico di tale intervento militare perché rimangono le
uniche due basi importanti del Daesh, vorrebbero far partecipare le
Hpg all'operazione senza le loro bandiere.
“Dobbiamo prestare molta attenzione – continua il comandante
Sendal - il problema non è Daesh, che potrebbe essere sconfitto nel
giro di un mese ma, quello di alterare gli equilibri e la volontà di
democratizzare l'area. Daesh è stata creata dalle forze imperialiste
e quindi siamo con gli USA, solo in questo momento per motivi
tattici. Sappiamo anche che soprattutto gli americani forniscono armi
ultramoderne ai peshmerga e non al Pkk ma come nel Rojava, pensiamo
di essere determinanti”. Il Pkk è cosciente del rischio che, una
volta sconfitto Daesh, il nemico per le forze imperialiste sarà il
Confederalismo ma è pronto a sostenere questo urto come è stato per
Kobane.
Il Confederalismo, ci dicono, ripropone una democrazia radicale
contrapposta a quella visione della democrazia che si ha in Europa e
nel mondo. Tutti parlano di democrazia, anche Erdogan ma la vera
democrazia si deve praticare ogni giorno con tutta la popolazione.
Tra l'altro, l'ideologia del Confederalismo permette alle varie etnie
e religioni di convivere e ripristinare quella convivenza tipica del
medioriente distrutta dalla formazione degli stati nazionali da parte
dei colonialisti europei.
Hanno contatti con tutti i popoli sottomessi, ad esempio Palestinesi,
Colombiani etc.
“La nostra collaborazione con il popolo palestinese – ci dice -
risale al 1982 quando sono morti sulle alture del Golan, per mano
israeliana, 12 nostri compagni”.
Nel pomeriggio ci trasferiamo in auto a Dakuk ove visitiamo una
famiglia Kakai, minoranza etnica religiosa i cui componenti maschi
vengono riconosciuti per vistosi baffi. La loro maggioranza è kurda
e praticano una religione della quale non possono parlare né fare
proseliti.
Vivono nella zona di Kirkuk (circa 2000) mentre nel mondo sono oltre
4 milioni, per lo più dislocati in Iran, Siria, Turchia,
Afghanistan, etc. La donna gode di estrema libertà e le famiglie
sono monogame e non è ammesso il divorzio e la possibilità di
sposarsi con persone di altre religioni.
“Daesh nella nostra zona ha occupato il villaggio dove vivevamo –
ci comunica il capo famiglia - per cui siamo dovuti fuggire in città.
I combattenti del PKK (HPG) intervenendo hanno impedito un massacro”.
Percorriamo poi circa 5 km da Dakuk e arriviamo sul fronte di guerra
controllato dal PKK. Siamo a 3 chilometri da Daesh sulla seconda
linea di difesa. Oggi non c'è in questa zona una situazione di
guerra ma c'è la presenza di cecchini e kamicaze perchè
l'attenzione è massima.
Ci riferiscono che i combattenti delle HPG, hanno creato una nuova
arma chiamata “Zagros”, anticecchini a lunga gittata. I russi
hanno chiesto di poterla riprodurre ma loro non lo hanno concesso
perché quest'arma dev'essere usata solo per motivi di difesa.
Le donne guerrigliere, alcune di esse presenti all'incontro, hanno
una struttura autonoma ma nei momenti di guerra attaccano insieme ai
combattenti uomini. Le ragazze presenti sono molto giovani (15-16
anni) però non possono entrare in combattimento sino al diciottesimo
anno d'età.
Ci salutiamo con i guerriglieri schierati.
La delegazione nel Kurdistan Bashur