INCONTRO CON EZEL DI RITORNO DAL ROJAVA
Ezel ci illustra la situazione odierna dal Rojava. A suo dire, è più
complicata dall'anno scorso perché mentre prima era presente solo
Daesh oggi c'è una varietà di forze in campo (Turchia, regime di
Assad, coalizione ESL - Esercito Siriano di liberazione) che premono
affinché il PYD vada alla conquista di Raqqa. Il PYD si oppone in
primo luogo perché, nella conquista di Mamby, ha avuto molti feriti
e morti; in secondo luogo prendere Raqqa, ricca di petrolio, di fatto
vorrebbe dire l'entrata in Raqqa della coalizione ESL e di altri
soggetti, con una marginalizzazione dei kurdi. Anche per Mossul,
pensano di utilizzare i kurdi per l'attacco via terra.
L'attuale rapporto tra USA e Royava è di pura tattica e non
strategico. Analogamente è il rapporto Russia e Royava. Infatti, USA
e Russia, ognuno per suo conto, cercano una propria egemonia nella
zona. Ultimamente sulla città di Kobane, non si sono svolte azioni
militari significative di Daesh, che però ci sono state nei villaggi
limitrofi. Kirkuk è controllata, sia in entrata che in uscita, dai
peshmerga iracheni anche se in realtà sono stati i guerriglieri del
PKK ad averla liberata.
Tra l'altro a Kirkuk stanno arrivando molti arabi per alterare la
composizione demografica della città al fine di divenire l'etnia
prevalente.
Ha poi parlato della situazione vigente in Rojava dove esisteva una
situazione particolare. I kurdi siriani, sotto il regime di Assad,
dovevano coltivare solo grano e cotone e non piantare alberi. Il
raccolto doveva essere poi consegnato gratuitamente al governo per
l'80% e questo perché ai kurdi non era concesso di possedere la
terra, contrariamente alle altre etnie presenti nel territorio.
Soprattutto arabi.
La presa di Jerabolus, da parte dei turchi, è stata favorita da
Daesh. Molti combattenti del Califfato ora militano in formazioni
filo turche. L'obiettivo del PYD è collegare Kobane con Afrin.
L'occupazione di Jerabolus vorrebbe impedire questo, ma la strategia
del PYD è quello di passare a sud attraverso la conquista di El Bab
che però anche i turchi vogliono conquistare.
Il PYD pensa che i turchi si siano messi in trappola: 1° perché non
possono bombardare il Rojava, pena la sconfessione di Russia e USA;
2° perché i combattenti del PYD sono disponibili a combattere sino
alla morte.
Sul golpe in Turchia ha pesato molto lo scacco subito dall'esercito
turco che, di fatto, ha distrutto molte città del Kurdistan del nord
(Bakur) ma ha anche subito pesanti perdite (morti e feriti). Il
generale che comandava l'operazione in quelle città, è stato poi
rimosso e accusato inoltre di essere il capo del tentato golpe.
L'obiettivo dei turchi era l'allontanamento della maggior parte dei
kurdi dal Bakur e la sostituzione di questi con arabi sunniti siriani
a cui sarebbe stata data la cittadinanza con diritto di voto. Ma
l'operazione è fallita perché i kurdi, pur nella sofferenza, non si
sono allontanati dal loro territorio. Il fine politico non è stato
raggiunto. Questi fatti, tra l'altro, hanno rafforzato la volontà di
lotta nei giovani kurdi e ha fatto si che i kurdi, trasferitesi nelle
città del nord dell'ovest, saranno in futuro la spina dorsale della
Resistenza non più localizzata sui monti ma delocalizzata su tutta
la Turchia.
A cura della delegazione nel Kurdistan Bashur