lunedì 3 ottobre 2016

3° report dalla delegazione presente dal kurdistan Bashur - 1 Ottobre 2016

KIRKUK
Partiamo di primo mattino per Kirkuk e dopo pochi chilometri incontriamo due campi profughi di arabi fuggiti dalla zona e dalla città di Mossul. Lungo il percorso, vediamo pozzi petroliferi in fiamme. La sera precedente, dalla collina sopra il campo di Makhmur, abbiamo visto analoghi incendi di pozzi ad opera di Daesk in vari villaggi abbandonati o riconquistati dal Pkk.
Arriviamo così alla base di Kirkuk del Pkk che si trova a pochi chilometri dalla città. Ci accolgono i guerriglieri dell'Hpg e il loro comandante ci informa sulla situazione politica e militare del momento. Tutti parlano dell'intervento, avvenuto lo scorso anno, dei peshmerga per liberare Kirkuk, mentre in verità la liberazione della città è avvenuta grazie alla loro azione.
Nel momento attuale, il governo americano ha la necessità di lanciare l'offensiva su Raqqa e Mossul per propaganda interna visto l'approssimarsi delle elezioni presidenziali. Ma, pur riconoscendo il valore strategico di tale intervento militare perché rimangono le uniche due basi importanti del Daesh, vorrebbero far partecipare le Hpg all'operazione senza le loro bandiere.
“Dobbiamo prestare molta attenzione – continua il comandante Sendal - il problema non è Daesh, che potrebbe essere sconfitto nel giro di un mese ma, quello di alterare gli equilibri e la volontà di democratizzare l'area. Daesh è stata creata dalle forze imperialiste e quindi siamo con gli USA, solo in questo momento per motivi tattici. Sappiamo anche che soprattutto gli americani forniscono armi ultramoderne ai peshmerga e non al Pkk ma come nel Rojava, pensiamo di essere determinanti”. Il Pkk è cosciente del rischio che, una volta sconfitto Daesh, il nemico per le forze imperialiste sarà il Confederalismo ma è pronto a sostenere questo urto come è stato per Kobane.
Il Confederalismo, ci dicono, ripropone una democrazia radicale contrapposta a quella visione della democrazia che si ha in Europa e nel mondo. Tutti parlano di democrazia, anche Erdogan ma la vera democrazia si deve praticare ogni giorno con tutta la popolazione. Tra l'altro, l'ideologia del Confederalismo permette alle varie etnie e religioni di convivere e ripristinare quella convivenza tipica del medioriente distrutta dalla formazione degli stati nazionali da parte dei colonialisti europei.
Hanno contatti con tutti i popoli sottomessi, ad esempio Palestinesi, Colombiani etc.
“La nostra collaborazione con il popolo palestinese – ci dice - risale al 1982 quando sono morti sulle alture del Golan, per mano israeliana, 12 nostri compagni”.
Nel pomeriggio ci trasferiamo in auto a Dakuk ove visitiamo una famiglia Kakai, minoranza etnica religiosa i cui componenti maschi vengono riconosciuti per vistosi baffi. La loro maggioranza è kurda e praticano una religione della quale non possono parlare né fare proseliti.
Vivono nella zona di Kirkuk (circa 2000) mentre nel mondo sono oltre 4 milioni, per lo più dislocati in Iran, Siria, Turchia, Afghanistan, etc. La donna gode di estrema libertà e le famiglie sono monogame e non è ammesso il divorzio e la possibilità di sposarsi con persone di altre religioni.
“Daesh nella nostra zona ha occupato il villaggio dove vivevamo – ci comunica il capo famiglia - per cui siamo dovuti fuggire in città. I combattenti del PKK (HPG) intervenendo hanno impedito un massacro”.
Percorriamo poi circa 5 km da Dakuk e arriviamo sul fronte di guerra controllato dal PKK. Siamo a 3 chilometri da Daesh sulla seconda linea di difesa. Oggi non c'è in questa zona una situazione di guerra ma c'è la presenza di cecchini e kamicaze perchè l'attenzione è massima.
Ci riferiscono che i combattenti delle HPG, hanno creato una nuova arma chiamata “Zagros”, anticecchini a lunga gittata. I russi hanno chiesto di poterla riprodurre ma loro non lo hanno concesso perché quest'arma dev'essere usata solo per motivi di difesa.
Le donne guerrigliere, alcune di esse presenti all'incontro, hanno una struttura autonoma ma nei momenti di guerra attaccano insieme ai combattenti uomini. Le ragazze presenti sono molto giovani (15-16 anni) però non possono entrare in combattimento sino al diciottesimo anno d'età.
Ci salutiamo con i guerriglieri schierati.


 La delegazione nel Kurdistan Bashur