venerdì 31 luglio 2015

Kalkan: l’AKP vuole vendicarsi della sconfitta elettorale


​Duran Kalkan, membro del Comitato Esecutivo del PKK ha affermato che la guerra della Turchia e le operazioni contro ISIS sono una menzogna messa in piedi per coprire il massacro di Suruç e modificare l’agenda politica.Duran Kalkan, membro del Comitato Esecutivo del PKK in risposta alle domande postegli da Ersin Çelik per il programma Politik Alan(Arena Politica) in onda sul canale curdo MED NÛÇE TV, ha fatto delle considerazioni a proposito del recente massacro di Suruç, sulle operazioni di genocidio politico e sui bombardamenti aerei turchi nelle zone di difesa Medya.
La settimana scorsa siamo stati testimoni del massacro di Suruç, delle operazioni di genocidio politico e dei bombardamenti aerei sulle zone di difesa Medya.
Questi tre sviluppi possono essere valutati come parti di un nuovo concetto politico?
I recenti bombardamenti aerei hanno provato che le nostre accuse rivolte all’AKP per aver perpetrato i massacri di Amed e Suruç celandosi sotti la maschera dell’ISIS erano fondate, mentre le dichiarazioni ufficiali del governo dell’AKP lo negavano. I recenti bombardamenti aerei hanno fatto cadere la maschera e rivelato il vero volto e la realtà dell’AKP. Questa è la realtà dello stato turco.
Lo stato turco ha messo in atto le decisioni prese in occasione della riunione del Consiglio di sicurezza nazionale del 30 Ottobre 2014. In tale occaisone il Presidente Tayyip Erdoğan aveva avanzato l’ipotesi di attacco con insulti contro il nostro leader e il Movimento, negando gli incontri di Imrali, la Dichiarazione Dolmabahçe e i preparativi per i negoziati che avevano seguito i tentativi di linciaggio indirizzati all’HDP. Ciò che accade adesso è il chiarificazione di una situazione ambigua. Quindi, valutiamo questi sviluppo come una guerra totale e particolare.
Adesso si è detto che questa guerra continuerà fino a che il PKK cesserà di esistere e la resistenza curda sarà eliminata. In tal caso, come ciò che imposto al leadear curdo attualemente detenuto ad Imrali. Il vero volto della tradizionale politica dello stato turco è ormai svelato ed, in effetti, si tratta della politica perseguita per gli ultimi duecento anni, durante l’ultimo governo Ottomano e i governi della Repubblica. Con questiatti dicono ai curdi “non avrete più la volontà, non avrete l’organizzazione, non avrete più forza decisionale e vi arrenderete”. Quello che il governo dell’AKP vuole forzarci a fare ora è arrenderci. Non c’è altro in questione.
Abbiamo preso parte al processo di pace con sincerità ed onestà. Un cessate il fuoco era stato annunciato in occasione del Newroz nel 2013 ma avevamo già iniziato ad agire in linea con il processo di pace successivamente all’inizio degli incontri con il leader Öcalan già da Gennaio 2013. Durante il Newroz abbiamo manifestato un’attitudine coerente e abbiamo mostrato grande attenzione nell’attenerci al cessate il fuoco in modo che la guerra in Rojava non fosse portata nel Kurdistan del Nord, nonostante il supporto fornito dalla Turchia ad ISIS, l’uccisione di migliaia di curdi nel Rojava e la morte di centinaia di giovani combattenti curdi provenienti dal Nord. In risposta l’AKP ha perseguito con persistenza una politica di minaccia e di ricatto.
E’ quindi venuto fuori che la strategia politica di temporeggiare è stata concepita allo scopo di preservare il governo e l’AKP stava per avviare un operazione contro i curdi non appena hanno vinto le elezioni del 7 Giugno mentre si aspettavano che il PKK sarebbe rimasto inattivo in questo processo. Questo piano ha scontentato a tal punto che il con la vittoria elettorale curda del 7 Giugno l’AKP ha vissuto un serio shock e tuttavia non ha rinunciato alle proprie intenzioni ed ha iniziato con le provocazioni passo dopo passo fino al realizzare il proprio proposito.
Hanno iniziato ad ostacolare le manifestazioni dell’HDP nelle citta turche, bormbardando gli uffici di Mersin-Adana e hanno continuato con il massacro durante il raduno elettorale dell’HDP ad Amed il 5 Giugno con l’obiettivo di cancellare le elezioni visto che era ormai evidente che non sarebbero riusciti a vincere.
‘SIAMO IN POSSESSO DI DOCUMENTAZIONE CHE PROVA LA COOPERAZIONE DI ISIS E DELLA POLIZIA NELL’ATTENTATO DI AMED’
Abbiamo documenti che provano che i fautori del massacro avvenuto durante il comizio elettorale dell’HDP ad Amed collaboravano con il Dipartimento di Polizia di Diyarbakir e dell’AKP. Come ho sottolineato prima, il massacro di Amed e poi quello di Suruç devono essere spiegati dal Sottosegretariato del MIT(Servizio di Intelligence Nazionale). Non hanno potuto raggiungere l’obiettivo che si erano preposti ed ottenere la cancellazione delle elezioni a causa del sentimento comune della gente e del fallimento di non essere riusciti a far detonare più bombe.
Appena sono stati sconfitti alle elezioni hanno iniziato a procedere con vari tentativi per avere una base su cui attaccare secondo il concetto di guerra totale. Sappiamo che l’AKP ha avuto un ruolo nel recente massacro a Kobane. Il massacro di Suruç è il più recente attentato commesso tramite i servizi segreti dell’AKP ed è la continuazione dell’attacco del 5 Giungo a Diyarbakir durante il comizio elettorale.
‘L’AKP VUOLE VENDETTA A CAUSA DELLA SCONFITTA SUBITA DURANTE LE ELEZIONI’
Le operazioni di genocidio politico e i bombardamenti aerei sono stati effettuato apertamente. Il MIT e l’esercito sono usati per far sì che i curdi ancora una volta siano forzati ad arrendersi e a deporre le armi.
Come avevo chiesto durante il processo di pace precedente: “Qual’ è il piano di questo stato e del governo una volta che i curdi depongano le armi? Non è stata data ancora risposta a questa domanda. Un sistema che esercita pressione e commette massacri contro curdi armati farebbe loro di tutto non appena essi restassero completamente indifesi.
L’AKP sta attualmente perseguendo politiche che hanno lo scopo di vendicarsi della sconfitta delle elezioni del 7 Giugno e della Rivoluzione del Rojava proprio come il caso di Suruç e i bombardamenti aerei. I curdi hanno raggiunto una posizione con una volontà più forte e più libera e loro vogliono distruggerla. Il loro piano era sconfiggere la volontà dei curdi anche durante gli incontri di Imrali. Ed ora si stanno vendicando su Imrali dopo aver fallito nei loro propositi iniziali.
La politica messa in atto si basa su una politica tradizionale di negazione e distruzione che per 200 anni ha forzato i curdi ad arrendersi.
Per quanto riguarda i recenti attacchi aerei contro le zone dei militanti curdi qual’è il danno reale che questa operazione ha causato oltre agli incendi divampati che hanno danneggiato il territorio?
Non facciamo politica sui bombardamenti. Davutoğlu, che è nuovo in politica, crede che questo è un terreno politico importante ma non lo è. Uno dei nostri validi compagni è caduto martire e alcuni altri sono stati feriti dagli attacchi aerei. Potremo perdere altri compagni in questa battaglia ma il popolo curdo non è senza protezione, nè impotente o indebolito. Sono al contrario capaci di rispondere a ciascuno.
‘L’AKP FINIRA”
Le dichiarazioni rilasciate dal KCK, HPG, DTK e dal Movimento di Liberazione Kurdo nell’insieme, richiamano al rafforzamento della lotta. Cosa significherà per l’immediato futuro? Quale attitudine mostrerà il Movimento di Liberazione Kurdo nel prossimo periodo?
Questi attacchi hanno ancora una volta smascherato l’AKP e eliminato le aspettative verso l’AKP, coda che è di maggiore importante per noi in quanto l’AKP non sarà in grado di ingannare più nessuno. Nessuno ha ancora aspettative nei confronti dell’AKP.
L’AKP sta iniziando il suo declino, annegherà nel sngue che avrà sparso. Farebbero meglio a fermare lo spargimento di sangue perchè altrimenti si concluderà molto male anche per loro. E’ ovvio quale è la fine che faranno coloro che spargono sanhue in Medio Oriente e nel mondo. Pertanto, vorrei mettere in guardia l’AKP sul fatto che non potranno avanzare e riuscire a realizzare nulla con questo tipo di politica che li porterà soltanto in una posizione più pericolosa.
‘TUTTE LE OPERAZIONI CONTRO ISIS SONO UNA MENZOGNA’
Ciò che Hakan Fidan (Sottosegretario del MIT) ha detto i una registrazione poi rivelata l’anno scorso ha fatto emergere la verità. Fidan ha detto: ” Possiamo iniziare il processo(di guerra) lanciando una serie di missili dalla Siria..”
Esattamente. La guerra contro ISIS è una menzogna. L’hanno creata per coprire il massacro di Suruç e per modificare così l’agenda politica. Non esiste quella guerra. ISIS non ha mai sparato un singolo proiettile su di loro e ha rilasciato una dichiarazione a sostegno delle politiche dell’AKP, esprimendo preoccupazione per la creazione di uno stato kurdo.
Il sergente ucciso lì è stato assassinato dalla stessa Turchia. Non hanno sparato a nessun membro di ISIS. Tutte le operazioni contro ISIS sono una menzogna. Stanno colpendo i curdi e i poteri rivoluzionari-democratici facendo finta di colpire ISIS. Col pretesto della grande presenza mediatica di ISIS vogliono mettere il PKK allo stesso livello di ISIS allo scopo di diffarmare la resistenza curda. L’AKP e ISIS sono l’uno a fianco al’altro, sono amici e alleati. Questo è come si è progrediti fino a qui e ora l’AKP vuole fare il lavaggio del cervello all’opinione pubblica turca.
Se la Turchia sta combattendo contro ISIS, chi ha compiuto gli attacchi a Kobane lo scorso anno e chi ripone la propria speranza negli attacchi di ISIS a Kobane? L’opinione pubblica non ha dimenticato le dichiarazioni di Tayyip Erdoğan e Ahmet Davutoğlu. Questa è collusione.
Non so se ISIS attaccherebbe la Turchia ma questo caso non è improbabile visto che ci sono alcuni poteri che vogliono questo. Sembra che le recenti relazioni stabilite dall’AKP stanno trascinando la Turchia in tale guerra. L’opinione pubblica vedrà presto se sono le relazioni dell’AKP o gli amici del leader curdo Abdullah Öcalan che stanno tentando di stabilire un’unità democratica sulla base della fratellanza e dell’amicizia tra popoli, e che guiderà la Turchia alla liberazione e alla democrazia.
E riguardo a ciò che deve essere fatto, deve esistere una mentalità corrispondente al vero innanzitutto.
Dobbiamo vedere e comprendere correttamente il lato fascista, colonialista e dittatoriale dell’AKP, il potere difronte acui ci troviamo. Dall’altro lato, l’unità delle forze che lottano per la libertà dei curdi e dei poteri rivoluzionari-democratici della Turchia è molto importante per l’unità democratica della società turca.
Vendicarsi del massacro di Suruç significa far emancipare la Turchia dalla sua dittatura fascista stabilendo una più avanzata alleanza con il Movimento di Liberazione Kurdo e la libertà del popolo curdo. Il massacro ha voluto intimidire la società turca, gli intellettuali, le donne, i giovani spingendli a credere che questo sarebbe stato la fine per coloro che prendono posizione accanto ai curdi. La migliore risposta all’AKP sarebbe quella di assicurare un’unità dei curdi e dei popoli turchi e formare un’unità democratica nella società della Turchia che sia basata su un senso di nazione democratica e su di un sistema che consente a tutte le identità, le culture e i popoli di condurre una vita libera insieme.
LE AMMINISRAZIONI AUTONOME DEMOCRATICHE DOVREBBERO ESSERE 
Sia il popolo curdo che i militanti della resistenza armata risponderanno agli attacchi ma è importante il terreno su cui ci si fonda. Al posto di chiedere vendetta e aspettarsi qualcosa da qualcuno la società dovrebbe stabilire le auto-amministrazioni, specialmente nelle aree in cui si sono avuti l’80-90 % dei voti. Essi dovrebbero fondare i propri meccanismi decisionali, amministrativi e assembleari.
Il sottosegretario del MIT (servizi di intelligence turchi) dicono che il PKK si sta preparando per riemergere. Questo non è vero ma è chiaro che il PKK insiste sulla libertà. I curdi non vogliono essere separati da questo paese e nemmeno emergere. Ma certamente vogliono la libertà. A tal proposito, la nostra lotta deve creare libertà e costruire una vita libera e un sistema democratico, ovunque sia possibile. La società dovrebbe posizionarsi in prima linea ed evitare di riporre le proprie speranze solo nella lotta della resistenza armata. Come requisito per una democrazia il popolo dovrebbe governarsi autonomamente nei distretti, villaggi e nelle città nelle aree metropolitane turche e del Kurdistan per raggiungere la democrazia.
La gente dovrebbe usare questa volontà e fare questo passo senza chiedere cosa debba fare ora o aspettarsi dagli altri che lo facciano per loro conto. Questa non sarà una separazione dalla Turchia né una parte della Nazione democratica turca. Le auto-amministrazioni sono parte della democrazia e dovrebbero solo essere riconosciute dal parlamento e dal governo di Ankara.
C’è bisogno di intraprendere una lotta rivoluzionaria democratica che si basa sulla creazione di auto-amministrazioni democratiche. Sia la presa di posizione che l’autodifesa dovrebbero essere modelli avanzati su questa base che rivelerà il potere del popolo e renderà i militanti della resistenza armata in grado di rivestire un ruolo correlato. La fondazione di una tale rivoluzione democratica infliggerà anche un colpo fatale alla mentalità dell’AKP e alle politiche; e vendicherà anche i massacri commessi dall’AKP che ha consentito tale situazione all’interno di un sistema democratico.
Su questa base invito ciascuno, tutto il Kurdistan e i circoli democratici della Turchia a mettersi all’opera per un’autonomia democratica.
‘LA GENTE DEVE PRENDERE IN MANO IL PROPRIO DESTINO’
Il tempo in cui il potere dell’esercito era dietro a tutto è finito. Il Professore Ahmet Davutoğlu dovrebbe imparare questa verità adesso. Come PKK siamo impegnati per volontà del popolo fino alla fine. Ms la gente deve rivelare il proprio potere e prendere in mano il proprio destino. Non dovremmo lasciare che l’AKP decida come saremo governati, mentre impone una dittatura centralizzata e un governo unico. C’è bisogno di una trasformazione democratica per assicurare la libertà in Kurdistan e la democratizzazione della Turchia.
Quindi, possiamo dire che il piano per arrivare ad elezioni anticipate per riportare al potere l’AKP non è nell’agenda dei curdi?
Certo, una nuova elezione non può produrre soluzioni, rovescerebbe soltanto il bilancio finanziario previsto per il 2016. Questa è una questione di mentalità e di politiche, non di elezioni. Quello che importa adesso è quale politica sarà portata avanti in Turchia, se sarà una dittatura centralizzata o una democrazia locale e se la libertà dei curdi e le identità degli altri popoli saranno riconosciute oppure tutte le identità si dovranno confrontare con una dittatura.
In questo senso c’è bisogno di un cambiamento strategico radicale che richiede discussioni e presa di coscienza non come i dibattiti attualmente presenti sulla stampa e sui media che non fanno altro che ripetere gli argomenti enunciati dal governo. Non esiste la prospettiva per porre questioni e fare delle critiche. Quello che bisogna discutere infatti è la mentalità dell’AKP e la politica tradizionale turca.
La Turchia dovrebbe discutere riguardo al motivo per il quale l’Esercito turco ha dato ordine improvvisamente a 400 missioni militari esterne a mezzanotte. Cosa è successo alle relazioni amicali della Turchia con i curdi e agli sforzi di negoziazione con il PKK? La Turchia non può costringere alla resa i membri del PKK attraverso la repressione; come è stato annunciato dai media questo è parte di un concetto di guerra totale condotta contro i curdi tramite l’utilizzo delle forze militari e di polizia.
L’Esercito turco sta colpendo crudelmente ma dovrebbe anche riflettere su come farà a mantenere nelle sue fila i numerosi giovani curdi che stanno prestando servizio militare al suo interno. E’ tempo di pensare di nuovo a quanto può accadere per non parlarne troppo tardi, a posteriori.
In questo senso questa non è una questione di elezioni ma il proseguimento della politica di temporeggiamento dell’AKP che è durata per 13 anni in Turchia senza produrre alcuna soluzione ai problemi della Turchia. Erdoğan e la sua cerchia hanno fatto progressi ma non la Turchia. Ciò che mantenuto in vita la Turchia durante questo processo è stata la libertà perseguita e voluta dal PKK, il popolo curdo e i poteri democratici.
Non è neppure una questione di governo. Le politiche messe in atto dall’AKP oggi sono una ripetizione di quelle messe in atto dal CHP negli anni ’30. Allo stato attuale delle cose, non c’è bisogno del CHP a meno che non si riproponga da solo. Essere un partner del governo in carica dell’AKP è un atto di accondiscendenza nella situazione attuale.
Il CHP dovrebbe essere realistico. Se vuole agire come partito di opposizione e considera se stesso come un’ala di sinistra, dovrebbe avvicinarsi ai poteri democratici ed essere in alleanza con loro.
Un’altra importante questione è l’avvento dei bombardamenti aerei a seguito dei quali il Primo ministro Davutoğlu ha annunciato un accordo su alcuni punti con il Presidente della Regione federale del Kurdistan iracheno, Massoud Barzani. Come valuta la cooperazione dell’AKP e del KDP a tal proposito?
Come forze della resistenza del PKK abbiamo difeso Shengal, Mosul, Kirkuk e Hewler pagando un costo umano di centinaia di martiri caduti e che ricordo con rispetto. Abbiamo fatto la nostra parte per senso di fratellanza verso i curdi e per patriottismo senza esitazione né aspettandoci qualcosa in cambio ma perchè abbiamo visto il governo del sud del Kurdistan in stato di necessità e di periocolo.
Il governo federale del Kurdistan del Sud e i partiti stanno passando per una prova. La questione che si pone è come la supereranno mentre fanno dichiarazioni di indipendenza. Il governo del sud del Kurdistan che vuole proclamare il proprio stato autonomo dovrebbe dare delle spiegazioni e prendere una posizione dal momento che gli aerei militari turchi stanno bombardando le montagne del Kurdistan giorno e notte.
IL PKK HA PROTETTO IL KURDISTAN DEL SUD PER 33 ANNI
Alcuni media del Kurdistan del sud stanno diffondendo la propaganda che sostiene che il PKK ha occupato il loro villaggi. La mia risposta a loro è questa; questi villaggi stanno bruciando nel fuoco dei bombardamenti degli aerei turchi. I militanti del PKK stanno proteggendo queste montagne e questi villaggi, le loro terre e il loro onore da ben 33 anni. Dove sono coloro che si proclamano proprietari di questi villaggi mentre vengono bombardati? Questo atteggiamento non ha nulla a che fare col patriottismo.
La società del Kurdistan del sud deve rispondere a questo attacco con la resistenza. Ci sono state alcune dichiarazioni e proteste che sono degne di rispetto ma non sono ancora abbastanza. Gli aerei turchi non hanno alcun diritto di bombardare queste terre. Tutti devono opporsi a questo.
Vuole aggiungere qualcosa?
Tutti dovrebbero sapere che siamo entrati in un nuovo processo politico di lotta contro un attacco totale verso il quale il Movimento curdo , il popolo e la società democratica della Turchia opporrà resistenza. I militanti e guerriglieri, gli intellettuali e i politici e la gente faranno ognuno la loro parte.

DEVE ESSERE PRATICATA LA RESISTENZA CONTRO GLI ARRESTI

Un’altra rilevante questione sono i crescenti arresti di massa che si sommano agli attacchi armati contro i guerriglieri della resistenza e contro la popolazione. Questi arresti vengono eseguiti nella stessa forma delle passate operazioni di genocidio politico. I giovani, le donne e i lavoratori in primo luogo devono aprire gli occhi su quanto sta accadendo. Gli arresti non devono essere permessi così facilmente e liberamente come è avvenuto nel passato. Ognuno deve fare un forzo per impedire di essere arrestato. C’è bisogno di più consapevolezza e di misure per impedire che ciò avvenga.
Non deve essere permesso alla polizia di arrestare e tendere in detenzione la gente così facilmente. Ciascuno deve resistere agendo con coscienza e organizzare la sua propria difesa.
Inoltre, coloro che non possono lavorare più nelle città e rimangono sotto la minaccia di essere esposti al pericolo o arrestati dovrebbero raggiungere le montagne e assicurare la propria sicurezza e continuare la lotta liberamente all’interno della resistenza. E’ possibile condurre la lotta politica e sostenere la lotta del popolo entrando a far parte delle fila della resistenza nelle montagne.
Dall’altro lato la sicurezza dello stato e le forze militari come anche gli amministratori pubblici devono sapere che non si tratta di debolezza ma della volontà di trovare una soluzione che il PKK e il popolo curdo agisce così consapevolmente. Devono prendere una posizione contro l’AKP. L’Esercito non può permettersi di essere usato come un mero bastone per reprimere. Se l’Esercito sta preoteggendo i confini, il PKK non ha nulla in contrario ma chiunque attacca il popolo e i militanti della resistenza sarà di conseguenza avversato e avrà una risposta.
LA POLIZIA E I SERVITORI PUBBLICI SUBIRANNO LA VENDETTA PER GLI ARRESTI E LE UCCISIONI
Il popolo curdo e i militanti della resistenza hanno il diritto di reagire agli arresti. Se l’AKP proseguirà il conflitto, dovrà sapere che tutti i servitori pubblici in Kurdistan si renderanno complici degli attacchi dell’AKP e ci sarà vendetta per ogni arresto e uccisione. Se la polizia usa le armi subirà la stessa vendetta. Se gli amministratori pubblici arresteranno e porteranno a giudizio il popolo curdo anche a loro sarà risposto allo stesso modo.
Nessuno dovrà quindi fungere da spalla di questa politica. Tutti dovranno manifestare una resistenza totale e opporsi fermamente contro l’aggressione dell’AKP.
Infine, rivolgo un invito alla società curda, ai suoi amici e alla società democratica della Turchia affinché si mobilitino e partecipino alla lotta per realizzare una Rivoluzione di Autonomia Democratica. La nostra lotta non deve accontentarsi di infliggere colpi all’AKP ma deve essere radicata nella costruzione di un’ amministrazione autonoma e democratica per poter distruggere il centralismo dell’AKP, fascista e dittatoriale, passo dopo passo. L’AKP sta attaccando a causa della sua debolezza. Ha subìto una sconfitta nelle elezioni, nella sua politica nei confronti della Siria, a Kobane e ora si trova in una situazione di stallo e nell’impossibilità di agire politicamente. Vuole mascherare sè stesso e la sua aggressione armata usando l’Esercito e la polizia come strumenti di repressione. Nessuno deve essere ingannato da questo gioco.
L’AKP sta andando verso la fine e sarà rimpiazzato da una Turchia demoratica che è l’unica altrenativa possibile. Dobbiamo costruire questo sistema mentro per metro, dai villaggi ai sobborghi, dalle cittadine e alle città. Questa lotta trasformerà la Turchia nel paese più democratico del Medio Oriente e del mondo nel 2015.