PROGRAMMA PROVVISORIO DEL VIAGGIO IN KURDISTAN
25 LUGLIO - 8 AGOSTO 2009
26 luglio- permanenza a Diyarbakir. Pernottamento
27 luglio- partenza per Hasankeyif. Pernottamento a Siirt
28 luglio- Siirt visita e incontri. Partenza per Van. Pernottamento
29 luglio- Van visita ed incontri. Pernottamento
30 luglio - partenza da Van per Hakkari. Pernottamento
31 luglio - Hakkari visita ed incontri. Partenza per Cukurca, Sirnak, Cizre. Pernottamento
1 agosto- Cizre visita ed incontri. Partenza per Nusaibin. Pernottamento
2 agosto- Nusaibin incontri. Partenza per Mardin. Pernottamento
3 agosto- Mardin visita. Partenza per Sanliurfa, Gaziantep. Pernottamento
4 agosto- Gaziantep visita partenza per Tarsus. Pernottamento
5 agosto- Tarsus pernottamento
6 agosto- Adana volo per Istanbul pernottamento
7 agosto- permanenza Istanbul
8 agosto - pomeriggio ritorno in italia
Viaggio in Kurdistan.
Da Van verso sud, attraverso il Paese che non c’è
“Hanno bruciato le nostre case
gli animali, gli alberi di frutta.
Hanno bruciato anche gli
uomini.
Ma non sono riusciti a bruciare
le nostre canzoni.”
Alì Asker, cantante kurdo,
ventisei anni di esilio
Siamo al sesto anno di questa esperienza di viaggio solidale e di conoscenza, in Kurdistan, il paradiso della mezzaluna fertile, l’antico giardino dell’Eden, terra dove diecimila anni fa ebbe inizio l’agricoltura, dove Zarathustra, il profeta dei kurdi, 600 anni prima di Cristo, predicava l’amore per la natura, per le greggi e la carità verso gli uomini, una terra oggi deturpata dalle rovine di oltre 4.000 villaggi, da una presenza militare invadente, dall’ecocidio e dall’esodo dei profughi di guerra, dalle grandi dighe in costruzione sull’alto corso dei fiumi che furono culla dell’umanità, il Tigri e l’Eufrate.
Partenza sabato 25 luglio, prima tappa Istanbul, poi con volo interno si arriva a Diyarbakir, l’antica Amed, capitale virtuale del Kurdistan turco. Del milione e mezzo di abitanti, lo stato turco ne censisce neanche la metà, gli altri sono profughi che popolano un’infinita periferia di dignitosa povertà. Le 22 moschee, la chiesetta armena sopravvissuta al genocidio, la chiesa caldea, l’antico bazar, e, soprattutto i cinque chilometri delle possenti mura romane che circondano la città, con le ottantadue torri sull’alto corso del Tigri, le strade sempre piene di gente , di suoni e di colori, ritornano nei sogni e nei canti dei kurdi della diaspora.
Nella città di Diyarbakir abbiamo avviato, da anni, progetti di sostegno a distanza delle famiglie dei detenuti politici, aiuti per l’associazione degli handicappati e un progetto pilota per i bambini che lavorano in strada nella sottomunicipalità di Baglar; qui, abbiamo partecipato ai processi, di cui sono state vittime, i sindaci di Sur, Abdullah Demirbas, e di Diyarbakir, Osman Baydemir, accusati di voler stampare una brochure multilingue per pubblicizzare i servizi della municipalità…
Nella città di Diyarbakir abbiamo avviato, da anni, progetti di sostegno a distanza delle famiglie dei detenuti politici, aiuti per l’associazione degli handicappati e un progetto pilota per i bambini che lavorano in strada nella sottomunicipalità di Baglar; qui, abbiamo partecipato ai processi, di cui sono state vittime, i sindaci di Sur, Abdullah Demirbas, e di Diyarbakir, Osman Baydemir, accusati di voler stampare una brochure multilingue per pubblicizzare i servizi della municipalità…
Da Diyarbakir, si sale verso Hasankeyf, per vedere, forse per l’ultima volta, i resti di dodici millenni di storia, prima che li sommergano le acque della diga di Ilisu, complice una cordata di banche ed imprese europee di cui fa parte anche una controllata austriaca dell’italiana Unicredit, proprio per impedire che sia l’ultima volta.
Hasankeyf, capitale degli antichi regni d’Anatolia, vero e proprio museo all’aperto, che ospita, oltre a chiese e moschee, anche la tomba del sultano Suleymano, diretto discendente di Maometto, una città che ha conosciuto ben nove civiltà diverse, ognuna delle quali ha lasciato testimonianze ed un nome: Hasankayef in turco, Kiphas in greco, Cepha in latino, Hisna Kayfa in arabo, Heskif in siriaco aramaico, Hasankeyf in kurdo.
Luogo d’incontro delle tre grandi religioni monoteistiche – la cristiano ortodossa, quella cattolica siriana e quella islamista – le sue torri hanno visto passare arabi, mongoli, persiani, turcomanni, ottomani.
Hasankeyf, capitale degli antichi regni d’Anatolia, vero e proprio museo all’aperto, che ospita, oltre a chiese e moschee, anche la tomba del sultano Suleymano, diretto discendente di Maometto, una città che ha conosciuto ben nove civiltà diverse, ognuna delle quali ha lasciato testimonianze ed un nome: Hasankayef in turco, Kiphas in greco, Cepha in latino, Hisna Kayfa in arabo, Heskif in siriaco aramaico, Hasankeyf in kurdo.
Luogo d’incontro delle tre grandi religioni monoteistiche – la cristiano ortodossa, quella cattolica siriana e quella islamista – le sue torri hanno visto passare arabi, mongoli, persiani, turcomanni, ottomani.
Da Hasankeyf si scende verso Batman, dove arrivano i terminal petroliferi che, insieme all’acqua, formano la rete autostradale dell’energia anatolica; poi si viaggia verso Siirt, centro di lavorazione dei tessuti di lana mohair e patria dei tradizionali pistacchi, dove incontreremo le famiglie dei detenuti e dei martiri dell’associazione Sthay der e, dove, insieme al sindacato insegnanti, Egitim Sen, abbiamo contribuito ad avviare un progetto di doposcuola per i bambini profughi.
Lasciando Siirt, si sale verso la città di Van, a 1.700 metri d’altezza, adagiata sulle rive del lago omonimo, dalle isole ricche di storia, come quella di Akdamar, che emerge dalle acque con il suo gioiello incastonato ad est: una chiesetta armena, in arenaria rossa, straordinariamente decorata e oggi restaurata.
Van è dominata da un castello grandioso ed austero, ricco di scritte cuneiformi. La città fa risalire le sue origini leggendarie al gigante Gilgamesh e al diluvio universale; la storia, invece, parla del regno di Urartu, quasi tremila anni addietro.
E’ in questa città che la nostra delegazione di osservatori della società civile ha vissuto la straordinaria vittoria elettorale del partito filokurdo DTP, dopo le tremende giornate del Newroz 2008, costato due morti e centinaia di arresti e feriti.
E’ in questa città che la nostra delegazione di osservatori della società civile ha vissuto la straordinaria vittoria elettorale del partito filokurdo DTP, dopo le tremende giornate del Newroz 2008, costato due morti e centinaia di arresti e feriti.
Da Van ad Hakkari sono oltre duecento chilometri, attraverso una regione dominata da verdi pascoli montani e straordinarie vallate, ma irta di posti di blocco militari.
Qui sono schierati 250 mila militari turchi, pronti ad entrare in Iraq con il pretesto di fermare la guerriglia del PKK, in realtà per bloccare sul nascere l’esperienza di un futuro stato kurdo e allungare le mani sul petrolio di Kirkuk e Mosul.
Hakkari, l’antica Merivan, oggi è una città di circa 70 mila abitanti, molti profughi di guerra, poca agricoltura e pastorizia, ancor meno commercio, eccezion fatta per i celebri tappeti Kilim che qui hanno una tradizione secolare.
Ad Hakkari, città di frontiera, la repressione è durissima: qui, i giovani entrano ed escono dal carcere, spesso senza accuse specifiche; il 23 aprile di quest’anno, nel corso di una manifestazione di protesta, vi sono stati otto feriti gravi, tra cui un ragazzino di 14 anni picchiato a morte dalla polizia e tuttora in coma.
La municipalità di Hakkari ci ha proposto un interessante progetto per la realizzazione di un mercato coperto, per dare lavoro e riparo ai numerosi profughi che sopravvivono trainando i loro carretti da ambulanti con misere cose, esposti alle intemperie per parecchi mesi all’anno.
Da Hakkari si può raggiungere il villaggio di Chukurca, proprio a cavallo del confine iracheno.
Poi, si sale, attraverso una stupenda Arcadia montana, verso Sirnak, ai piedi del monte Cudi, dove la nostra associazione ha sostenuto, insieme alla municipalità, il progetto di un centro sanitario per le donne e i bambini, in una realtà caratterizzata da una situazione sanitaria disastrosa, unita a povertà diffusa e profonda, dominata da una presenza militare pervasiva e soffocante.
Proseguendo, si arriva a Cizre, dove confluiscono i confini artificiali di Turchia, Siria ed Iraq, zona cara alla resistenza kurda, che vent’anni fa nacque proprio qui, nella regione montagnosa del Botan. A Cizre si può vedere la tomba di Noè e il mausoleo degli sfortunati amanti Mem u Zin, una sorta di Romeo e Giulietta che i kurdi raccontano in almeno tre versioni diverse.
Cizre è un luogo importante per la tradizione letteraria del popolo kurdo.
Dopo Cizre, seguendo la strada che corre a lato del confine siriano, si giunge a Nusaybin, l’antica Nisibis romana, divisa, dalla città gemella Qamishli, in territorio siriano, da rotoli di filo spinato e postazioni militari. A Nusaybin, incontreremo l’associazione delle donne di Agenda 21, con le quali abbiamo realizzato il progetto della “lokanda” all’interno del centro culturale “Mitanni”
Si arriva poi alla turrita Mardin, con la sua cittadella merlata, i suoi musei, il suo bazar, le sue terrazze che guardano l’assolata piana mesopotamica, un armonioso mosaico di popoli, di religioni e di culture che convivono da millenni.
Al centro della piana di 400 chilometri di terra fertile che congiungono da Ovest ad Est, il bacino del Tigri (Dicle) con quello dell’Eufrate (Ferat) - terreno del gigantesco sconvolgimento idrogeologico noto come progetto Gap, che con le sue 22 dighe e centrali idroelettriche, darà, entro 10 anni, alla Turchia, il rubinetto dell’oro bianco da drenare verso l’Anatolia ed Israele, a danno del mondo arabo a valle e dei kurdi, costretti a migrare - sorge la città di Urfa, l’antica Edessa, oggi Sanliurfa per le mappe, mitica patria di Abramo, con il suo famoso lago dei pesci sacri e le caratteristiche case ad alveare del vicino villaggio di Harran.
Lasciata Urfa, si arriva a Birecik, dove sorgeva il leggendario tempio del peccato e l’antica città romana di Zeugma, una Pompei mesopotamica, sparita a giugno del duemila nel bacino artificiale della diga Ataturk che determinò l’esodo di duecento mila kurdi e la sommersione di numerosi siti archeologici.
Proseguendo verso sud, si scende a Gaziantep, la zona da dove proviene buona parte dell’emigrazione kurda alessandrina, ma anche sede di uno dei più famosi musei archeologici della Turchia.
Per arrivare a Tarsus e alle spiagge del Mediterraneo, si attraversa la città di Adana, dove, recentemente un tribunale ha condannato a pene detentive che raggiungono i 186 anni, 6 mesi e 10 giorni di carcere, 24 bambini, rei di aver partecipato a manifestazioni di protesta, facendo così “propaganda per un’organizzazione terrorista”!
Si vola poi ad Istanbul, ultima tappa del nostro viaggio, per vedere, certo, Santa Sofia, la Moschea Blu e le altre meraviglie del Corno d’Oro, ma anche per partecipare, insieme agli avvocati dell’associazione dei diritti umani IHD, alla manifestazione di piazza Galatasaray delle Madri del Sabato che chiedono, in silenzio, di conoscere la sorte dei loro figli “scomparsi” nelle spire dello “stato profondo”…
Ad Hakkari, Van, Siirt, Sirnak, Cizre, Nusaybin, Diyarbakir e in altre città grandi e piccole, si sono insediati, a marzo di quest’anno, numerosi sindaci filokurdi. E’ il loro partito, il DTP, la rete del nuovo tessuto democratico e partecipativo, divenuto il primo partito delle dieci province kurde, in un territorio dove è calata pesantemente la spirale repressiva contro dirigenti e militanti.
Sono almeno 300 i membri del partito filokurdo tuttora in carcere, mentre gli arresti continuano, non soltanto nelle province kurde del Sud Est, ma anche ad Istanbul, Ankara e nelle altre metropoli turche.
Come ambasciatori di un’altra Europa possibile, vogliamo portare la nostra solidarietà a chi, ancora oggi, patisce prigione e tortura.
Saremo chiamati a guardare e ad incontrare l’altra faccia delle cartoline: i profughi, le prigioni, la tortura coraggiosamente testimoniata da medici ed avvocati, i bambini di strada – oltre 30 mila nella sola Diyarbakir – le associazioni a continuo rischio di chiusura, le donne che si battono contro vio-lenza e delitti d’onore…
Un viaggio nell’antica terra di Mesopotamia, attraverso un’umanità che vuol conoscere e farsi riconoscere, oltre il muro imposto del silenzio.
Avviso ai viaggiatori
Non aspettare a dare la tua adesione, prenotati subito, potrai usufruire di prezzi vantaggiosi sui biglietti aerei.
Comunque, la prenotazione dovrà essere effettuata entro il 10 luglio, salvo esaurimento posti aerei.
Documenti
Passaporto in corso di validità
Istruzioni
Le spese di viaggio sono comprensive di biglietti aerei, vitto, alloggio in albergo, pulmino/traghetto per gli spostamenti ed un interprete, per un totale stimato di circa 1.200 euro.
L’adesione al viaggio prevede inoltre un contributo di solidarietà di 50 euro all’associazione, che sarà finalizzato alla realizzazione di un progetto; tale contributo dovrà essere versato con la prenotazione dei biglietti aerei.
All’inizio del viaggio verrà istituita una cassa comune, alimentata da tutti i partecipanti, per far fronte alle spese collettive.
Per ragioni ben note, il programma potrà subire variazioni o spostamenti.
Programma del viaggio
Si tratta di una prima bozza; seguirà un programma dettagliato con elencati spostamenti, alberghi ed incontri con associazioni e municipalità.
Partenze ed arrivi
La partenza è prevista da Milano Malpensa e da Roma per il giorno sabato 25 luglio 2009. Il ritorno è previsto per il giorno sabato 8 agosto 2009.
Consolato
Come sempre, verrà informato della presenza della nostra delegazione e delle proprie mete, l’ufficio consolare italiano
Riferimenti per informazioni e prenotazioni
Antonio Olivieri – Alessandria tel. 335/7564743 Email: antonioolivieri@libero.it
Lucia Giusti – Alessandria tel. 333/5627137 Email: luciagiusti@email.it
Ente promotore
Associazione onlus Verso il Kurdistan
Qui sono schierati 250 mila militari turchi, pronti ad entrare in Iraq con il pretesto di fermare la guerriglia del PKK, in realtà per bloccare sul nascere l’esperienza di un futuro stato kurdo e allungare le mani sul petrolio di Kirkuk e Mosul.
Hakkari, l’antica Merivan, oggi è una città di circa 70 mila abitanti, molti profughi di guerra, poca agricoltura e pastorizia, ancor meno commercio, eccezion fatta per i celebri tappeti Kilim che qui hanno una tradizione secolare.
Ad Hakkari, città di frontiera, la repressione è durissima: qui, i giovani entrano ed escono dal carcere, spesso senza accuse specifiche; il 23 aprile di quest’anno, nel corso di una manifestazione di protesta, vi sono stati otto feriti gravi, tra cui un ragazzino di 14 anni picchiato a morte dalla polizia e tuttora in coma.
La municipalità di Hakkari ci ha proposto un interessante progetto per la realizzazione di un mercato coperto, per dare lavoro e riparo ai numerosi profughi che sopravvivono trainando i loro carretti da ambulanti con misere cose, esposti alle intemperie per parecchi mesi all’anno.
Da Hakkari si può raggiungere il villaggio di Chukurca, proprio a cavallo del confine iracheno.
Poi, si sale, attraverso una stupenda Arcadia montana, verso Sirnak, ai piedi del monte Cudi, dove la nostra associazione ha sostenuto, insieme alla municipalità, il progetto di un centro sanitario per le donne e i bambini, in una realtà caratterizzata da una situazione sanitaria disastrosa, unita a povertà diffusa e profonda, dominata da una presenza militare pervasiva e soffocante.
Proseguendo, si arriva a Cizre, dove confluiscono i confini artificiali di Turchia, Siria ed Iraq, zona cara alla resistenza kurda, che vent’anni fa nacque proprio qui, nella regione montagnosa del Botan. A Cizre si può vedere la tomba di Noè e il mausoleo degli sfortunati amanti Mem u Zin, una sorta di Romeo e Giulietta che i kurdi raccontano in almeno tre versioni diverse.
Cizre è un luogo importante per la tradizione letteraria del popolo kurdo.
Dopo Cizre, seguendo la strada che corre a lato del confine siriano, si giunge a Nusaybin, l’antica Nisibis romana, divisa, dalla città gemella Qamishli, in territorio siriano, da rotoli di filo spinato e postazioni militari. A Nusaybin, incontreremo l’associazione delle donne di Agenda 21, con le quali abbiamo realizzato il progetto della “lokanda” all’interno del centro culturale “Mitanni”
Si arriva poi alla turrita Mardin, con la sua cittadella merlata, i suoi musei, il suo bazar, le sue terrazze che guardano l’assolata piana mesopotamica, un armonioso mosaico di popoli, di religioni e di culture che convivono da millenni.
Al centro della piana di 400 chilometri di terra fertile che congiungono da Ovest ad Est, il bacino del Tigri (Dicle) con quello dell’Eufrate (Ferat) - terreno del gigantesco sconvolgimento idrogeologico noto come progetto Gap, che con le sue 22 dighe e centrali idroelettriche, darà, entro 10 anni, alla Turchia, il rubinetto dell’oro bianco da drenare verso l’Anatolia ed Israele, a danno del mondo arabo a valle e dei kurdi, costretti a migrare - sorge la città di Urfa, l’antica Edessa, oggi Sanliurfa per le mappe, mitica patria di Abramo, con il suo famoso lago dei pesci sacri e le caratteristiche case ad alveare del vicino villaggio di Harran.
Lasciata Urfa, si arriva a Birecik, dove sorgeva il leggendario tempio del peccato e l’antica città romana di Zeugma, una Pompei mesopotamica, sparita a giugno del duemila nel bacino artificiale della diga Ataturk che determinò l’esodo di duecento mila kurdi e la sommersione di numerosi siti archeologici.
Proseguendo verso sud, si scende a Gaziantep, la zona da dove proviene buona parte dell’emigrazione kurda alessandrina, ma anche sede di uno dei più famosi musei archeologici della Turchia.
Per arrivare a Tarsus e alle spiagge del Mediterraneo, si attraversa la città di Adana, dove, recentemente un tribunale ha condannato a pene detentive che raggiungono i 186 anni, 6 mesi e 10 giorni di carcere, 24 bambini, rei di aver partecipato a manifestazioni di protesta, facendo così “propaganda per un’organizzazione terrorista”!
Si vola poi ad Istanbul, ultima tappa del nostro viaggio, per vedere, certo, Santa Sofia, la Moschea Blu e le altre meraviglie del Corno d’Oro, ma anche per partecipare, insieme agli avvocati dell’associazione dei diritti umani IHD, alla manifestazione di piazza Galatasaray delle Madri del Sabato che chiedono, in silenzio, di conoscere la sorte dei loro figli “scomparsi” nelle spire dello “stato profondo”…
Ad Hakkari, Van, Siirt, Sirnak, Cizre, Nusaybin, Diyarbakir e in altre città grandi e piccole, si sono insediati, a marzo di quest’anno, numerosi sindaci filokurdi. E’ il loro partito, il DTP, la rete del nuovo tessuto democratico e partecipativo, divenuto il primo partito delle dieci province kurde, in un territorio dove è calata pesantemente la spirale repressiva contro dirigenti e militanti.
Sono almeno 300 i membri del partito filokurdo tuttora in carcere, mentre gli arresti continuano, non soltanto nelle province kurde del Sud Est, ma anche ad Istanbul, Ankara e nelle altre metropoli turche.
Come ambasciatori di un’altra Europa possibile, vogliamo portare la nostra solidarietà a chi, ancora oggi, patisce prigione e tortura.
Saremo chiamati a guardare e ad incontrare l’altra faccia delle cartoline: i profughi, le prigioni, la tortura coraggiosamente testimoniata da medici ed avvocati, i bambini di strada – oltre 30 mila nella sola Diyarbakir – le associazioni a continuo rischio di chiusura, le donne che si battono contro vio-lenza e delitti d’onore…
Un viaggio nell’antica terra di Mesopotamia, attraverso un’umanità che vuol conoscere e farsi riconoscere, oltre il muro imposto del silenzio.
Avviso ai viaggiatori
Non aspettare a dare la tua adesione, prenotati subito, potrai usufruire di prezzi vantaggiosi sui biglietti aerei.
Comunque, la prenotazione dovrà essere effettuata entro il 10 luglio, salvo esaurimento posti aerei.
Documenti
Passaporto in corso di validità
Istruzioni
Le spese di viaggio sono comprensive di biglietti aerei, vitto, alloggio in albergo, pulmino/traghetto per gli spostamenti ed un interprete, per un totale stimato di circa 1.200 euro.
L’adesione al viaggio prevede inoltre un contributo di solidarietà di 50 euro all’associazione, che sarà finalizzato alla realizzazione di un progetto; tale contributo dovrà essere versato con la prenotazione dei biglietti aerei.
All’inizio del viaggio verrà istituita una cassa comune, alimentata da tutti i partecipanti, per far fronte alle spese collettive.
Per ragioni ben note, il programma potrà subire variazioni o spostamenti.
Programma del viaggio
Si tratta di una prima bozza; seguirà un programma dettagliato con elencati spostamenti, alberghi ed incontri con associazioni e municipalità.
Partenze ed arrivi
La partenza è prevista da Milano Malpensa e da Roma per il giorno sabato 25 luglio 2009. Il ritorno è previsto per il giorno sabato 8 agosto 2009.
Consolato
Come sempre, verrà informato della presenza della nostra delegazione e delle proprie mete, l’ufficio consolare italiano
Riferimenti per informazioni e prenotazioni
Antonio Olivieri – Alessandria tel. 335/7564743 Email: antonioolivieri@libero.it
Lucia Giusti – Alessandria tel. 333/5627137 Email: luciagiusti@email.it
Ente promotore
Associazione onlus Verso il Kurdistan