Mesopotamia Social Forum
http://international-amed-camp.org/
http://www.msf.web.tr/
amed.camp@aktivix.org
Amed (Diyarbakir), Nord Kurdistan (Turchia), Settembre 2009
Invitiamo tutti gli attivisti a partecipare al primo “Campo Internazionale/Mesopotamia Social Forum (MSF)” ad Amed, e/o a partecipare all’organizzazione del campo, sia a livello logistico che a livello dei contenuti. Il campo, che durerà circa una settimana, si rivolge principalmente alle persone impegnate nel movimento kurdo e nella sinistra turca ed europea.
In parallelo alle discussioni ed alle attività pratiche, vogliamo organizzare la vita quotidiana del campo in modo collettivo, cioè condividere le tende con i compagni kurdi, cucinare insieme, discutere insieme, ma anche – per esempio – fare dello sport insieme al mattino.
Ciò che conta per noi è che gli attivisti delle regioni kurde, della Turchia e dell’Europa si incontrino, e possano entrare in comunicazione. Il campo si svolgerà dal 28 al 30 settembre 2009 parallelamente al Mesopotamia Social Forum, e sarà installato nel medesimo luogo di questo, ad Amed/Diyarbakir. Sono egualmente previsti alloggiamenti presso famiglie o in Hotel.
In preparazione del campo vogliamo organizzare degli incontri attraverso tutta l’Europa e far pubblicare degli articoli nei media, allo scopo di suscitare un coinvolgimento ed interessamento profondo sulla questione kurda e sul suo avvenire.
Sarà l’occasione per parlare del ruolo che svolgono la Germania, l’Europa, la NATO e gli Stati Uniti in seno a questa guerra, e di approfondire l’evoluzione dei movimenti delle donne in Turchia, in Kurdistan e in Europa.
Durante il campo verranno affrontati i seguenti temi:
Ecologia – dighe (Hasankeyf, Munzur), privatizzazione dell’acqua, energie rinnovabili, pratiche ecologiche e solidali
Donne – storia del movimento femminile/organizzazione in Europa ed in Kurdistan, strategie e tattiche contro le violenze sulle donne, solidarietà femminile internazionale, cooperative di donne
Giovani – conflitto intergenerazionale, impatto della guerra sui giovani, importanza della gioventù per l’avvenire
Medio Oriente – forme di resistenza, Unione europea – Stati Uniti – NATO e Medio Oriente, militarizzazione ed obiezione di coscienza
Movimento kurdo – cos’è il movimento kurdo? – definizione ed obiettivi, visione kurda dell’Europa, confederalismo democratico
Immigrazione – profughi e rifugiati kurdi in Kurdistan, in Turchia e in Europa, situazione dei profughi originari di altre regioni (per esempio Afghanistan, Irak, Africa), cooperazione tedesco-turca in relazione ai rifugiati ed in materia di espulsioni
Economia – povertà, cooperative, i senza-terra, discussione sulle modalità economiche alternative: cooperative ecologiche, democratizzazione dell’economia, modi di produzione ecologici
Cosa avviene in Kurdistan?
Le lotte per la ripartizione delle risorse nella zona mesopotamica, che durano da circa un secolo, hanno provocato la spartizione del Kurdistan in quattro parti. In risposta all’occupazione straniera, i movimenti di resistenza contro l’oppressione sono sorti in Iran, Irak, Siria e nella parte turca del Kurdistan, dando luogo ad una guerra iniziata da circa 25 anni e che continua tuttora. La popolazione kurda, che rappresenta una notevole percentuale della popolazione della Turchia, si trova continuamente sottoposta ad una politica nazionalista di negazione e di sterminio.
Questa oppressione si traduce in una repressione forte ed onnipresente: proibizione della lingua kurda, negazione della realtà kurda e/o impoverimento voluto della regione. L’oppressione significa ugualmente che le persone scompaiono, vengono torturate e/o sono vittime della politica di espulsione e sterminio, che concerne particolarmente la popolazione rurale del Kurdistan, mentre i villaggi e le foreste sono bombardati ed incendiati.
Questa guerra permanente, guerra “di bassa intensità”, denominata pure “guerra speciale”, ha nuovamente attirato l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale quando l’esercito turco ha lanciato delle offensive aeree e terrestri oltre il confine iracheno nel settembre 2007. Dopo un breve momento di distensione all’inizio di questo decennio, il clima nazionalista fomentato dallo Stato turco si è rafforzato e, oltre alle forme quotidiane di discriminazione, ha condotto dei pogrom anti-kurdi. In seguito al fallimento dell’offensiva terrestre turca in Irak settentrionale/Kurdistan meridionale nel febbraio 2008, la situazione si è aggravata ulteriormente ed in modo drammatico.
Il movimento kurdo
Da ormai 30 anni esiste un ampio movimento di liberazione kurdo che è saldamente radicato nella popolazione. Esso comprende la guerriglia, i sindacati di sinistra, associazioni per i diritti umani, istituzioni sociali, i movimenti delle donne e dei giovani così come pure dei partiti politici. Tutte queste entità condividono la volontà di trovare una soluzione alla questione kurda e di stabilire un regime pacifico e democratico. Esse lottano per il rispetto del diritto alla lingua materna e dei diritti culturali e politici. Contrariamente a quel che sovente si crede, non si tratta affatto di un movimento separatista. Il “movimento kurdo” è un ampio movimento di sinistra che individua e combatte le origini ed i sintomi di una società patriarcale e feudale. Esso è intimamente interconnesso con queste stesse realtà sociali ed è cosciente del fatto che esso stesso è toccato dai problemi contro cui combatte. Molti attivisti affermano che “la lotta contro noi stessi è la più difficile”.
Qual’è il rapporto tra questa guerra, il « movimento kurdo » e noi in quanto sinistra europea ?
La guerra non si limita ai territori kurdi. Al contrario, essa è condotta a livello internazionale, non solo dall’esercito turco, ma anche dai diversi Stati europei, dagli Stati Uniti, dall’Unione Europea e dalla NATO. Questi paesi si interessano al conflitto, tra l’altro, per ragioni geostrategiche. Da un lato, esso permette loro di conservare la loro influenza sulla Turchia, e, dall’altro lato, esso impedisce attraverso l’uso della forza la messa in atto di una soluzione alternativa di sinistra nel Medio Oriente. Entrano in gioco soprattutto i loro interessi economici, ma anche quelli politici, che essi tentano di imporre grazie al controllo delle risorse dei territori kurdi, quali il petrolio, l’acqua ed il carbone. Questi Stati partecipano direttamente alle operazioni militari attraverso l’esportazione di armi, la formazione dei soldati e degli agenti segreti, o la comunicazione delle informazioni dei propri servizi segreti. In Germania, per esempio, i kurdi ed i turchi, così come le loro associazioni e le loro reti, le loro catene televisive ed organizzazioni, si vedono esposti ad una repressione particolarmente forte. Una gran parte dei processi effettuati in nome dell’articolo 129 (articolo “anti-terrorista”) riguardano dei profughi, ed in particolare degli attivisti kurdi e turchi. Gli Stati europei collaborano con lo Stato turco nel quadro delle richieste di estradizione. Lo scopo è di isolare il “movimento kurdo” per mezzo di una politica di diffamazione e di repressione, che non prende mai in considerazione gli sforzi continui del movimento kurdo per la pace. La propaganda statale e le denigrazione nei mass-media, che si basano sovente sulla pura e semplice menzogna, cercano di diffondere l’immagine di un movimento autoritario, nazionalista e terrorista. Da un punto di vista europeo, è molto facile qualificare il “movimento kurdo” come arcaico, ma facendo ciò noi dimentichiamo troppo sovente il contesto da cui il movimento è sorto, come pure la propaganda di “guerra speciale” in cui siamo egualmente coinvolti. E’ senza dubbio poiché non si lascia strumentalizzare né controllare, e continua a perseguire una politica di sinistra, che il “movimento kurdo” costituisce un problema per gli Stati europei e per gli Stati Uniti.
Perché l’idea di fare un campo? perché il Mesopotamia Social Forum?
Le delegazioni europee che si recano tutti gli anni in Kurdistan in occasione del Newroz, il « nuovo anno » kurdo, sino ad ora non sono riuscite a creare delle strutture atte a favorire uno scambio duraturo. Per noi, il campo ed il Mesopotamia Social Forum, così come il periodo limitrofo, rappresentano un processo volto a mettere in atto nuove reti di solidarietà in Europa. Non si tratta solamente di stabilire un dialogo tra i rappresentanti delle organizzazioni, partiti ed istituzioni sociali, ma di un vero scambio di idee tra gli attivisti di base.
Il nostro scopo per il lavoro alla vigilia del campo è tra l’altro di rispondere all’isolamento ed alla propaganda contro il “movimento kurdo”. Noi mettiamo l’accento sull’incontrarsi, l’interscambio, la scoperta del contesto kurdo, così come pure su di una riflessione critica dei nostri pregiudizi e rappresentazioni.
La ragione è che noi crediamo che c’è molto da imparare dal movimento kurdo e dalle sue pratiche nel corso degli ultimi trent’anni a livello della sua organizzazione, della sua riflessione autocritica e degli sviluppi che ha attraversato.
Il campo/MSF
Il campo internazionale “Amed” è organizzato in collaborazione con compagni che vivono in Kurdistan ed avrà luogo nel quadro del Mesopotamia Social Forum.
Noi siamo stati invitati dai sindacati e movimenti di sinistra di Diyarbakir e dalla municipalità kurda locale (DTP), che sono essi stessi sostenuti da una ampia rete di associazioni sociali, culturali e politiche. La prima parte del campo avrà luogo in Europa sotto forma di seminari di preparazione comune. I seminari affronteranno temi come l’avvenire della “questione kurda”, il concetto do solidarietà, l’internazionalismo, il pensiero colonialista ed egemonico, le regole di comportamento nei territori di guerra.
Noi ci auguriamo che il campo sia una occasione di conoscenza tramite atelier teorici e pratici di diversa dimensione, attraverso numerose discussioni e conversazioni informali. Sono egualmente previste escursioni e azioni comuni, per esempio ai villaggi che sono stati bruciati dall’esercito turco, o ad Hasankeyf, dove è prevista la costruzione di una diga grazie a finanziamenti tedeschi, austriaci, svizzeri ed italiani. Le numerose proteste organizzate contro questo progetto hanno però rimesso in questione l’attribuzione del credito da parte di questi paesi europei (www.stopilisu.com).
Riassumendo…
vi invitiamo a partecipare all’ideazione ed all’organizzazione del campo e del periodo limitrofo. Al momento iniziale il gruppo organizzatore era composto da qualche attivista kurdo e turco della diaspora che vive a Berlino ed in altre città tedesche, e da qualche attivista europeo. Se il progetto vi interessa, se volete partecipare alla preparazione o al campo, se avete delle domande, scriveteci! Se lo desiderate, noi possiamo venire a partecipare a riunioni di informazione sul campo ed il MSF presso di voi, o aiutarvi ad organizzarle se necessario.
Troverete delle informazioni supplementari sul campo e l’appello per il Mesopotamia Social Forum sul nostro Sito:
www.international-amed-camp.org
Potete anche scriverci direttamente:
amed.camp@aktivix.org
http://international-amed-camp.org/
http://www.msf.web.tr/
amed.camp@aktivix.org
Amed (Diyarbakir), Nord Kurdistan (Turchia), Settembre 2009
Invitiamo tutti gli attivisti a partecipare al primo “Campo Internazionale/Mesopotamia Social Forum (MSF)” ad Amed, e/o a partecipare all’organizzazione del campo, sia a livello logistico che a livello dei contenuti. Il campo, che durerà circa una settimana, si rivolge principalmente alle persone impegnate nel movimento kurdo e nella sinistra turca ed europea.
In parallelo alle discussioni ed alle attività pratiche, vogliamo organizzare la vita quotidiana del campo in modo collettivo, cioè condividere le tende con i compagni kurdi, cucinare insieme, discutere insieme, ma anche – per esempio – fare dello sport insieme al mattino.
Ciò che conta per noi è che gli attivisti delle regioni kurde, della Turchia e dell’Europa si incontrino, e possano entrare in comunicazione. Il campo si svolgerà dal 28 al 30 settembre 2009 parallelamente al Mesopotamia Social Forum, e sarà installato nel medesimo luogo di questo, ad Amed/Diyarbakir. Sono egualmente previsti alloggiamenti presso famiglie o in Hotel.
In preparazione del campo vogliamo organizzare degli incontri attraverso tutta l’Europa e far pubblicare degli articoli nei media, allo scopo di suscitare un coinvolgimento ed interessamento profondo sulla questione kurda e sul suo avvenire.
Sarà l’occasione per parlare del ruolo che svolgono la Germania, l’Europa, la NATO e gli Stati Uniti in seno a questa guerra, e di approfondire l’evoluzione dei movimenti delle donne in Turchia, in Kurdistan e in Europa.
Durante il campo verranno affrontati i seguenti temi:
Ecologia – dighe (Hasankeyf, Munzur), privatizzazione dell’acqua, energie rinnovabili, pratiche ecologiche e solidali
Donne – storia del movimento femminile/organizzazione in Europa ed in Kurdistan, strategie e tattiche contro le violenze sulle donne, solidarietà femminile internazionale, cooperative di donne
Giovani – conflitto intergenerazionale, impatto della guerra sui giovani, importanza della gioventù per l’avvenire
Medio Oriente – forme di resistenza, Unione europea – Stati Uniti – NATO e Medio Oriente, militarizzazione ed obiezione di coscienza
Movimento kurdo – cos’è il movimento kurdo? – definizione ed obiettivi, visione kurda dell’Europa, confederalismo democratico
Immigrazione – profughi e rifugiati kurdi in Kurdistan, in Turchia e in Europa, situazione dei profughi originari di altre regioni (per esempio Afghanistan, Irak, Africa), cooperazione tedesco-turca in relazione ai rifugiati ed in materia di espulsioni
Economia – povertà, cooperative, i senza-terra, discussione sulle modalità economiche alternative: cooperative ecologiche, democratizzazione dell’economia, modi di produzione ecologici
Cosa avviene in Kurdistan?
Le lotte per la ripartizione delle risorse nella zona mesopotamica, che durano da circa un secolo, hanno provocato la spartizione del Kurdistan in quattro parti. In risposta all’occupazione straniera, i movimenti di resistenza contro l’oppressione sono sorti in Iran, Irak, Siria e nella parte turca del Kurdistan, dando luogo ad una guerra iniziata da circa 25 anni e che continua tuttora. La popolazione kurda, che rappresenta una notevole percentuale della popolazione della Turchia, si trova continuamente sottoposta ad una politica nazionalista di negazione e di sterminio.
Questa oppressione si traduce in una repressione forte ed onnipresente: proibizione della lingua kurda, negazione della realtà kurda e/o impoverimento voluto della regione. L’oppressione significa ugualmente che le persone scompaiono, vengono torturate e/o sono vittime della politica di espulsione e sterminio, che concerne particolarmente la popolazione rurale del Kurdistan, mentre i villaggi e le foreste sono bombardati ed incendiati.
Questa guerra permanente, guerra “di bassa intensità”, denominata pure “guerra speciale”, ha nuovamente attirato l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale quando l’esercito turco ha lanciato delle offensive aeree e terrestri oltre il confine iracheno nel settembre 2007. Dopo un breve momento di distensione all’inizio di questo decennio, il clima nazionalista fomentato dallo Stato turco si è rafforzato e, oltre alle forme quotidiane di discriminazione, ha condotto dei pogrom anti-kurdi. In seguito al fallimento dell’offensiva terrestre turca in Irak settentrionale/Kurdistan meridionale nel febbraio 2008, la situazione si è aggravata ulteriormente ed in modo drammatico.
Il movimento kurdo
Da ormai 30 anni esiste un ampio movimento di liberazione kurdo che è saldamente radicato nella popolazione. Esso comprende la guerriglia, i sindacati di sinistra, associazioni per i diritti umani, istituzioni sociali, i movimenti delle donne e dei giovani così come pure dei partiti politici. Tutte queste entità condividono la volontà di trovare una soluzione alla questione kurda e di stabilire un regime pacifico e democratico. Esse lottano per il rispetto del diritto alla lingua materna e dei diritti culturali e politici. Contrariamente a quel che sovente si crede, non si tratta affatto di un movimento separatista. Il “movimento kurdo” è un ampio movimento di sinistra che individua e combatte le origini ed i sintomi di una società patriarcale e feudale. Esso è intimamente interconnesso con queste stesse realtà sociali ed è cosciente del fatto che esso stesso è toccato dai problemi contro cui combatte. Molti attivisti affermano che “la lotta contro noi stessi è la più difficile”.
Qual’è il rapporto tra questa guerra, il « movimento kurdo » e noi in quanto sinistra europea ?
La guerra non si limita ai territori kurdi. Al contrario, essa è condotta a livello internazionale, non solo dall’esercito turco, ma anche dai diversi Stati europei, dagli Stati Uniti, dall’Unione Europea e dalla NATO. Questi paesi si interessano al conflitto, tra l’altro, per ragioni geostrategiche. Da un lato, esso permette loro di conservare la loro influenza sulla Turchia, e, dall’altro lato, esso impedisce attraverso l’uso della forza la messa in atto di una soluzione alternativa di sinistra nel Medio Oriente. Entrano in gioco soprattutto i loro interessi economici, ma anche quelli politici, che essi tentano di imporre grazie al controllo delle risorse dei territori kurdi, quali il petrolio, l’acqua ed il carbone. Questi Stati partecipano direttamente alle operazioni militari attraverso l’esportazione di armi, la formazione dei soldati e degli agenti segreti, o la comunicazione delle informazioni dei propri servizi segreti. In Germania, per esempio, i kurdi ed i turchi, così come le loro associazioni e le loro reti, le loro catene televisive ed organizzazioni, si vedono esposti ad una repressione particolarmente forte. Una gran parte dei processi effettuati in nome dell’articolo 129 (articolo “anti-terrorista”) riguardano dei profughi, ed in particolare degli attivisti kurdi e turchi. Gli Stati europei collaborano con lo Stato turco nel quadro delle richieste di estradizione. Lo scopo è di isolare il “movimento kurdo” per mezzo di una politica di diffamazione e di repressione, che non prende mai in considerazione gli sforzi continui del movimento kurdo per la pace. La propaganda statale e le denigrazione nei mass-media, che si basano sovente sulla pura e semplice menzogna, cercano di diffondere l’immagine di un movimento autoritario, nazionalista e terrorista. Da un punto di vista europeo, è molto facile qualificare il “movimento kurdo” come arcaico, ma facendo ciò noi dimentichiamo troppo sovente il contesto da cui il movimento è sorto, come pure la propaganda di “guerra speciale” in cui siamo egualmente coinvolti. E’ senza dubbio poiché non si lascia strumentalizzare né controllare, e continua a perseguire una politica di sinistra, che il “movimento kurdo” costituisce un problema per gli Stati europei e per gli Stati Uniti.
Perché l’idea di fare un campo? perché il Mesopotamia Social Forum?
Le delegazioni europee che si recano tutti gli anni in Kurdistan in occasione del Newroz, il « nuovo anno » kurdo, sino ad ora non sono riuscite a creare delle strutture atte a favorire uno scambio duraturo. Per noi, il campo ed il Mesopotamia Social Forum, così come il periodo limitrofo, rappresentano un processo volto a mettere in atto nuove reti di solidarietà in Europa. Non si tratta solamente di stabilire un dialogo tra i rappresentanti delle organizzazioni, partiti ed istituzioni sociali, ma di un vero scambio di idee tra gli attivisti di base.
Il nostro scopo per il lavoro alla vigilia del campo è tra l’altro di rispondere all’isolamento ed alla propaganda contro il “movimento kurdo”. Noi mettiamo l’accento sull’incontrarsi, l’interscambio, la scoperta del contesto kurdo, così come pure su di una riflessione critica dei nostri pregiudizi e rappresentazioni.
La ragione è che noi crediamo che c’è molto da imparare dal movimento kurdo e dalle sue pratiche nel corso degli ultimi trent’anni a livello della sua organizzazione, della sua riflessione autocritica e degli sviluppi che ha attraversato.
Il campo/MSF
Il campo internazionale “Amed” è organizzato in collaborazione con compagni che vivono in Kurdistan ed avrà luogo nel quadro del Mesopotamia Social Forum.
Noi siamo stati invitati dai sindacati e movimenti di sinistra di Diyarbakir e dalla municipalità kurda locale (DTP), che sono essi stessi sostenuti da una ampia rete di associazioni sociali, culturali e politiche. La prima parte del campo avrà luogo in Europa sotto forma di seminari di preparazione comune. I seminari affronteranno temi come l’avvenire della “questione kurda”, il concetto do solidarietà, l’internazionalismo, il pensiero colonialista ed egemonico, le regole di comportamento nei territori di guerra.
Noi ci auguriamo che il campo sia una occasione di conoscenza tramite atelier teorici e pratici di diversa dimensione, attraverso numerose discussioni e conversazioni informali. Sono egualmente previste escursioni e azioni comuni, per esempio ai villaggi che sono stati bruciati dall’esercito turco, o ad Hasankeyf, dove è prevista la costruzione di una diga grazie a finanziamenti tedeschi, austriaci, svizzeri ed italiani. Le numerose proteste organizzate contro questo progetto hanno però rimesso in questione l’attribuzione del credito da parte di questi paesi europei (www.stopilisu.com).
Riassumendo…
vi invitiamo a partecipare all’ideazione ed all’organizzazione del campo e del periodo limitrofo. Al momento iniziale il gruppo organizzatore era composto da qualche attivista kurdo e turco della diaspora che vive a Berlino ed in altre città tedesche, e da qualche attivista europeo. Se il progetto vi interessa, se volete partecipare alla preparazione o al campo, se avete delle domande, scriveteci! Se lo desiderate, noi possiamo venire a partecipare a riunioni di informazione sul campo ed il MSF presso di voi, o aiutarvi ad organizzarle se necessario.
Troverete delle informazioni supplementari sul campo e l’appello per il Mesopotamia Social Forum sul nostro Sito:
www.international-amed-camp.org
Potete anche scriverci direttamente:
amed.camp@aktivix.org