martedì 17 aprile 2007

Incontro con Tuhad Fed di Diyarbakir, presidente Ali’ Degerminci – 19.3.2007

La situazione è di forte tensione. Basti pensare che, negli ultimi 20 giorni, Gundem è stato chiuso per ben tre volte, anche se la sua uscita è avvenuta utilizzando nomi diversi.
Il problema è correlato a quello che sta avvenendo nel Nord Iraq: una questione molto importante è rappresentata dalla città di Kirkuk e dal futuro referendum che si dovrà tenere a novembre 2007 per definire, appunto, lo statuto della città, ambita dai turchi e che i kurdi iraqueni vogliono eleggere a loro capitale.
Kirkuk detiene il 40% del petrolio iraqueno, è una città kurda, lo è sempre stata, prima che Saddam Hussein l’ “arabizzasse”: il sindaco è kurdo e il governatore della città pure, tantochè il suo nome significa, per l’appunto, “profondo Kurdistan”.
Su 700 mila abitanti, i turcomanni sono solo 10 mila, organizzati in due minuscoli partiti filoturchi.
Per i kurdi, la vicenda di Kirkuk sarà fondamentale, perché avrà influenza su tutti gli altri “pezzi” di Kurdistan.

C’è un senso di unità profonda, un “sentirsi kurdi” che supera le divisioni del passato: è un senso di unità che potrebbe unificare di colpo i vari “Kurdistan”.
Se aumenterà la pressione sulla popolazione e se torneranno a spirare venti di guerra, non è escluso che si torni alla rivendicazione originaria della creazione di uno stato kurdo indipendente!
Poi c’è il problema di Ocalan.
I medici e i periti di parte kurda pensano ad un avvelenamento ambientale. Un anno fa, ad Imrali, hanno ridipinto le mura del carcere e le finestre della cella di Ocalan: dunque, non un avvelenamento diretto, ma dell’ambiente, attraverso sostanze tossiche contenute nelle vernici.
Dietro queste operazioni, i kurdi pensano ci sia la lunga mano della Cia e del Mossad.
Al Newroz 2007, secondo le autorità turche, non ci dovrebbero essere i colori, giallo rosso e verde, della bandiera kurda.
A gennaio, c’è stata ad Ankara una conferenza internazionale molto importante per la pace, tra le etnie di questa zona.
Dopo di allora, il cosidetto “stato profondo” ha puntato alla repressione, anche in Europa, del movimento kurdo, con numerosi arresti in Francia e in Belgio.
I kurdi chiedono che ci sia un forte impegno delle delegazioni che partecipano al Newroz per:
- una missione medica internazionale che verifichi lo stato e le condizioni di salute del presidente
Ocalan;
- la fine dell’isolamento carcerario di Ocalan e lo spostamento in un altro carcere sulla
terraferma.
In tutto questo brilla il ruolo ambiguo e silente dell’Europa.


Incontro con le Madri della Pace di Diyarbakir – 19.03.2007

Nell’arco dell’ultimo anno, la situazione è notevolmente peggiorata.
Quello che è successo l’ 8 marzo è significativo: nel corso della manifestazione, le donne hanno protestato per le notizie sull’avvelenamento di Ocalan e, come rappresaglia, 31 donne sono state tratte in arresto a Cizre.
Insieme a questo, giungono notizie di continui rastrellamenti sulle montagne e massicce operazioni militari.

Le Madri della Pace sono una quarantina. Non da oggi, cercano di stabilire contatti con le madri dei soldati turchi, trovando una forte opposizione da parte delle autorità militari; vogliono che il loro movimento sia universale e coinvolga piu’ donne possibili.

Ci chiedono di osservare bene al Newroz come saranno vestite le donne, perché, per la prima volta quest’anno, sarà vietato indossare i colori kurdi…
Inoltre, anch’esse, ci sollecitano ad assumere iniziative pro Ocalan, con obiettivi precisi.

Per concludere, ci raccontano storie di ordinaria repressione: una madre, presente al nostro incontro, ha perso due figli nella guerriglia, il marito è un “kayplir”, uno scomparso, dal lontano 1996.
Tutte le Madri presenti hanno perso o uno o due figli; alcune, poi, si portano dietro una contraddizione in famiglia, con un figlio militare di leva e un altro guerrigliero.
Una delle situazioni piu’ gravi è quella della Madre che ha perso tre figli “sulle montagne” ed è rimasta sola con il marito paralizzato a seguito delle torture subite dai militari.


Incontro con Ahmet Artak, sindaco della municipalità di Sirnak, regione del Botan – 20.3.2007

La situazione nella città di Sirnak e nella regione

Nel centro di Sirnak, ci sono oggi 20 mila militari.
Tra Hakkari e Sirnak, ce ne sono 250 mila, con la presenza di istruttori antiguerriglia di Cia e Mossad.
In questa zona, stanno allestendo la piu’ grande caserma di tutto il Kurdistan.
Il sindaco di Hakkari, Metin Tekge, è stato condannato a sette anni di carcere per “presunti legami con il Pkk”, di cui sei mesi per essersi rivolto alla Corte appellando Ocalan, “signor Ocalan”.
Nei mesi scorsi, sono stati denunciati 56 sindaci per un appello di solidarietà contro la chiusura
dell’emittente kurda Roj Tv.

I problemi legati all’assistenza sanitaria nella città di Sirnak

La situazione sanitaria, dopo la nostra visita di quest’estate, è cambiata.
Il Governatore ha indetto delle riunioni. Il problema sanitario è stato cosi’ evidenziato: oggi i medici, che hanno seguito il corso di preparazione, sono una quindicina e sono a disposizione della comunità.
Stanno anche ristrutturando l’ospedale che – è previsto – ospiterà 150 posti letto.


La mortalità infantile e non solo

La mortalità infantile è ancora elevata, ma anche quella degli adulti è alta: il 60% delle persone non ha un lavoro, dunque manca di assistenza sanitaria e di “carta verde”.
Tra l’altro, hanno stabilito che, se una famiglia posside una casa, non ha diritto alla “carta verde”.
Ogni giorno, a Sirnak, c’è un numero elevato di morti, che va da 4 a 6.
Le cifre ufficiali della mortalità infantile indicano il 2 per mille, quelle reali si aggirano intorno al 30 per mille.
La percentuale piu’ elevata, a parte i bambini, riguarda le donne.
Le morti sono dovute, in questi ultimi tempi, soprattutto per il cancro al polmone a causa dell’alto inquinamento da polveri, provenienti dalla vicina centrale termica di Silopi.
Si tratta di una vecchia centrale a carbone, costruita dieci anni or sono, ma in funzione da tre anni.
La centrale si trova a tre chilometri di distanza da Silopi ed è costantemente sorvegliata dai militari.
Proprio adesso è partito il progetto per la realizzazione di un’altra centrale simile, sempre a Silopi.
Intorno a questo problema sta nascendo un movimento di opposizione.


Il nostro progetto di centro sanitario di Sirnak

Siamo già a buon punto: è stata ultimata la struttura, sono state attrezzate le sale ambulatoriali ed hanno iniziato a predisporre il laboratorio delle analisi.
Sino ad oggi sono state visitate 550 donne.
Gli ambulatori sono stati preziosi durante l’alluvione del novembre scorso che ha causato una ventina di morti.
Inoltre, hanno preso avvio i corsi di educazione sanitaria: sono già stati fatti cinque incontri soprattutto rivolti alle donne partorienti.
“Verso il Kurdistan” è l’unica associazione presente nell’area con un progetto.
Il medico responsabile del progetto ci ha consegnato le fatture relative alle spese sostenute per
realizzare il centro: 11.000 lire turche per i farmaci; 7.000 TL per interventi sanitari nei villaggi vicini; 2.500 TL per seminari rivolti alle donne, per un totale di 20.500 TL, pari a circa 10.500 euro.
Il problema adesso è quello di attrezzare il laboratorio di analisi: servono le apparecchiature e i
reagenti.
Attualmente gli abitanti di Sirnak, per sottoporsi alle analisi, devono recarsi a Diyarbakir.