venerdì 1 settembre 2006

Incontro con Dogan Genç, responsabile per IHD della zona di Marmara e con Yuksel Genç, redattrice del quotidiano “Ulkede Gundem”

Report di Lucia Agrati
Istanbul, 8 agosto 2006

In un bar di Instanbul, l’ultimo giorno della nostra permanenza, una parte della delegazione incontra la giornalista Yuksel Genç e Dogan Genç, attivista di diritti umani.
Yuksel Genç è redattrice del quotidiano filo curdo Ulkede Gundem (Sguardo Libero). Nei suoi dieci anni di vita Ulkede Gundem è stato chiuso molte volte ci dice Yuksel sorridendo, e alla nostra richiesta di maggiore precisione con Dogan inizia un elenco a due voci di nomi che il giornale ha dovuto darsi per tornare in edicola, circa sette. In questi dieci anni la repressione contro il giornale è stata durissima: sono state uccise quaranta persone che lavoravano per il quotidiano fra giornalisti e semplici strilloni, la sede ha subito diversi attentati e il quotidiano conta ormai 250 processi in corso.
Ulkede Gundem è costantemente sotto il controllo della censura, anche nei giorni della nostra permanenza in Kurdistan era stato sospeso per due settimane e usciva con un’altra testata Demokrasi Toplumsal (Democrazia Sociale). Le motivazioni per le sospensioni possono essere le più varie, a volte basta solo citare in un articolo la sigla HPG, l’ala militare della guerriglia.
Ulkede Gundem è la voce del movimento curdo, unico strumento di informazione in Turchia su quanto sta accadendo in Kurdistan. Ha una tiratura di 20.000 copie, in Kurdistan però arriva con ritardi notevoli in alcune edicole e zone particolarmente militarizzate non viene esposto e, a volte, si preferisce non venderlo.
Quella di Yuksel Genç è una storia emblematica, giovane guerrigliera, è stata cinque anni in montagna e fu una dei militanti che si autoconsegnarono al momento della tregua alle autorità turche: sedici provenivano dalle montagne interne, fra cui lei, e quindici da paesi europei. Il risultato non fu quello sperato, furono tutti condannati a svariati anni di carcere; uno di loro in carcere morirà.
Questa azione voleva essere il tentativo di rompere l’isolamento in cui si tiene la questione curda e iniziare un reale processo di pace coinvolgendo la popolazione turca.
Su questa sua esperienza, Yuksel ha scritto un libro, che riporta anche interventi di intellettuali curdi e turchi impegnati per la fine del conflitto e per il riconoscimento dei diritti del popolo curdo. Ci confidano che hanno difficoltà a recuperare quanto servirebbe per la pubblicazione, ci impegniamo a valutare la possibilità di recuperare i finanziamenti necessari tramite un progetto da presentare in Italia.
Il libro s’iscrive all’interno del lavoro del Gruppo di pace, nato un anno e mezzo fa, formato da ex guerriglieri ed ex militanti del PKK, che lavorano con la società civile, gli intellettuali, i partiti turchi per la sensibilizzazione alla pace. Sono organizzati in ambiti zonali e per autunno stanno organizzando una prima conferenza di pace, probabilmente a Instabul o ad Ankara, a cui ne seguirà una internazionale nel 2007 dove saranno invitati rappresentanti dei movimenti di lotta europei.
Terminiamo il nostro incontro tornando ancora una volta sul tema della nuova legge antiterrorismo , che in pratica elimina le più elementari forme di comunicazione e di espressione, una legge liberticida che va dalla chiusura immediata di giornali, anche per un solo articolo contestato, al divieto di portare abiti tradizionali curdi o braccialetti con i colori della bandiera curda. Yuksel ci saluta sottolineando che questa legge è la peggiore che abbiano mai subito, “neppure nei durissimi anni della dittatura esisteva qualcosa di simile”.