giovedì 17 agosto 2006

TERZO REPORT DELLA DELEGAZIONE IN KURDISTAN

1° agosto 2006, incontro con Metin TEKCE:
“Vogliamo vivere in questa terra, in democrazia, pace e fraternità!”
di Giovanni Caputo

Ci riceve in mattinata Metin Tekce, Sindaco di Hakkari
In primo luogo ci illustra un evento del giorno precedente, di cui abbiamo visto immagini televisive: a Istanbul la polizia ha attaccato violentemente una manifestazione di protesta anti-israeliana. Essa è stata organizzata dalla sinistra turca, ma la propaganda turca parla di coinvolgimento sia della sinistra turca che dei kurdi.
Poi parla della situazione politica, sia interna che internazionale, che definisce “brutta”. Afferma che è in corso una guerra in Medio Oriente che causa purtroppo molte vittime civili e che di tale conflitto in Libano la stampa parla molto; rammenta però che è incorso un conflitto anche in Kurdistan, trascurato dagli organi di stampa. Eppure nel solo mese di luglio tale conflitto ha causato 170 morti nell’area (130 soldati turchi, 20 soldati iraniani e 20 guerriglieri kurdi). Sia i soldati turchi che quelli iraniani hanno intensificato le loro aggressioni militari nei confronti dei guerriglieri del PKK e del PJAK (movimento iraniano filo-kurdo) e si combatte sia in territorio turco che in territorio iraniano. La montuosità della provincia di Hakkari ha spinto i militari turchi a elaborare una strategia che prevede operazioni militari intense, anche perché tale provincia ha lunghe linee di confine tanto con l’Iran quanto con l’Irak.
Nel corso del 2005 si sono registrate, nella provincia (a Hakkari, Yűksekova e Şemdinli) ben 18 esplosioni dinamitarde. Quest’anno gli attentati dinamitardi sono stati già sei nella sola città di Hakkari: non hanno causato morti, ma solo numerosi feriti (in un caso l’esplosione ha provocato il ferimento di una dozzina di bambini): è evidente che lo scopo di questi attentati non è di uccidere, bensì unicamente d’intimidire la popolazione locale. Ormai ogni abitante di Hakkari manifesta la tendenza a guardarsi intorno ogni volta che esce di casa, per controllare che non vi siano ordigni nei pressi della propria abitazione o della propria automobile. Il Sindaco è ormai costretto, per ragioni di sicurezza, a muoversi sempre con una scorta personale.
Hakkari è una città-capoluogo da ormai 80 anni, ma è ancora la meno sviluppata della Turchia: il tasso di disoccupazione è pari al 75-80%; si pensi che il reddito medio annuo in Turchia equivale a circa 5000 dollari pro-capite, mentre ad Hakkari esso è in media di 600 dollari (per inciso, precisa il Sindaco, in città come Istanbul o Kocaeli il reddito medio è di circa 10000 dollari). Anche nel settore dell’educazione la città fa registrare un primato negativo: il minor numero di promossi, nell’intero Paese, nei selettivi test di ammissione all’università: “Tuttavia i giovani di Hakkari non sono affatto i più stupidi, anche se lo stato turco appare propenso a ritenere che sia così!”.
Dal punto di vista geografico la provincia è assai bella: presenta ben 30 monti di altezza superiore ai 3000 metri. Essa ha dato inoltre i natali a molti importanti personaggi: ad esempio, Ehmedê Xani, il famoso scrittore che ha narrato la leggenda Mem û Zîn; e non mancano artisti contemporanei, coje il commediografo Yılmaz Erdogan e il fratello Mustafa, che ha una compagnia di danza moderna molto nota in Turchia.

I cittadini di Hakkari sanno che il DTP non è in grado di rispondere ai loro bisogni, eppure continuano a votarlo comunque. Gli abitanti di Hakkari sono ufficialmente 60000, ma in realtà la popolazione ammonta a 80000 persone e per il 50% è costituita da gente sfollata verso la città dai villaggi dell’area evacuati o addirittura distrutti.
L’assistenza medica è decisamente insufficiente: manca un ospedale e vi è unicamente un centro sanitario, di dimensioni modeste. Chi si ammala qui deve recarsi a Diyarbakır, a Van o ad Ankara per poter essere curato: in città mancano medici, attrezzature e conoscenze tecniche mediche idonee.
Vi sono tre laboratori tessili gestiti da privati, che danno lavoro a circa 15 donne ognuno nella produzione dei kilim. Vi è anche un laboratorio statale gestito dalla prefettura, ma in esso le lavoratrici sono decisamente sfruttate: lavorano 12 ore al giorno e ricevono uno stipendio mensile equivalente a 50 euro. Il DTP ha una linea politica molto attenta alla condizione femminile: 3200 sono i comuni turchi e soltanto in 15 vi è un Sindaco-donna: di quelle 15 donne, ben 10 appartengono al DTP. La situazione della popolazione femminile è sicuramente migliore nei comuni amministrati dal DTP, dove sono presenti associazioni di donne; mentre negli altri comuni per le donne si fa poco o nulla ed esse hanno scarsissime possibilità di esprimere i loro problemi e manifestare le loro necessità.

Un’idea progettuale

Il Sindaco Tekce ha allacciato rapporti di collaborazione con associazioni e comuni europei, in particolare francesi, al fine di avviare un progetto sanitario; esso è già stato approvato, ma ancora non è partito, per difficoltà economiche. Il Comune di Hakkari intende finanziare la costruzione di un presidio sanitario per donne per il 20%; la municipalità di Diyarbakır intende accollarsi un ulteriore 15% delle spese, mentre per un ulteriore 30% contribuirebbero delle organizzazioni francesi. Il rimante 35% della somma (che ammonta a 600000 euro complessivi) resta tuttora da coprire.