giovedì 24 agosto 2006

Incontro con Alaattin EGE (Presidente della sezione di Hakkari del DTP)



Report e foto di Giovanni Caputo
Il Demokratik Toplum Partisi (DTP, Partito della Società Democratica) è stato fondato nel 2005, a seguito dello scioglimento del DEHAP e raccogliendo l’eredità del Movimento della Società Democratica, promosso da Leyla Zana poco tempo dopo la sua sorprendente scarcerazione da Ulucanlar (famigerato carcere di Ankara), avvenuta il 9 giugno 2004. Simbolo del DTP è una rosa rossa, che campeggia, attorniata da foglie verdi, su uno sfondo giallo. Ad Hakkari (Colemêrg, in lingua kurda), il 1° agosto verso mezzogiorno, la delegazione della società civile italiana ha incontrato Alaattin EGE, giovane e coraggioso Presidente della sezione locale del partito.
Dopo le cordialissime presentazioni, effettuate in un ampio salone e condite dal gradevole e rituale cay, EGE insiste più volte affinché l’incontro abbia luogo, per ragioni di sicurezza, in un luogo più appartato; pertanto ci spostiamo, assieme a lui, agli interpreti e a pochissime altre persone, nel suo ufficio.

EGE affronta subito il punto spinoso: nell’area il governo centrale applica ancora, di fatto, le dure regole che vigevano in passato, durante lo stato d’emergenza (noto come OHAL), anche se ufficialmente esso non vige più. Ad Hakkari si sono verificate e tuttora hanno luogo esecuzioni extragiudiziali; otto mesi fa un giovane uomo, di nome Yusuf Yaşar, fu arrestato nel mezzo del mercato cittadino; in seguito ne venne ritrovato il cadavere e parlando in proposito il prefetto di Hakkari dichiarò che era stato eliminato un terrorista. In realtà, quando fu preso Yusuf pensava solo al suo matrimonio, che avrebbe dovuto celebrarsi la settimana successiva. Ege ricorda tuttavia anche episodi più recenti avvenuti in altre province, come la brutale uccisione di un uomo e della figlia, avvenuta in un villaggio presso Kızıltepe, in giugno: la piccola Rozerin Aksu aveva soltanto sette anni, mi racconta un esponente dell’IHD presente all’incontro con Ege. Accanto alle esecuzioni, non mancano anche i casi di tortura e altre violazioni dei diritti fondamentali: talvolta i poliziotti fermano qualcuno e lo portano al commissariato, poi quel qualcuno non fa più ritorno a casa; alcuni membri del DTP hanno subito tale sorte in tempi recenti.
Di fatto questa è zona di guerra e i cittadini di Hakkari ne sono enormemente preoccupati. Inoltre incidono sulla vita della popolazione la povertà e la miseria, ma soprattutto l’atteggiamento dei poliziotti: essi si limitano ad alcune azioni di disturbo nei confronti di voi europei, pensate dunque a cosa possono fare per rendere la vita difficile ai kurdi che vivono qui, dato che a tale scopo di limiti non se ne pongono affatto: con queste parole, sintetiche ma molto efficaci, EGE ci descrive la situazione in città.
Poi incalza, riferendo che in giugno è entrata in vigore in Turchia una nuova legge anti-terrorismo e si tratta “d’una legge ideata per colpire i kurdi”. Essa consente a poliziotti incappucciati di recarsi nelle case, perquisirle e prelevare gli uomini che vi si trovano. I poliziotti hanno anche il diritto di sparare a chiunque, sulla pubblica via, non si fermi a seguito della loro intimazione “DUR” (che vuol dire “alt!”). In tal modo la linea politica del governo centrale contribuisce a far peggiorare le condizioni di vita della popolazione di etnia kurda.
La repressione tuttavia vi era anche in precedenza: può dirsi che vi è sempre stata a partire dagli Anni ’80 ed oggi è più forte che in altri periodi trascorsi. Del resto essa solitamente s’inasprisce quando si fa più intenso il conflitto armato. “Non si dimentichi, tuttavia, che anche durante il quinquennio della tregua unilaterale proclamata dai kurdi (dal 1999 al 2004) furono uccisi ben 500 guerriglieri”, ricorda EGE.

Il partito lotta non soltanto per i kurdi, ma anche affinché tutti coloro che vivono in Turchia possano vivere in un contesto democratico e non debbano patire ingiustizie. “Le autorità considerano però il partito come contiguo al PKK”, aggiunge EGE. Considerati alla stessa stregua degli appartenenti al movimento indipendentista kurdo, gli esponenti del DTP sono ovviamente repressi con pari durezza. L’ideologia è comune, è vero, ma nessuno sembra fare la dovuta attenzione per scorgere la differenza di strumenti tra chi lotta con le armi e chi invece ricorre a metodi pacifici e democratici Inoltre, la soglia di sbarramento, che impedisce a partiti che non ottengano almeno il 10% dei voti su scala nazionale di ottenere seggi nell’Assemblea Nazionale, non consente al DTP (succeduto a DEHAP e HADEP, partiti sciolti in precedenza) di disporre d’una rappresentanza parlamentare. EGE sottolinea tuttavia anche il paradosso che la soglia di sbarramento elettorale risulta fatale anche per molti piccoli partiti turchi.
All’interno del DTP è consentito agli appartenenti di esprimere differenti orientamenti e posizioni e pertanto si rileva la presenza di kurdi che aspirano a forme più radicali di lotta accanto ad altri che invece s’impegnano per favorire l’affermarsi della democrazia in modo pacifico. In ogni caso non vi è sciovinismo e tutti i membri del partito rispettano taluni comuni principi basilari; e prima d’esprimere pubblicamente una posizione, il partito solitamente provvede a una mediazione tra queste sue varie anime interne per trovare un punto d’incontro condiviso. All’interno del partito vi sono anche dei turchi: non sono molti nel complesso, ma ve ne sono ben cinque con un ruolo dirigenziale nella sede nazionale. Non mancano inoltre, anche se il loro numero è esiguo, esponenti zoroastriani, circassi, arabi,… tra i membri del DTP.

I partiti filo-kurdi sono costantemente a rischio di chiusura, anche se, come nel caso del DTP, si tratta d’un partito pienamente legale (in questo simile ad altri partiti presenti in Turchia) in base alle norme costituzionali. Il DTP si batte per il riconoscimento dei diritti democratici a tutti i popoli che vivono in Turchia e per questo incontra problemi ed è spesso costretto sulla difensiva e vede alcuni suoi esponenti sottoposti a torture. La lotta per la democratizzazione risulta dura in un sistema oligarchico e autoritario come quello turco, che non permette al partito di esprimersi liberamente come è nelle sue intenzioni. EGE: “I Kurdi abitano in queste zone da ben prima del popolo turco, e tuttavia sono i turchi a comportarsi qui da padroni”.
Nel DTP si compiono sforzi costanti per seguire i cambiamenti politici in atto nel mondo intero e conseguentemente adattare e rinnovare di continuo la linea politica del partito.
Inoltre il DTP prova a forgiare alleanze politiche con partiti turchi di sinistra. Lo scopo è di favorire una crescente fratellanza tra i popoli turco e kurdo. Del resto già il DEHAP, in vista delle elezioni municipali del marzo 2004, formò una coalizione elettorale con i partiti EMEP, ŐDP e SDP. Si trattava di partiti della sinistra moderata e la coalizione fu indicata dall’acronimo SHP. Il presidente della coalizione, Murat Karayalcın, divenne oggetto di discussione per essere stato in precedenza presente nella compagine di governo guidata da Tansu Ciller (che si distinse come particolarmente sanguinaria e repressiva nei confronti dei kurdi); tale episodio spinse molti kurdi a criticare aspramente il DEHAP e a non conferire i l loro voto all’SHP; del resto anche gli altri partiti inseriti nella coalizione videro calare i loro consensi elettorali, poiché furono svariati i loro sostenitori che non si recarono a votare, non accettando un’alleanza politica con il DEHAP. In quell’occasione il partito filo-kurdo ottenne meno voti che in precedenza e perse il ruolo-guida nell’amministrazione di alcune città grandi e importanti (Tatvan, Van,…), dove si avvertiva anche la forte concorrenza del partito di governo AKP; l’AKP non si astenne dal distribuire direttamente soldi alla popolazione durante la campagna elettorale e del resto già nella fase pre-elettorale aveva danneggiato le amministrazioni locali guidate da sindaci del partito filo-kurdo: infatti il governo centrale non sosteneva tali amministrazioni, rallentando ad esempio l’attuazione di progetti che esse avevano messo in piedi in collaborazione con enti europei e facendole così figurare come non in grado di fare granché per soddisfare i bisogni della popolazione locale. Il DEHAP ottenne comunque più voti complessivi rispetto a elezioni amministrative del passato e successi elettorali in numerosi piccoli comuni dell’area sud-orientale del Paese (gli incarichi di sindaco conferiti a esponenti del DEHAP – ora confluiti nel DTP – aumentarono dai precedenti 37 fino a toccare quota 56).
Il DTP intrattiene rapporti anche con altri partiti e piccoli gruppi politici di sinistra, pur non condividendone l’ideologia: è in contatto, ad esempio, con il TKP, il partito turco di orientamento comunista legalmente riconosciuto in Turchia. Non ha invece alcun rapporto con i partiti CHP (partito repubblicano d’ispirazione kemalista. è attualmente l’unico partito d’opposizione rappresentato al Parlamento turco) e DSP (il cui esponente di maggior spicco è l’ex Premier Ecevit): si tratta infatti di partiti che, pur se si autodefiniscono di sinistra, sono spiccatamente nazionalisti, inclini allo sciovinismo e anti-kurdi.

Le conclusioni che EGE traccia, al termine dell’incontro, sono alquanto amare, ma comprensibilissime: se l’Europa imponesse alla Turchia di porre fine alle violazioni dei diritti umani, essa non potrebbe comportarsi come fa ora. Nella situazione attuale, però, la Turchia compie violazioni e per il fatto che l’Europa non interviene a criticarla né a condannarla, la situazione diviene via via peggiore: la Turchia si sente infatti incoraggiata a reprimere ancor più pesantemente la popolazione kurda. I Kurdi hanno dunque ben ragione di lamentarsi del fatto che l’Europa è disattenta riguardo alle vicende dei popoli oppressi. La lotta del popolo kurdo è una lotta giusta nei confronti di autorità che intendono sterminare i kurdi e persistono nel negarne l’esistenza come popolo e l’identità. EGE: “Lo sterminio e il diniego devono aver fine. Noi lottiamo per conseguire la pace”.