domenica 22 maggio 2022

Hecî Mîrza Elî Goyî si guadagnava da (soprav)vivere come contadino e pastore

Verso mezzogiorno, dopo aver pascolato le sue pecore, si è diretto verso casa. L'autovettura sulla quale viaggiava é stata presa di mira dai droni armati delle forze armate turche. Hecî, ferito gravemente, è stato portato al piccolo "ospedale" del campo (costruito grazie al sostegno di cittadine e cittadini italiani,  attraverso donazioni fatte all'associazione Verso il Kurdistan ODV). Si tratta, in realtà, di un piccolo - seppure, indispensabile - presidio sanitario. Il medico ha subito compreso che fosse necessario trasferirlo - a bordo dell'unica ambulanza (dono della medesima associazione italiana) - in ospedale. L'ospedale di Geyara - coraggiosamente - accetta di prendersene cura. Ma il giovane Hecî fa parte di un numeroso gruppo familiare/parentale originario del Kurdistan turco che, come tutti i suoi "compatrioti senza patria", è sottoposto a embargo totale dal 17 luglio 2019. Il tempo necessario a convincere le guardie al posto di blocco (appartenenti al partito del presidente della Regione Autonoma del Kurdistan iracheno) gli è stato fatale. Hecî Mîrza Elî Goyî è giunto troppo tardi all'ospedale di Geyara e vani sono risultati i tentativi di salvargli la vita. 

Pertanto i suoi amici e i suoi familiari hanno dovuto provvedere a scavare un'altra tomba e a celebrare un altro funerale, accompagnati dalle grida - sinora inascoltate - di dolore e rabbia delle donne del campo-villaggio profughi di Mexmûr (che pure sarebbe sotto l'egida dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati).

Campo profughi di Makhmur (Kurdistan, Iraq), 21 maggio 2022