Andiamo a
Souleymania per un incontro con i responsabili del PYD (Partito dell
Unione dei Democratici del Rojava) . Incontriamo il portavoce del
partito Mohammed Rasho , la responsabile dell’Unione delle Stelle
(Star) associazione del Movimento delle Donne Yusif Nouzym e il
responsabile dei rapporti con la società civile (TEV-DEM) signor
Gharib Hassou. Quest’ultimo ci dice che è difficile attraversare
la frontiera per il Rojava perche’ il governo del Kurdistan iraqeno
pone problemi di vario genere adducendo motivi di sicurezza.
Occore pero’,
secondo Rasho, insistere presso le autorità del PDK in quanto questo
divieto è aleatorio e non legale, per cui di fronte ad un’insistenza
spesso si ha l’autorizzazione da parte degli organi dirigenti del
PDK. Il tentativo delle popolazioni del Rojava (Syria del nord) è di
unire ai due cantoni di Kobane e Cezyre (già uniti) il terzo cantone
di Afrin in modo tale da creare un continuum e avere la
possibilità di organizzare in modo omogeneo tutta questa estensione
di territorio. Il vero problema per unire questi cantoni è la
conquista della città di Yeraboulus perche’ la Turchia vuole una
zona cuscinetto proprio nell’area di Yeraboulus, non permettendo
quindi la realizzazione di quell’unità che tutti auspicano.
“Come abbiamo
liberato Grispi, ci dice Omar, così libereremo Yeraboulus,
anche se i Turchi – per impedire che la città venga presa –
hanno creato gruppi di Turcomanni travestiti sotto l’egida di due
organizzazioni di nome “Sultan Murat” e “Sultan Mehmet””.
In effetti la Turchia vuole non tanto una zona libera ma occupare
questo territorio, infatti pare fornisca armi ai suddetti gruppi. Si
passa poi a parlare della situazione sociale e dell’organizzazione
politico-amministrativa della Confederazione dei Cantoni di Rojava.
La vita in Rojava sta riprendendo in quanto in questo momento non
c’e’ guerra; “il nostro sistema si basa sull’idea che tutte
le etnie possano vivere insieme; prima della guerra, invece, il
governo siriano decideva per tutti e favoriva l’arabizzazione di
tutti i popoli che qui vivevano, privilegiando soprattutto la
popolazione araba in modo particolare nella distribuzione dei posti
di lavoro, discriminando sempre e comunque il popolo curdo” .
L’ultima dichiarazione è di Gharip Hassou. Per decidere le varie
questioni ci sono assemblee di quartiere formate dalle popolazioni
della zona che esprimono dei loro rappresentanti per l’assemblea
cittadina che legifera sulle varie questioni di volta in volta
affrontate. A loro volta le assemblee cittadine avranno
rappresentanti negli organi superiori. Ci vengono anche fornite
informazioni sulle modalità di retribuzione delle varie categorie
lavorative: “non abbiamo ancora un sistema interamente definito ma
stiamo provando a dare – oltre allo stipendio – una integrazione
in base al numero dei familiari e vorremmo far diventare
giuridicamente stabile questo sistema. La maggior parte della
popolazione è favorevole a questo sistema ma alcuni gruppi di
cittadini non si sono ancora abituati a questo nuovo modo di
intendere i rapporti sociali e amministrativi. In verità noi
pensiamo di riuscire in poco tempo a convincere tutti della bontà
della nostra proposta”, parola – ancora una volta – di Hassou.
“In ogni caso – prosegue – non vogliamo che, come nel
sistema capitalistico, si producano forti forme di consumismo;
dobbiamo ammettere di non avere ancora un efficiente sistema di
servizi secondo i nostri desideri, anche perche’ il governo
centrale siriano non ha mai sviluppato con fabbriche, scuole e
ospedali la nostra zona. Dobbiamo perciò preparare un numero
sufficiente di infermieri, medici, ingegneri e personale
specializzato, costruire scuole e ospedali efficienti per il riscatto
di questa terra sempre alla ricerca di una sua autonoma libertà.”
Terzo report.
Delegazione italiana in Kurdistan e Rojava. 28 sett 2015