Progetto “Hevi U Jiyan” (La speranza e la vita): per un ospedale nel campo profughi di Mahmura in Sud Kurdistan (Nord Iraq)
Dagli anno ’90 è in corso una
guerra cruenta tra la guerriglia del Pkk (Partito dei lavoratori del
Kurdistan) e l’esercito turco.
Nella regione kurda, lo Stato turco
ha messo in pratica il suo progetto, quello di “togliere l’acqua
ai pesci”.
Per cui, i militari turchi hanno
cominciato ad evacuare, con la forza, i villaggi kurdi, costringendo
poveri contadini a lasciare le loro case, la campagna, il bestiame.
L’esercito considerava questi
contadini responsabili degli attacchi guerriglieri.
Chi si rifiutava di lasciare il
villaggio, veniva arrestato o ucciso; molti subivano le torture; le
case venivano bombardate e bruciate.
Allora, l’apparato statale turco
praticava una grande oppressione: vietato parlare in kurdo, vietato
pronunciare la parola Kurdistan, vietato ascoltare musica e canzoni
kurde.
I profughi si sono trovati di fronte
a due strade: lasciare i villaggi o venire uccisi.
La proposta è stata quella di
partire per il Sud Kurdistan (Nord Iraq).
Negli anni ’93-’94, l’esercito
turco ha costretto 20 mila contadini, abitanti i villaggi di montagna
sui confini con l’Iraq a sfollare dai loro villaggi, situati nelle
zone di Sirnak e di Hakkari verso il Sud Kurdistan.
In Nord Iraq, i profughi si sono
installati, prima a Seranis e a Biher, poi a Bersiv, Etrus-Gelye,
Kiyamete, Ninova, Nehdara, e, alla fine, nel ’98, sono arrivati a
Mahmura, nella zona Mossul.
Ora appare facile citare i nomi di
tutti questi campi, ma i profughi vivevano allora una situazione
tragica e di grande sofferenza.
E lo Stato turco, tramite i
paramilitari, l’esercito e la collaborazione di fazioni di kurdi
iracheni, non ha mai rinunciato ad attaccare i profughi del campo;
anche le Nazioni Unite sono state usate contro il popolo in fuga e
non sono mancati attacchi da parte dello stesso governo iracheno.
All’inizio del 1997, a seguito dei
continui attacchi, circa cinquemila persone hanno lasciato il Campo
di Mahmura e sono andati ad installarsi in altre zone, a Semel,
Misirik ve Kasvok.
A Mahmura oggi vivono circa 12 mila
persone.
Quando i profughi sono arrivati a
Mahmura, in mezzo al deserto, la zona, come adesso, era senz’acqua,
popolata di scorpioni e serpenti.
I profughi hanno vissuto in uno stato
di totale abbandono, per anni, e molti bambini, sono morti di sete,
di caldo e di malattie.
Adesso, dopo molti anni di sacrifici,
il Campo di Mahmura è diventato un posto vivibile.
Politicamente, siamo profughi.
Siamo sotto la protezione delle
Nazioni Unite perché siamo profughi.
Fino al termine del regime di Saddam
Hussein, siamo stati sotto il diretto controllo del governo di
Baghdad, poi siamo passati sotto il controllo del governo federale
del Kurdistan.
A Mahmura, c’è un governo autonomo
del Campo.
Il popolo di Mahmura ha costruito in
questi anni un suo sistema di gestione e di autogoverno democratico,
ha formato le sue organizzazioni e si gestisce liberamente.
La sicurezza interna del Campo è
garantita dai suoi abitanti.
L’educazione scolastica è a carico
degli insegnanti volontari del Campo.
Ma lo Stato turco fa pressione sugli
Stati Uniti, sulle Nazioni Unite, sul governo iracheno, sul governo
della regione autonoma del Kurdistan iracheno per evacuare il Campo e
rispedire i profughi in Turchia.
Nei mesi scorsi, una delegazione
composita, turca ed americana, è arrivata al Campo ed ha chiaramente
fatto capire le proprie intenzioni.
In più, lo Stato turco fa pressione
sulle Nazioni Unite dicendo che ci sono dei terroristi nel Campo, ma
non è stato trovato nulla che confermi questa ipotesi.
Lo statuto di rifugiato è un
riconoscimento che viene dato ad una persona che non ha garanzie di
sicurezza nel proprio Paese.
I profughi del Campo non vogliono
tornare in Turchia senza garanzie, lo dicono le stesse leggi
internazionali.
Le condizioni politiche della Turchia
sono forse cambiate? E’ forse finita la guerra in Turchia? Il
sistema dei “guardiani di villaggio” è stato forse abolito? La
discriminazione etnica è finita? C’è la libertà d’espressione
in Turchia? Sono finite le esecuzioni extragiudiziali? Certamente no.
Nei mesi scorsi, è stato inviato in
Turchia un gruppo di pace per dimostrare le buone intenzioni del
popolo kurdo nel ricercare la pace, ma sono stati portati in giudizio
e condannati.
Questa è la democrazia che c’è in
Turchia.
La municipalità di Mahmura è stata
fondata nel 1999, è ufficialmente riconosciuta dal governo centrale
iracheno e dal governo regionale del Kurdistan; è formata da 21
consiglieri e da un Sindaco; il Sindaco e i consiglieri lavorano
volontariamente, al prezzo di grandi sacrifici. Il ruolo del Sindaco
è quello di essere il coordinatore.
La municipalità dipende direttamente
dall’ Assemblea democratica popolare di Mahmura, che riunisce
periodicamente la popolazione per spiegare le proprie attività,
ascoltare critiche e proposte.
Per esempio: nonostante, nel Campo vi
siano soltanto quattro persone addette alla pulizia, non esiste un
problema di pulizia perché le persone del Campo partecipano
volontariamente; i differenti servizi della municipalità –
l’archivio, i vigili, il servizio elettricità, acqua, ecc. -
funzionano secondo le necessità e con il mutuo aiuto.
Sono stati costruiti campi di calcio,
di basket e di volley.
In futuro, c’è bisogno di un
centro moderno per le attività culturali, artistiche, teatrali e
sportive. E di un acquedotto che non abbiamo.
C’è la necessità di costruire
strade ed infrastrutture; per questo, c’è bisogno di attrezzature
e macchinari.
A seguito delle cattive condizioni
climatiche – caldo, polvere, polluzione dell’acqua – ci sono
molte malattie a Mahmura, che riguardano, in modo particolare, le
donne e i bambini. Sono in aumento i casi di cancro, le malattie
renali a causa dell’acqua inquinata, frequenti anche le crisi
cardiache e le malattie psicologiche.
Malgrado ciò, non esiste nel Campo
un ospedale per far fronte a queste esigenze sanitarie. C’è solo
un ambulatorio, con un’attrezzatura che può fare solo analisi del
sangue e null’altro. Non ci sono medicinali sufficienti. Le donne
partorienti solitamente si rivolgono a medici privati esterni al
Campo che però hanno un costo notevole.
Da qui, la necessità di
implementare un progetto per la costruzione di un piccolo ospedale
con 10 posti letto nel campo di Mahmura su una superficie di mq 400:
1. Mattoni:
(8,000,000 ID) 6500 $
2. Cemento: (5,000,000
ID) 4065 $
3. Sabbia e sassi (ciottoli):
(5,000,000 ID) 4065 $
4. Ingessatura: (1,500,000
ID) 1220 $
5. Maiolica:
(3,000,000 ID)
2440 $
6. Soffitto: (3,000,000
ID) 2440 $
7. Finestre: (4,000,000
ID) 3250 $
8. Porte: (3,000,000
ID) 2440 $
9. Elettricità: (3,000,000
ID) 2440 $
10.Acquedotto (tubi, ecc):
(4,000,000 ID) 3250 $
11.Ferri: (8,000,000
ID) 6500 $
12.Ferri e forme: (12,000,000)
9750 $
13.Manodopera: (20,000,000
ID) 16250 $
TOTALE: (79,500,000
ID) 64,610 $
Attrezzature
necessarie per l’ospedale
Questo progetto riguarda soltanto
la costruzione dell’ospedale.
Servono poi anche le attrezzature,
come, ad esempio, macchine per ultrasuoni, ECG, raggi X, microscopi,
incubatrici, ecografi, elettrocardiografi, apparecchi per
elettromiografia, elettrobisturi, apparecchiature radiologiche.
Associazione onlus Verso il Kurdistan
c/o Banca Intesa - San Paolo - sede di Alessandria
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