martedì 7 ottobre 2008

Fermare le esecuzioni in Iran!



A sostegno ai prigionieri kurdi in sciopero della fame nelle carceri iraniane.



Il governo iraniano continua con le esecuzioni selvagge degli oppositori politici kurdi. Nel corso dell’anno numerosi rappresentanti della società civile kurda e intellettuali sono stati arrestati e condannati alla pena di morte dal regime dei Mullah. Fra loro, ci sono anche dei kurdi della Turchia, come Hasan Hikmet Demir giustiziato l’anno scorso, Attualmente 8 kurdi sono detenuti nelle prigioni iraniane per essere giustiziati. I loro nomi sono: 1. Adnan Hasan Pur (giornalista), 2. Hiwa Butimar (giornalista), 3. Ferzad Kemanger (difensore dei diritti umani), 4. Enver Huseyin Penahi (insegnante), 5. Ferhat Wekili (attivista umanitario), 6. Eli Heyderyan (attivista umanitario), 7. Erselan Evliyayi (attivista umanitario), 8. Habibullah Lutfi (studente universitario), 9. Emir Mufti (patriota kurdo). Questi kurdi sono considerati dei ‘nemici di Dio” e accusati di appartenere al movimento kurdo PJAK. Sfortunatamente tutto questo succede nel silenzio e senza alcuna protesta al livello internazionale.



Dal 25 agosto centinaia di prigionieri kurdi in Iran sono in sciopero della fame ad oltranza. Lo scopo di questo sciopero della fame e di chiedere 1) la fine immediata delle esecuzioni e della repressione contro i prigionieri politici e d’opinione; 2) i mezzi per attuare una difesa di tipo politico; e 3) i mezzi affinché le organizzazioni internazionali possano svolgere un ruolo di osservatori e monitorare la situazione delle prigioni in Iran.



Nel corso degli ultimi mesi, più di 300 intellettuali, giornalisti e rappresentanti della società civile kurda sono stati arrestati. Di questi la maggioranza rischia delle condanne molto gravi secondo il sistema giudiziario di un regime il cui fondatore, l'Ayatollah Khomeini, aveva dall’agosto del 1979 definito “nemici e figli di Satana” i milioni di kurdi del paese, che hanno avuto il torto di non essere sciiti e di rivendicare un regime laico e democratico. L’esecuzione di questi kurdi potrebbe aprire la strada ad altre esecuzioni di prigionieri politici kurdi e iraniani.



A riguardo della pena di morte, l’Iran si piazza al secondo posto dopo la Cina. Secondo il rapporto 2007 di Amnesty International, che chiede la liberazione dei prigionieri politici, nel 2007 sarebbero state giustiziate 317 persone. Come si legge anche in un comunicato stampa di Amnesty International (Index AI: MDE 13/136/2008 – ÉFAI) sono almeno 50 i prigionieri le cui condizioni sono gravi, esposti alla tortura sistematica e alle più svariate violazioni dei diritti umani.



Il giorno 9 ottobre, alle ore 14.30,

di fronte all’Ambasciata della repubblica islamica d’Iran,

In Via Nomentana, n.363 si terrá una manifestazione di protesta contro la pena di morte, di solidarietà con gli scioperanti e per la pace in Kurdistan.



Per ulteriori informazioni: 06 97845557