Partecipanti alla delegazione al Newroz 2014 nel Kurdistan
turco: gruppo di Van – Yuksekova – Nusaybin – Urfa
Lucia Giusti – pensionata Cgil Alessandria
Renato Torti – psichiatra Alessandria
Franco Casagrande - pensionato Vigili del Fuoco Novi Ligure
Giorgio Barbarini – immunologo San Matteo di Pavia
Margherita Cavanna – dipendente del Comune di Alessandria
Paolo Zammori – pensionato Filattiera (MS)
Alfonso Augugliaro – medico Messina
Emilio Carugati – pensionato Milano
Pier Paolo Prigione – videomaker Alessandria
Andrea Piccinini – pensionato bancario Torino
Lerzan Caner – interprete Istanbul
Newroz 2014 nel Kurdistan turco.L'esperienza dell’Associazione Verso il Kurdistan
Anche nel 2014 l’Associazione verso il Kurdistan con sede ad Alessandria in via Mazzini 118/122 ha promosso un viaggio, organizzato dall’Associazione
Uiki di Roma, nella zona dell’Anatolia orientale per il Newroz, antica festa celebrativa del capodanno festeggiata nel periodo dell’equinozio di primavera,oggi più che mai sentita, anche come momento di riconoscimento e identificazione culturale fra le popolazioni curde.
Il gruppo composto di 10 persone è partito il giorno 17 marzo alla volta di Istanbul per poi, dopo una serata passata nella Istanbul asiatica, raggiungere laCittà di Van.
E’ subito iniziata un’intensa settimana di incontri con persone, con luoghi, con sensazioni ed emozioni, costellata di curiosità, scoperte, idee da mettere in discussione e conoscenze da ampliare.
Parte importante del viaggio è stato l’incontro con persone significative del tessuto socio-politico della Comunità curda. Arricchenti sono stati i momenti trascorsi con i candidati alle elezioni che si sarebbero svolte, come noto, il 30 marzo 2014. Si è fra l’altro avuto modo di scoprire, che alcuni partiti locali, fra cui il BDP, di forte matrice curda, hanno scelto per queste elezioni la formula dei co-candidati alla figura di Sindaco, prevedendo così una gestione del ruolo, in caso di vittoria, di due persone, sempre un uomo e
una donna.
Il viaggio ha portato il gruppo di italiani, insieme a nuovi amici incontrati sul posto, in particolare l’interprete e l’autista, a percorrere molti km, alcuni a ridossodel confine con la Siria, ammirando un’ampia varietà di paesaggi: dalle città particolarmente colorate per la festa del Newroz, alla montagne, alcune innevate,a volte un po’ brulle con i segni degli incendi effettuati durante la distruzione dei villaggi curdi, fino ad arrivare alla zona più verdeggiante e rigogliosa,
attraversata dal Tigri, la “mezzaluna fertile”, per poi raggiungere città e luoghi archeologicamente importanti, antichi, alle origine dell’uomo dove storia, religionee mito si incontrano.
Fra questi, solo per citarne alcuni:
- i Monti del gruppo “Monte al-Gudi”, dove secondo,la cultura islamica, si localizza l’approdo dell’Arca di Noé;
- a Sanliurfa (Urfa), la “Hazreti Ibrahim Halilullah”la grotta legata alla nascita del profeta Abramo, dove tuttora scorre acqua sacra e poco lontano le vasche e popolate dalle carpe. Secondo la tradizione quando Abramo, avendo scatenato l’ira di Nimrod, il re assiro locale, venne da quest’ultimo condannato ad essere
arso su una pira grazie al pronto intervento di Dio il fuoco si trasformò in acqua e i tizzoni ardenti in pesci,le carpe per l’appunto.
E ancora
- alle porte di Mardin l’imponente Monastero, “Deyrul Zafaran” sede del patriarcato siro-ortodosso,- a Nusaybin l’importante Casa della Cultura con le sue strutture di pietra locale bianca, all’interno della quale è funzionante un servizio di caffetteria nato grazie ad un progetto, mirato all’inserimento lavorativo di ragazze provenienti da situazioni di disagio, promosso e sostenuto dall’Associazione Verso il Kurdistan.
Importante ricordare che nell’antichità Nusaybinera una città dotata di interezza, successivamente divisa un due a seguito della definizione del confine con la Siria. Così ora in quel territorio vi sono due Città, entrambe abitate da persone di etnia curda, a volte appartenenti allo stesso nucleo famigliare, una delle quali da un punto di vista formale –amministrativo appartiene al territorio siriano, nota come Qamishli.
E senza dimenticare Diyarbakir, che oltre ad essere un luogo particolarmente significativo per il viaggio in quanto luogo simbolo del movimento di resistenza curdo, regala a chi l’attraversa importanti moschee dalla struttura in basalto, roccia nera, inframmezzata da blocchi di pietra chiara che al tramonto si tinge di
riflessi color oro, mura antiche, e il “Ponte dai dieci occhi”, risalente all’XI secolo.
Report della delegazione Van-Yuksekova
Salutata Istanbul con un bel clima, arriviamo a Van alle ore 12.05 con pioggia e neve.Alle ore 14.00 partiamo per Erciṣ, a circa 100 Km,per incontrare i candidati alle prossime elezioniamministrative del partito curdo BDP. Dopo un passaggio per un saluto nella sede del Comitato elettorale, raggiungiamo il Sindaco in carica di Van, Bekir Kaya, attualmente candidato, precedentemente incarcerato per un anno e mezzo. Per la prima volta, sull’esempio di quanto già avvenuto all’interno del partito, si tenta la co-candidatura con Hatice Ḉoban, candidando in tutte le municipalità un uomo e una donna. Questo al fine di garantire un’equarappresentanza dei due generi, nella stessa proporzione in cui compaiono nella società. In questa prospettiva il ruolo femminile non è volto a condividere meramenteil potere, ma l’impegno. Entrambi a proposito delle attuali elezioni hanno detto, fra l’altro, che avranno valore di una sorta di referendum rispetto alle propostedi Ocalan; c’è un forte timore di brogli soprattutto in questa zona per il suo valore strategico.
In risposta a domande del gruppo, i candidati sindaco hanno comunicato che in base ad una recente legge, è prevista la scarcerazione dopo cinque anni,qualora non sia ancora stato emesso un giudizio.
La legge approvata per favorire gli appartenenti ad ERGENECON, potrà essere utilizzata anche dai prigionieri curdi, attualmente in carcere in attesa di giudizio. È previsto per il 12 aprile il primo rilascio di sindaci, consiglieri e altri amministratori curdi incarcerati; attualmente sono in carcere una ventina di sindaci, e molti altri dirigenti del BDP.
Per il Newroz di Diyarbakir è attesa una grande affluenza, in previsione di un nuovo messaggio sul processo di pace da parte di Oḉalan.
È stato chiesta l’entità degli aiuti per il terremoto che ha colpito Van nel 2011 da parte dello Stato o da ONG e ci è stato risposto che a tutt’oggi gli aiuti arrivati a livello centrale sono gestiti dalle Prefetture e quindi le municipalità non ne ricevono comunicazione, a parte pochi casi di fondi arrivati direttamente alle municipalità.
A seguito dei tragici avvenimenti siriani, il governo centrale vuole utilizzare i container che ancora oggi ospitano circa un centinaio di famiglie terremotate per accogliere i profughi siriani, di origine araba sunnita:gli attuali inquilini, sfrattati, e in procinto di trovarsi in mezzo a una strada, hanno effettuato uno sciopero
della fame.
Si porgono ai candidati gli auguri di rito e si torna . Tantissimi i volti incontrati, fotografati, scrutati lasciandosi scrutare per cercare di raccontarsi, al di là delle difficoltà linguistiche.
Molti i volti di donne… le donne co-candidate alla carica di sindaco… la donna sindaco attualmente in carica a Nusaybin che esce da un lungo sciopero della fame per protestare contro il muro che il governo Turco ha deciso di costruire nella sua Città per segnare il confine con la Turchia e che ha raccontato che “a
fronte di uno stato che tende a tutelare maggiormente gli uomini, anche quando commettono abusi fra le mura domestiche, nella sua municipalità ha previsto il licenziamento dei dipendenti che compiono violenze e abusi”… le madri della pace dell’associazione “Baris Anneleri Inisiyafiti” che, con i loro veli bianchiinstancabilmente promuovono la pace nel senso più ampio del termine. Hanno infatti tentato contatti anche con le madri di militari perché il loro obiettivo è che nessuno, non solo fra i curdi, debba più morire o essere incarcerato per le proprie opinioni.
E come dimenticare il volto di una signora che faceva il pane in un forno a ridosso del muro appena costruito a Nusaybin, impegnandosi in una vita normale al di là delle scelte dei potenti che costruiscono muri e pensano a minare territori, per logiche, da un punto di vista umano e concreto, astruse ed intrise di un malato
senso del potere e dell’ordine.
Non a caso tra i progetti che l’associazione Verso il kurdistan sostiene, vi è Berfin (bucaneve) per la formazione e la scolarizzazione di bambine curde figlie di detenuti o martiri.
Viene da pensare che il destino di quell’area, come quello di altri luoghi, è “nelle mani” delle donne.
Come non augurarci che a fianco dei negoziati, delle scelte politico- economiche di vertice, possa crescere sempre più l’archetipo femminile con la sua capacità di mediare, di andare avanti, sostenendo la vita, anche
dove è stata incatenata, repressa, sminuita.
Van per partecipare all’incontro nella sede di Tuyad-Der, associazione con cui è in corso un progetto diborse di studio a favore di ragazzine figlie di detenuti o martiri, le cui famiglie sono in gravi difficoltà economiche.Durante l’incontro svolto alla presenza di alcune delle studentesse beneficiarie del progetto, ci viene illustrata la situazione delle singole studentesse e vengono proposti nuovi inserimenti in sostituzione di situazioni famigliari migliorate grazie a scarcerazioni o per completamento del percorso di studi, come è avvenuto per due ragazzine.
Le nuove studentesse proposte sono anch’esse in gravi difficoltà economiche, figlie di genitori già condannati all’ergastolo.
Con l’attuale presidente dell’Associazione viene effettuata un’interessante analisi della situazione curda alla luce degli equilibri venutesi a creare attualmente
fra il governo turco e le potenze internazionali.
2° Report della delegazione Van-Yuksekova 19.03.2014
Al mattino si parte da Van e raggiungiamo Yuksekova,godedondoci un bellissimo paesaggio con un clima freddo, ma con il sole sull’altopiano anatolico
orientale.Lasciati velocemente i bagagli ci siamo diretti al Newroz.Tantissima folla, tanta musica, città in festa, con tanti colori ed allegria.
Accolti dai funzionari del BDP, abbiamo attraversato l’immensa spianata, gremita di persone danzanti e in ascolto dei diversi cantanti che si sono susseguiti.
Abbiamo preso posto vicino al palco. Mentre simbolicamente il fuoco ardeva, la folla si entusiasmava al travolgente discorso del co-presidentedel BDP, Selahattin Demirtaṣ.
Verso le 14.30, siamo stati invitati sul palco, abbiamo portato un nostro saluto, tramite Giorgio Barbarini, e poi, su intenso suggerimento di Alfonso Augugliaro, abbiamo intonato,fra applausi e entusiasmo generale “Bella ciao”. Naturalmente,abbiamo portato i saluti di Antonio Olivieri,comunicando che non ha potuto essere lì perchéil governo turco gli ha impedito l’ingresso.
Grande applauso della folla per Antonio e sonoro disappunto per quanto disposto dal governo turco.Nell’area erano esposte gigantografie di Apo, diMazlum Dogan, immolato dandosi fuoco nel carcere di Diyarbakyr, delle attiviste curde assassinate a Parigi nel gennaio 2013, e di altri martiri. Colpiva, in mezzo alla folla festosa, un piccolo palco di un gruppo di famigliari di martiri, di cui tre recentissimi: due uccisi dai poliziotti durante una manifestazione,il terzo vittima di una carica della polizia durante i funerali.
Molte persone del luogo, facevano a gara per essere fotografati nei loro abiti tradizionali e con i loro passi di danza con noi.
Il Newroz 2014 di Yuksekova si è concluso con la fiumana dei partecipanti che lasciava l’area del Newroz sotto i “colpi” dei fuochi d’artificio, in maniera assolutamente pacifica.
Successivamente, abbiamo incontrato i co-candidati alla carica di Sindaco in città: Ruken Yetiṣkin - già sindaca, incarcerata per due anni, e tornata libera, ha deciso di ricandidarsi - e Tacettin Sefali.
Abbiamo posto molte domande sia sulla situazione politico - economica locale, sia sulle previsioni dei risultati elettorali in funzione del valore di referendum che è stato attribuito alle imminenti elezioni amministrative. Relativamente alla situazione economica, è stato sottolineata la drammaticità del momento occupazionale locale,conseguente, fra l’altro, alla chiusura della frontieracon l’Iran da parte del Governo, nonché alla riduzione anche di tutti gli altri commerci transfrontalieri, quale conseguenza della strage di Roboski del 2011. È stato vietato il pascolo sulle montagne limitrofe.
La vocazione agricola della zona dovuta alla particolare fertilità del terreno non viene realizzata in quanto non vengono concessi finanziamenti, per una sorta di boicottaggio da parte del governo centrale.
La situazione è particolarmente grave considerando che su 183 villaggi ben 113 sono stati bruciati, costringendo la popolazione ad aumentare il numero di disoccupati in città.
Non c’è famiglia in Città che non abbia almeno un detenuto. Un’altra domanda verteva sull’apparente diminuzione del controllo del territorio manu militari. In effettisi è lievemente attenuata la pressione da parte del governo sul territorio, in ottemperanza al tentativo di pacificazione proposto dal leader del PKK in carcere.
Tale ridotto controllo, che dovrebbe avere l’effetto pratico anche di favorire il ritiro dei guerriglieri dalle zone strategiche, in realtà è stato sostituito dall’incremento di forze di polizia (commissariati, in precedenza assenti) anche nei più piccoli villaggi dell’area, e da una maggiore attività di perquisizione presso le abitazioni con arresti di militanti e una conseguente ulteriore violazione dei diritti della popolazione.
È stato ulteriormente precisato il concetto delle cocandidature, formalizzato per i ruoli dirigenziali all’interno del partito BDP, adottato anche da altre forze politiche; tale sistema, non è ancora formalizzato per la candidatura dei Sindaci: infatti, solo una persona può presentarsi per la carica di sindaco, mentre l’altra persona candidata nella lista, potrà essere cooptata per svolgere il ruolo di co-sindaco solo a risultato elettorale acquisito.
È stata approfondita la questione dello sbarramento elettorale del 10% ipotizzando una forza maggiore dei partiti filo curdi nelle amministrazioni comunali.
A tal fine, va vista la creazione di un partito dell’area di sinistra denominato HDP. Altra questione assai delicata è l’incertezza, a pochi giorni dal Newroz di Diyarbakyr per il quale è stato
preannunciato un messaggio, del processo di pace da parte di Ocalan: il partito non ha ancora notizie certe in merito alla consegna di tale messaggio da parte del Ministero della Giustizia.
Fra l’altro Ocalan ha già reso noto che, in assenza di passi precisi da parte del Governo in favore del processo
di pace entro il 30 marzo 2014, si ritirerà dalla trattativa lasciando il compito al KCK. I candidati sindaci si sono espressi in termini pessimistici in merito alla trattativa; hanno inoltro espresso riserve anche per l’indebolimento dell’attuale Primo ministro a causa dei problemi di corruzione che hanno investito il suo esecutivo.
Si è affrontato infine il tema dell’approccio dei curdi nei confronti del problema della guerra in Siria. È stato chiarito che i curdi si occupano soprattutto dei curdi siriani del Rojava - Kurdistan occidentale, essendo peraltro solidali con la rivoluzione siriana. Hanno aggiunto che risulta che il governo turco sovvenzioni bande dalle quali i curdi presenti in quella regione devono difendersi.
Fatti gli auguri di rito ai candidati, ci siamo spostati nella sede dell’Associazione Meyader - destinataria del progetto delle borse di studio per studentesse di famiglie con martiri e detenuti - dove abbiamo incontrato il nuovo responsabile Cengiz Ortaṣ. Con lui abbiamo fatto una disamina delle varie situazioni e abbiamo consegnato il contributo per le situazioni seguite.
3° Report della delegazioneVan-Yuksekova 20.03.2014 e 21.03.2014 20.03.2014
Oggi, dopo un lungo viaggio, non privo di numerosi controlli da parte dell’esercito, attraverso le montagne del Kurdistan, dagli scenari spettacolari ed anche devastati negli anni da una feroce repressione delle forze dell’esercito, che si impone per la sua onnipresenza, arriviamo a Nusaybin al confine con la Siria,dove ci aspetta la sindachessa Ayṣe Gökkan, resasi nota in tutto il mondo per l’opposizione alla costruzione di un muro tra Turchia e Siria, decisa dal governo
turco, attuata attraverso un clamoroso sciopero della fame nel 2013.
Le tematiche subito affrontate sono quella dell’impegno della donna nell’attuale fase storico-politica, del contributo dei giovani e della situazione siriana.
Riguardo al primo tema, rimarca la situazione di particolare sfruttamento e oppressione cui sono esposte attualmente le donne in Siria, e fra gli altri problemi preoccupa il diffondersi di una prostituzione minorile sempre più precoce; questo in una società all’interno della quale le donne hanno un ruolo sempre più attivo nel processo di affermazione dei diritti del popolo curdo.
Sul problema della Siria, rileva come il governo turco, che voleva indebolire la lotta in Rojava erigendo un muro a rinforzo della separazione già esistente, in realtà con questa scelta ha rinsaldato ancora di più i legami fra le persone delle due parti.
Il muro, progettato per essere lungo 7.000 m e alto 2 in corrispondenza di Nusaybin, in seguito alle proteste della popolazione è stato realizzato soltanto per 1.300 m, alto 1 m e sovrastato da 2 m di filo spinato.
Ribadisce la propria posizione di forte critica nei confronti del governo turco, che supporta sia da un punto di vista logistico che di sostegno e d’aiuto le forze estremiste di Al Nusra, che attaccano la popolazione curda in Siria, rendendosi invece colpevole di abbandono e di negazione di aiuti alla stessa, con particolare riguardo alle fasce più esposte quali i bambini
e i malati, cui vengono negati vaccinazioni, cure e talvolta possibilità di accesso negli ospedali turchi anche per cure salvavita. L’impossibilità di eseguire regolari vaccinazioni ha favorito la ricomparsa di malattie infettive fra cui casi di poliomielite.
Riferisce che il governo turco si è reso responsabile anche dell’uccisione di curdi siriani, che tentavano di entrare sul suo territorio turco mentre permette
il passaggio tra i due stati di aiuti e anche di armi e armati da altri valichi di frontiera, bloccando invece ogni scambio con Rojava.
In quella regione i curdi sono impegnati autonomamente nella difesa del territorio e della popolazione dagli attacchi delle forze di Al Qaeda e Al Nusra, sempre più attive, anche con attentati suicidi.
Sull’attuale situazione economica a Nusaybin, il venir meno degli scambi con la Siria ha causato anche una forte crisi delle attività commerciali locali, dove circa 2.000 imprese sono state costrette a sospendere la loro attività.
La situazione economica è critica, molte famiglie vivono disagiatamente, di un’economia di sussistenza attuata in modo autarchico nella regione; la disoccupazione ha ormai raggiunto il 90% e la popolazione non nutre alcuna fiducia nei confronti del governo centrale, al quale sempre meno si rivolge per qualsiasi forma di aiuto civile. Quando viene proposta unacampagna di vaccinazione, si teme che possa trattarsi di un intervento di sterilizzazione; quando le autorità parlano di sicurezza, la gente pensa alla tortura da parte della polizia; quando si parla dell’educazione,pensa all’assimilazione; quando si parla di tribunale, pensa all’ingiustizia; quando si parla di un lavoro, pensa al ricatto.
Interrogata su quanto è stato fatto da parte sua a favore della popolazione, risponde che la competenza della Municipalità è limitata, essendo riconosciute maggiori competenze agli organi decentrati dello Stato.
Malgrado ciò, alcune opere sono state realizzate:
- la canalizzazione di acque fognarie,
- l’apertura di un ambulatorio medico,
- un forno per la panificazione,
- un macello,
- una cooperativa per la produzione e la commercializzazione dei prodotti della macellazione, dell’allevamento e della pesca.
Per la sua attività negli anni del suo mandato è stata costantemente perseguitata dal governo, che l’ha sottoposta a 150 procedimenti penali.
Ha promosso l’apertura di un Centro per donne vittime di violenza, fatto oggetto di irruzione da parte delle forze dell’ordine e di un Centro Culturale, chiuso dallo stato, ma da lei successivamente riaperto.
Con uno slogan ha affermato che “se l’uomo violenta e lo stato lo difende, lei invece allontana dal lavoro gli
uomini che tradiscono le donne”.
Finisce dicendo di essere stata intimidita, minacciata ed insultata dalla polizia in occasione della sua protesta, mentre gli abitanti, sia di Nusaybin che di Rojava, sono stati sempre solidali nel sostenerla.
Dopo averla salutata e ringraziata, ci siamo recati al Centro Culturale “Mitanni”, all’interno del quale è funzionante una caffetteria, gestita da una cooperativa di donne in difficoltà, alla cui realizzazione ha contributo in modo determinante l’Associazione “Verso il Kurdistan” alcuni anni fa. A distanza di alcuni anni sipuò dire che l’iniziativa abbia avuto pieno successo.
Più tardi, in serata, accompagnati sempre dall’attuale sindachessa Ayṣe Gökkan, che non si presenterà alle prossime elezioni amministrative, abbiamo incontratonella sede del suo partito, il BDP, accolti da una folla festosa e danzante, gli attuali co-condidati Sara Kaya e Cengiz Kök, che ci hanno illustrato il loro programma. Questo in sintesi si basa sulla realizzazione di una governabilità fondata su interventi a favore della popolazione, centrati sulla realizzazionedi attività lavorative rispettose dell’ambiente, sullo sfruttamento soprattutto delle risorse locali, in modo particolare sullo sviluppo di un’agricoltura e di un allevamentobiologici, favoriti nella regione per la particolare fertilità, da sempre nota, del suolo ( la Mezzaluna
fertile).
Altro aspetto importante del programma è il perseguimento di una gestione amministrativa il più possibile di base, tesa a dare alla popolazione ingenerale e alle donne e ai giovani in particolare un ruolo di primo piano. Carattere del progetto politico complessivo rimane fondamentalmente sempre quello
di una buona amministrazione, tesa alla realizzazione dei principi di libertà, giustizia ed equità, partecipazione e autodeterminazione, che escluda ogniaffermazione del potere.
Anche qui l’incontro si è concluso, per ovvi motivi, prendendo in esame i temi dell’attuale crisi siriana, rispetto alla quale sono state ribadite le posizioni già
espresse dagli altri esponenti politici del BDP precedentemente incontrati.
21.03.2014
In mattinata, dopo una nuova visita al Centro Culturale “Mitanni”, accompagnati da una delle protagoniste dell’iniziativa che lì si svolge a favore delle donne, cisiamo recati al confine con la Siria, dove è stato realizzato il muro di separazione al quale si è opposta in prima persona l’attuale sindachessa di Nusaybin AyṣeGökkan.
Questo è situato a ridosso delle abitazioni e colpisce in modo particolare per la sua funzione di interruzione della normale vita quotidiana. Sipotevano infatti osservare, nella parte “turca” ( più urbanizzata), le persone nelle loro abitazioni affaccendate nelle attività domestiche, mentre al di là, in territorio siriano, i contadini erano intenti al lavoro nei campi. Il muro è attentamente sorvegliato dalle forze dell’ordine turche, anche mediante frequentipassaggi di mezzi blindati che tendono a sconsigliare un avvicinamento a tale struttura muraria, in prossimità della quale si ipotizza anche la presenza di mine.
Colpisce il tentativo, teso forse alla normalizzazione, forse anche provocatorio, da parte un’anziana signora accompagnata da una più giovane, di cuocere il pane in un forno tradizionale situato nelle immediate vicinanze del muro.Nel pomeriggio visita alla città di Mardin e trasferimento in serata a Diyarbakir.
4° Report della delegazione Van-Yuksekova 22.03.2014
In mattinata partiamo da Diyarbakir, verso le ore 11.00 raggiungiamo Şanliurfa dove si svolge il locale Newroz. Una folla immensa è presente nella zonadella manifestazione, fra bandiere sventolanti, danze e musica dal vivo.
La nostra delegazione viene accolta da un responsabile e accompagnata presso il palco, dove sono presentialtre delegazioni europee. Apprendiamo che tra gli ospiti vi è anche il fratello di Öcalan.
Sul palco si sono susseguiti gli interventi di tre parlamentari del BDP, uno di questi Altan Tan, è stato a tratti contestato per le sue posizioni di valorizzazione degli aspetti religiosi nella società.
Mentre grande entusiasmo è stato suscitato dall’intervento di Osman Baydemir, attuale sindaco di Diyarbakir e candidato alle prossime elezioni amministrativea Şanliurfa. Sul palco è stato preceduto dalla co-candidata. Il nucleo centrale dell’intervento di Osman Baydemir è consistito nel ribadire la necessità di una pacificazione fra tutti i gruppi che abitano la Turchia: curdi, turchi, arabi, gruppi minoritari. La lettera di Öcalan dell’anno scorso ha aperto la strada
verso la pacificazione; Şanliurfa potrà essere la por-
5° Report della delegazione Van-Yuksekova 23.03.2014
A Diyarbakir, in mattinata, ci rechiamo presso “Tuhad-der”, associazione di sostegno alle famiglie di curdi martiri o attualmente in carcere, impegnata per il rispetto dei diritti umani dei detenuti. È composta da 3 rappresentanze e 9 succursali distribuite in tutta la Turchia. È stata fondata nel 2003 con questo nome,
raggruppando differenti associazioni già presenti sul territorio dal 1995. Ci aggiornano sul numero dei detenuti curdi in carcere per motivi politici: attualmente
sono 6.500. Molti sono accusati di appartenere al PKK e KCK, altri sono stati arrestati “semplicemente” perché accusati di essere sostenitori o “fiancheggiatori del terrorismo”. L’anno scorso erano 10.000, il numero varia col variare della situazione politica.
I detenuti hanno diritto a:
- se condannati a pene inferiori all’ergastolo, a 2 visite al mese, una visita aperta (senza vetro, comunicando
a voce) e una no, più una telefonata alla settimana della durata di 10 minuti ;
- se condannati all’ergastolo, ad una visita e ad una sola telefonata al mese.
Tuttavia i prigionieri vengono trasferiti in strutture carcerarie lontane anche migliaia di chilometri dalle famiglie, rendendo così estremamente difficili le visite da parte dei famigliari.
Il Governo esercita una pressione psicologica sul detenuto per indurlo ad abbandonare la lotta e in questo modo punisce non solo il detenuto, ma anche la famiglia.
Dall’anno 2000, lo Stato ha costruito carceri di tipo F (le peggiori) dove le celle sono piccolissime, non esita di questa pacificazione dove tutto il popolo vivrà unito.
Osman Baydemir manda un saluto ai martiri, ai detenuti, ai guerriglieri e anche all’esercito, ai poliziotti.
Ha chiesto alla gioventù di studiare bene, di non abbandonare la scuola e ha fatto gli auguri agli studenti che domani sosterranno l’esame per l’Università.
Tra lo sventolio delle bandiere e gli applausi, ha terminato il suo discorso ricordando che non solo la dittatura dei militari, ma anche la dittatura dei civili è pericolosa, forse ancor più della prima.
Gli interventi dei politici sono stati inframmezzati da star della musica molto famose, osannate dal pubblico, fra questi Ciwan Haco.
Sono state cantate molte canzoni dei guerriglieri accompagnate dal saz, strumento popolare. Tutto, come nelle altre località, si è svolto serenamente,in un clima di festa e senza incidenti.
Esistono spazi comuni e hanno diritto solo ad un’ora d’aria, senza mai incontrarsi fra detenuti; recentemente, sono state installate telecamere sia nelle celle che nei corridoi, che sono state messe fuori uso dai detenuti.
Da queste strutture di tipo totale, i detenuti non si spostano mai, neppure in occasione del processo, perché recentemente sono state costruite aule processuali nel carcere stesso.
Fra i detenuti politici ve ne sono 600 malati e fra questi 122 sono casi gravi, ci sono referti dell’ospedale che attestano che la loro patologia non è compatibile con la carcerazione; tuttavia, il governo non consente che possano essere adeguatamente curati se non c’è il benestare della polizia ( che difficilmente viene concesso).
L’iter eventuale per giungere ad un soddisfacente approccio medico, anche in caso di patologie molto gravi, è talmente lungo e complicato, da consentire il ricovero in ospedale solo quando non esiste più alcuna
possibilità di cura.
Quand’anche il detenuto malato ha la possibilità di essere visitato in un ospedale specializzato, a volte rifiuta di sottoporsi alla visita in quanto non gli vengono tolte le manette, come chiede, appellandosi al fatto di essere un detenuto politico.Finora, anche da quando è iniziato il processo di pace,nulla è cambiato.
Per lottare contro queste “angherie” è stata organizzata dall’Associazione “Tuhad-der” una marcia che partirà il 6 aprile da Diyarbakir, per concludersi ad Ankara di fronte al Parlamento. Nel 2013 sono morti, senza essere stati sottoposti a terapie adeguate, 12 detenuti.
Ci hanno parlato della “tortura del furgone” che consiste nel fare compiere un percorso molto lungo, anche di settimane, per completare il trasferimento dal carcere alla struttura sanitaria. Il lungo viaggio dipende dalle tappe che vengono effettuate per caricare sullo stesso furgone detenuti malati da diverse carceri e indirizzati
allo stesso ospedale. Recentemente un detenuto proveniente dal carcere di Van dopo dieci giorni di viaggio è deceduto, senza raggiungere l’ospedale.
Salutiamo i rappresentanti dell’Associazione lasciando il contributo per le famiglie in affido.
Il secondo incontro a Diyarbakir è stato con l’Associazione “Madri per la pace”. Ci accolgono nella loro sede, con affetto. Sono presenti una decina di aderenti all’associazione che dopo averci offerto il tè di rito, iniziano a raccontarci squarci della loro vita. Ci ha colpito particolarmente la storia di una madre con tre figli detenuti, angosciata in modo particolare per la figlia arrestata e condannata a tredici anni, quando ventitrenne aveva partecipato a una manifestazione in occasione della festa della donna e a un funerale.
Quando è stata arrestata era incinta di tre mesi, ha avuto il bambino che ora vive con la nonna, la donna che ci ha dato la testimonianza. Cerca di provvedere economicamente al bambino facendo dei manufatti in carcere che poi la nonna vende. E’ stata abbandonata dal marito che ha chiesto il divorzio, è malata di
cancro al seno, ma non vuole approfondire gli accertamenti per timore di metastasi. Questa “madre della
pace”, mostrando la foto della figlia ci chiedeva di intervenire, soprattutto rendendo note queste situazioni, che avvengono all’interno del carcere. La stessa madre aveva altri due figli detenuti.
La più anziana delle presenti, continuava a dirci sconsolata che il figlio era in carcere da 22 anni.
Un’altra signora, recentemente rimasta vedova, ci racconta, parlando in curdo, le tragedie che hanno colpito la sua famiglia: anche lei ha due figli in carcere, arrestati in occasione di manifestazione e accusati di sostenere il PKK. Un’altra signora fra le presenti, non aveva congiunti in carcere, ma solidale con l’associazione,
si rendeva disponibile a collaborare alle diverse iniziative.
Nonostante le loro tragedie famigliari, tutte queste donne lottano - con i loro veli bianchi sul capo – non solo per la libertà dei detenuti, ma per la pace e per la cessazione delle tensioni affinchè non ci siano più morti da nessuna parte.
Commossi salutiamo le “madri della pace” con l’impegno di ritornare e di fare quanto in nostro potere per diffondere il loro messaggio di pace. Lasciamo loro il contributo per le famiglie in affido raccolto fra le
famiglie italiane.
Il 24 marzo la delegazione Van-Yuksekova lascia il paese per fare ritorno in Italia. In Italia ci portiamo tante emozioni, un po’ di amarezza per quanto di triste e tragico ancora una volta
abbiamo incontrato, con la speranza di poter essere d’aiuto anche semplicemente diffondendo nei nostri ambienti di vita quotidiana queste informazioni e questi aneliti di speranza e di apertura.
Il viaggio oltre a consentirci di vedere luoghi stupendi, di muoverci in una natura che si sussegue dalla mezza luna fertile, alle montagne innevate, a siti archeologici che riconducono alle origini dell’uomo, ci ha permesso, soprattutto, di incontrare volti, sorrisi,
emozioni di un’umanità vera.
Alfonso, Andrea, Emilio, Franco, Giorgio, Lerzan,
Lucia, Margherita, Paolo, Pier Paolo, Renato
componenti della delegazione Van-Yuksekova
2° Report della delegazione Van-Yuksekova 19.03.2014
Al mattino si parte da Van e raggiungiamo Yuksekova,godedondoci un bellissimo paesaggio con un clima freddo, ma con il sole sull’altopiano anatolico
orientale.Lasciati velocemente i bagagli ci siamo diretti al Newroz.Tantissima folla, tanta musica, città in festa, con tanti colori ed allegria.
Accolti dai funzionari del BDP, abbiamo attraversato l’immensa spianata, gremita di persone danzanti e in ascolto dei diversi cantanti che si sono susseguiti.
Abbiamo preso posto vicino al palco. Mentre simbolicamente il fuoco ardeva, la folla si entusiasmava al travolgente discorso del co-presidentedel BDP, Selahattin Demirtaṣ.
Verso le 14.30, siamo stati invitati sul palco, abbiamo portato un nostro saluto, tramite Giorgio Barbarini, e poi, su intenso suggerimento di Alfonso Augugliaro, abbiamo intonato,fra applausi e entusiasmo generale “Bella ciao”. Naturalmente,abbiamo portato i saluti di Antonio Olivieri,comunicando che non ha potuto essere lì perchéil governo turco gli ha impedito l’ingresso.
Grande applauso della folla per Antonio e sonoro disappunto per quanto disposto dal governo turco.Nell’area erano esposte gigantografie di Apo, diMazlum Dogan, immolato dandosi fuoco nel carcere di Diyarbakyr, delle attiviste curde assassinate a Parigi nel gennaio 2013, e di altri martiri. Colpiva, in mezzo alla folla festosa, un piccolo palco di un gruppo di famigliari di martiri, di cui tre recentissimi: due uccisi dai poliziotti durante una manifestazione,il terzo vittima di una carica della polizia durante i funerali.
Molte persone del luogo, facevano a gara per essere fotografati nei loro abiti tradizionali e con i loro passi di danza con noi.
Il Newroz 2014 di Yuksekova si è concluso con la fiumana dei partecipanti che lasciava l’area del Newroz sotto i “colpi” dei fuochi d’artificio, in maniera assolutamente pacifica.
Successivamente, abbiamo incontrato i co-candidati alla carica di Sindaco in città: Ruken Yetiṣkin - già sindaca, incarcerata per due anni, e tornata libera, ha deciso di ricandidarsi - e Tacettin Sefali.
Abbiamo posto molte domande sia sulla situazione politico - economica locale, sia sulle previsioni dei risultati elettorali in funzione del valore di referendum che è stato attribuito alle imminenti elezioni amministrative. Relativamente alla situazione economica, è stato sottolineata la drammaticità del momento occupazionale locale,conseguente, fra l’altro, alla chiusura della frontieracon l’Iran da parte del Governo, nonché alla riduzione anche di tutti gli altri commerci transfrontalieri, quale conseguenza della strage di Roboski del 2011. È stato vietato il pascolo sulle montagne limitrofe.
La vocazione agricola della zona dovuta alla particolare fertilità del terreno non viene realizzata in quanto non vengono concessi finanziamenti, per una sorta di boicottaggio da parte del governo centrale.
La situazione è particolarmente grave considerando che su 183 villaggi ben 113 sono stati bruciati, costringendo la popolazione ad aumentare il numero di disoccupati in città.
Non c’è famiglia in Città che non abbia almeno un detenuto. Un’altra domanda verteva sull’apparente diminuzione del controllo del territorio manu militari. In effettisi è lievemente attenuata la pressione da parte del governo sul territorio, in ottemperanza al tentativo di pacificazione proposto dal leader del PKK in carcere.
Tale ridotto controllo, che dovrebbe avere l’effetto pratico anche di favorire il ritiro dei guerriglieri dalle zone strategiche, in realtà è stato sostituito dall’incremento di forze di polizia (commissariati, in precedenza assenti) anche nei più piccoli villaggi dell’area, e da una maggiore attività di perquisizione presso le abitazioni con arresti di militanti e una conseguente ulteriore violazione dei diritti della popolazione.
È stato ulteriormente precisato il concetto delle cocandidature, formalizzato per i ruoli dirigenziali all’interno del partito BDP, adottato anche da altre forze politiche; tale sistema, non è ancora formalizzato per la candidatura dei Sindaci: infatti, solo una persona può presentarsi per la carica di sindaco, mentre l’altra persona candidata nella lista, potrà essere cooptata per svolgere il ruolo di co-sindaco solo a risultato elettorale acquisito.
È stata approfondita la questione dello sbarramento elettorale del 10% ipotizzando una forza maggiore dei partiti filo curdi nelle amministrazioni comunali.
A tal fine, va vista la creazione di un partito dell’area di sinistra denominato HDP. Altra questione assai delicata è l’incertezza, a pochi giorni dal Newroz di Diyarbakyr per il quale è stato
preannunciato un messaggio, del processo di pace da parte di Ocalan: il partito non ha ancora notizie certe in merito alla consegna di tale messaggio da parte del Ministero della Giustizia.
Fra l’altro Ocalan ha già reso noto che, in assenza di passi precisi da parte del Governo in favore del processo
di pace entro il 30 marzo 2014, si ritirerà dalla trattativa lasciando il compito al KCK. I candidati sindaci si sono espressi in termini pessimistici in merito alla trattativa; hanno inoltro espresso riserve anche per l’indebolimento dell’attuale Primo ministro a causa dei problemi di corruzione che hanno investito il suo esecutivo.
Si è affrontato infine il tema dell’approccio dei curdi nei confronti del problema della guerra in Siria. È stato chiarito che i curdi si occupano soprattutto dei curdi siriani del Rojava - Kurdistan occidentale, essendo peraltro solidali con la rivoluzione siriana. Hanno aggiunto che risulta che il governo turco sovvenzioni bande dalle quali i curdi presenti in quella regione devono difendersi.
Fatti gli auguri di rito ai candidati, ci siamo spostati nella sede dell’Associazione Meyader - destinataria del progetto delle borse di studio per studentesse di famiglie con martiri e detenuti - dove abbiamo incontrato il nuovo responsabile Cengiz Ortaṣ. Con lui abbiamo fatto una disamina delle varie situazioni e abbiamo consegnato il contributo per le situazioni seguite.
3° Report della delegazioneVan-Yuksekova 20.03.2014 e 21.03.2014 20.03.2014
Oggi, dopo un lungo viaggio, non privo di numerosi controlli da parte dell’esercito, attraverso le montagne del Kurdistan, dagli scenari spettacolari ed anche devastati negli anni da una feroce repressione delle forze dell’esercito, che si impone per la sua onnipresenza, arriviamo a Nusaybin al confine con la Siria,dove ci aspetta la sindachessa Ayṣe Gökkan, resasi nota in tutto il mondo per l’opposizione alla costruzione di un muro tra Turchia e Siria, decisa dal governo
turco, attuata attraverso un clamoroso sciopero della fame nel 2013.
Le tematiche subito affrontate sono quella dell’impegno della donna nell’attuale fase storico-politica, del contributo dei giovani e della situazione siriana.
Riguardo al primo tema, rimarca la situazione di particolare sfruttamento e oppressione cui sono esposte attualmente le donne in Siria, e fra gli altri problemi preoccupa il diffondersi di una prostituzione minorile sempre più precoce; questo in una società all’interno della quale le donne hanno un ruolo sempre più attivo nel processo di affermazione dei diritti del popolo curdo.
Sul problema della Siria, rileva come il governo turco, che voleva indebolire la lotta in Rojava erigendo un muro a rinforzo della separazione già esistente, in realtà con questa scelta ha rinsaldato ancora di più i legami fra le persone delle due parti.
Il muro, progettato per essere lungo 7.000 m e alto 2 in corrispondenza di Nusaybin, in seguito alle proteste della popolazione è stato realizzato soltanto per 1.300 m, alto 1 m e sovrastato da 2 m di filo spinato.
Ribadisce la propria posizione di forte critica nei confronti del governo turco, che supporta sia da un punto di vista logistico che di sostegno e d’aiuto le forze estremiste di Al Nusra, che attaccano la popolazione curda in Siria, rendendosi invece colpevole di abbandono e di negazione di aiuti alla stessa, con particolare riguardo alle fasce più esposte quali i bambini
e i malati, cui vengono negati vaccinazioni, cure e talvolta possibilità di accesso negli ospedali turchi anche per cure salvavita. L’impossibilità di eseguire regolari vaccinazioni ha favorito la ricomparsa di malattie infettive fra cui casi di poliomielite.
Riferisce che il governo turco si è reso responsabile anche dell’uccisione di curdi siriani, che tentavano di entrare sul suo territorio turco mentre permette
il passaggio tra i due stati di aiuti e anche di armi e armati da altri valichi di frontiera, bloccando invece ogni scambio con Rojava.
In quella regione i curdi sono impegnati autonomamente nella difesa del territorio e della popolazione dagli attacchi delle forze di Al Qaeda e Al Nusra, sempre più attive, anche con attentati suicidi.
Sull’attuale situazione economica a Nusaybin, il venir meno degli scambi con la Siria ha causato anche una forte crisi delle attività commerciali locali, dove circa 2.000 imprese sono state costrette a sospendere la loro attività.
La situazione economica è critica, molte famiglie vivono disagiatamente, di un’economia di sussistenza attuata in modo autarchico nella regione; la disoccupazione ha ormai raggiunto il 90% e la popolazione non nutre alcuna fiducia nei confronti del governo centrale, al quale sempre meno si rivolge per qualsiasi forma di aiuto civile. Quando viene proposta unacampagna di vaccinazione, si teme che possa trattarsi di un intervento di sterilizzazione; quando le autorità parlano di sicurezza, la gente pensa alla tortura da parte della polizia; quando si parla dell’educazione,pensa all’assimilazione; quando si parla di tribunale, pensa all’ingiustizia; quando si parla di un lavoro, pensa al ricatto.
Interrogata su quanto è stato fatto da parte sua a favore della popolazione, risponde che la competenza della Municipalità è limitata, essendo riconosciute maggiori competenze agli organi decentrati dello Stato.
Malgrado ciò, alcune opere sono state realizzate:
- la canalizzazione di acque fognarie,
- l’apertura di un ambulatorio medico,
- un forno per la panificazione,
- un macello,
- una cooperativa per la produzione e la commercializzazione dei prodotti della macellazione, dell’allevamento e della pesca.
Per la sua attività negli anni del suo mandato è stata costantemente perseguitata dal governo, che l’ha sottoposta a 150 procedimenti penali.
Ha promosso l’apertura di un Centro per donne vittime di violenza, fatto oggetto di irruzione da parte delle forze dell’ordine e di un Centro Culturale, chiuso dallo stato, ma da lei successivamente riaperto.
Con uno slogan ha affermato che “se l’uomo violenta e lo stato lo difende, lei invece allontana dal lavoro gli
uomini che tradiscono le donne”.
Finisce dicendo di essere stata intimidita, minacciata ed insultata dalla polizia in occasione della sua protesta, mentre gli abitanti, sia di Nusaybin che di Rojava, sono stati sempre solidali nel sostenerla.
Dopo averla salutata e ringraziata, ci siamo recati al Centro Culturale “Mitanni”, all’interno del quale è funzionante una caffetteria, gestita da una cooperativa di donne in difficoltà, alla cui realizzazione ha contributo in modo determinante l’Associazione “Verso il Kurdistan” alcuni anni fa. A distanza di alcuni anni sipuò dire che l’iniziativa abbia avuto pieno successo.
Più tardi, in serata, accompagnati sempre dall’attuale sindachessa Ayṣe Gökkan, che non si presenterà alle prossime elezioni amministrative, abbiamo incontratonella sede del suo partito, il BDP, accolti da una folla festosa e danzante, gli attuali co-condidati Sara Kaya e Cengiz Kök, che ci hanno illustrato il loro programma. Questo in sintesi si basa sulla realizzazione di una governabilità fondata su interventi a favore della popolazione, centrati sulla realizzazionedi attività lavorative rispettose dell’ambiente, sullo sfruttamento soprattutto delle risorse locali, in modo particolare sullo sviluppo di un’agricoltura e di un allevamentobiologici, favoriti nella regione per la particolare fertilità, da sempre nota, del suolo ( la Mezzaluna
fertile).
Altro aspetto importante del programma è il perseguimento di una gestione amministrativa il più possibile di base, tesa a dare alla popolazione ingenerale e alle donne e ai giovani in particolare un ruolo di primo piano. Carattere del progetto politico complessivo rimane fondamentalmente sempre quello
di una buona amministrazione, tesa alla realizzazione dei principi di libertà, giustizia ed equità, partecipazione e autodeterminazione, che escluda ogniaffermazione del potere.
Anche qui l’incontro si è concluso, per ovvi motivi, prendendo in esame i temi dell’attuale crisi siriana, rispetto alla quale sono state ribadite le posizioni già
espresse dagli altri esponenti politici del BDP precedentemente incontrati.
21.03.2014
In mattinata, dopo una nuova visita al Centro Culturale “Mitanni”, accompagnati da una delle protagoniste dell’iniziativa che lì si svolge a favore delle donne, cisiamo recati al confine con la Siria, dove è stato realizzato il muro di separazione al quale si è opposta in prima persona l’attuale sindachessa di Nusaybin AyṣeGökkan.
Questo è situato a ridosso delle abitazioni e colpisce in modo particolare per la sua funzione di interruzione della normale vita quotidiana. Sipotevano infatti osservare, nella parte “turca” ( più urbanizzata), le persone nelle loro abitazioni affaccendate nelle attività domestiche, mentre al di là, in territorio siriano, i contadini erano intenti al lavoro nei campi. Il muro è attentamente sorvegliato dalle forze dell’ordine turche, anche mediante frequentipassaggi di mezzi blindati che tendono a sconsigliare un avvicinamento a tale struttura muraria, in prossimità della quale si ipotizza anche la presenza di mine.
Colpisce il tentativo, teso forse alla normalizzazione, forse anche provocatorio, da parte un’anziana signora accompagnata da una più giovane, di cuocere il pane in un forno tradizionale situato nelle immediate vicinanze del muro.Nel pomeriggio visita alla città di Mardin e trasferimento in serata a Diyarbakir.
4° Report della delegazione Van-Yuksekova 22.03.2014
In mattinata partiamo da Diyarbakir, verso le ore 11.00 raggiungiamo Şanliurfa dove si svolge il locale Newroz. Una folla immensa è presente nella zonadella manifestazione, fra bandiere sventolanti, danze e musica dal vivo.
La nostra delegazione viene accolta da un responsabile e accompagnata presso il palco, dove sono presentialtre delegazioni europee. Apprendiamo che tra gli ospiti vi è anche il fratello di Öcalan.
Sul palco si sono susseguiti gli interventi di tre parlamentari del BDP, uno di questi Altan Tan, è stato a tratti contestato per le sue posizioni di valorizzazione degli aspetti religiosi nella società.
Mentre grande entusiasmo è stato suscitato dall’intervento di Osman Baydemir, attuale sindaco di Diyarbakir e candidato alle prossime elezioni amministrativea Şanliurfa. Sul palco è stato preceduto dalla co-candidata. Il nucleo centrale dell’intervento di Osman Baydemir è consistito nel ribadire la necessità di una pacificazione fra tutti i gruppi che abitano la Turchia: curdi, turchi, arabi, gruppi minoritari. La lettera di Öcalan dell’anno scorso ha aperto la strada
verso la pacificazione; Şanliurfa potrà essere la por-
5° Report della delegazione Van-Yuksekova 23.03.2014
A Diyarbakir, in mattinata, ci rechiamo presso “Tuhad-der”, associazione di sostegno alle famiglie di curdi martiri o attualmente in carcere, impegnata per il rispetto dei diritti umani dei detenuti. È composta da 3 rappresentanze e 9 succursali distribuite in tutta la Turchia. È stata fondata nel 2003 con questo nome,
raggruppando differenti associazioni già presenti sul territorio dal 1995. Ci aggiornano sul numero dei detenuti curdi in carcere per motivi politici: attualmente
sono 6.500. Molti sono accusati di appartenere al PKK e KCK, altri sono stati arrestati “semplicemente” perché accusati di essere sostenitori o “fiancheggiatori del terrorismo”. L’anno scorso erano 10.000, il numero varia col variare della situazione politica.
I detenuti hanno diritto a:
- se condannati a pene inferiori all’ergastolo, a 2 visite al mese, una visita aperta (senza vetro, comunicando
a voce) e una no, più una telefonata alla settimana della durata di 10 minuti ;
- se condannati all’ergastolo, ad una visita e ad una sola telefonata al mese.
Tuttavia i prigionieri vengono trasferiti in strutture carcerarie lontane anche migliaia di chilometri dalle famiglie, rendendo così estremamente difficili le visite da parte dei famigliari.
Il Governo esercita una pressione psicologica sul detenuto per indurlo ad abbandonare la lotta e in questo modo punisce non solo il detenuto, ma anche la famiglia.
Dall’anno 2000, lo Stato ha costruito carceri di tipo F (le peggiori) dove le celle sono piccolissime, non esita di questa pacificazione dove tutto il popolo vivrà unito.
Osman Baydemir manda un saluto ai martiri, ai detenuti, ai guerriglieri e anche all’esercito, ai poliziotti.
Ha chiesto alla gioventù di studiare bene, di non abbandonare la scuola e ha fatto gli auguri agli studenti che domani sosterranno l’esame per l’Università.
Tra lo sventolio delle bandiere e gli applausi, ha terminato il suo discorso ricordando che non solo la dittatura dei militari, ma anche la dittatura dei civili è pericolosa, forse ancor più della prima.
Gli interventi dei politici sono stati inframmezzati da star della musica molto famose, osannate dal pubblico, fra questi Ciwan Haco.
Sono state cantate molte canzoni dei guerriglieri accompagnate dal saz, strumento popolare. Tutto, come nelle altre località, si è svolto serenamente,in un clima di festa e senza incidenti.
Esistono spazi comuni e hanno diritto solo ad un’ora d’aria, senza mai incontrarsi fra detenuti; recentemente, sono state installate telecamere sia nelle celle che nei corridoi, che sono state messe fuori uso dai detenuti.
Da queste strutture di tipo totale, i detenuti non si spostano mai, neppure in occasione del processo, perché recentemente sono state costruite aule processuali nel carcere stesso.
Fra i detenuti politici ve ne sono 600 malati e fra questi 122 sono casi gravi, ci sono referti dell’ospedale che attestano che la loro patologia non è compatibile con la carcerazione; tuttavia, il governo non consente che possano essere adeguatamente curati se non c’è il benestare della polizia ( che difficilmente viene concesso).
L’iter eventuale per giungere ad un soddisfacente approccio medico, anche in caso di patologie molto gravi, è talmente lungo e complicato, da consentire il ricovero in ospedale solo quando non esiste più alcuna
possibilità di cura.
Quand’anche il detenuto malato ha la possibilità di essere visitato in un ospedale specializzato, a volte rifiuta di sottoporsi alla visita in quanto non gli vengono tolte le manette, come chiede, appellandosi al fatto di essere un detenuto politico.Finora, anche da quando è iniziato il processo di pace,nulla è cambiato.
Per lottare contro queste “angherie” è stata organizzata dall’Associazione “Tuhad-der” una marcia che partirà il 6 aprile da Diyarbakir, per concludersi ad Ankara di fronte al Parlamento. Nel 2013 sono morti, senza essere stati sottoposti a terapie adeguate, 12 detenuti.
Ci hanno parlato della “tortura del furgone” che consiste nel fare compiere un percorso molto lungo, anche di settimane, per completare il trasferimento dal carcere alla struttura sanitaria. Il lungo viaggio dipende dalle tappe che vengono effettuate per caricare sullo stesso furgone detenuti malati da diverse carceri e indirizzati
allo stesso ospedale. Recentemente un detenuto proveniente dal carcere di Van dopo dieci giorni di viaggio è deceduto, senza raggiungere l’ospedale.
Salutiamo i rappresentanti dell’Associazione lasciando il contributo per le famiglie in affido.
Il secondo incontro a Diyarbakir è stato con l’Associazione “Madri per la pace”. Ci accolgono nella loro sede, con affetto. Sono presenti una decina di aderenti all’associazione che dopo averci offerto il tè di rito, iniziano a raccontarci squarci della loro vita. Ci ha colpito particolarmente la storia di una madre con tre figli detenuti, angosciata in modo particolare per la figlia arrestata e condannata a tredici anni, quando ventitrenne aveva partecipato a una manifestazione in occasione della festa della donna e a un funerale.
Quando è stata arrestata era incinta di tre mesi, ha avuto il bambino che ora vive con la nonna, la donna che ci ha dato la testimonianza. Cerca di provvedere economicamente al bambino facendo dei manufatti in carcere che poi la nonna vende. E’ stata abbandonata dal marito che ha chiesto il divorzio, è malata di
cancro al seno, ma non vuole approfondire gli accertamenti per timore di metastasi. Questa “madre della
pace”, mostrando la foto della figlia ci chiedeva di intervenire, soprattutto rendendo note queste situazioni, che avvengono all’interno del carcere. La stessa madre aveva altri due figli detenuti.
La più anziana delle presenti, continuava a dirci sconsolata che il figlio era in carcere da 22 anni.
Un’altra signora, recentemente rimasta vedova, ci racconta, parlando in curdo, le tragedie che hanno colpito la sua famiglia: anche lei ha due figli in carcere, arrestati in occasione di manifestazione e accusati di sostenere il PKK. Un’altra signora fra le presenti, non aveva congiunti in carcere, ma solidale con l’associazione,
si rendeva disponibile a collaborare alle diverse iniziative.
Nonostante le loro tragedie famigliari, tutte queste donne lottano - con i loro veli bianchi sul capo – non solo per la libertà dei detenuti, ma per la pace e per la cessazione delle tensioni affinchè non ci siano più morti da nessuna parte.
Commossi salutiamo le “madri della pace” con l’impegno di ritornare e di fare quanto in nostro potere per diffondere il loro messaggio di pace. Lasciamo loro il contributo per le famiglie in affido raccolto fra le
famiglie italiane.
Il 24 marzo la delegazione Van-Yuksekova lascia il paese per fare ritorno in Italia. In Italia ci portiamo tante emozioni, un po’ di amarezza per quanto di triste e tragico ancora una volta
abbiamo incontrato, con la speranza di poter essere d’aiuto anche semplicemente diffondendo nei nostri ambienti di vita quotidiana queste informazioni e questi aneliti di speranza e di apertura.
Il viaggio oltre a consentirci di vedere luoghi stupendi, di muoverci in una natura che si sussegue dalla mezza luna fertile, alle montagne innevate, a siti archeologici che riconducono alle origini dell’uomo, ci ha permesso, soprattutto, di incontrare volti, sorrisi,
emozioni di un’umanità vera.
Alfonso, Andrea, Emilio, Franco, Giorgio, Lerzan,
Lucia, Margherita, Paolo, Pier Paolo, Renato
componenti della delegazione Van-Yuksekova