lunedì 8 agosto 2011

VIAGGIO IN KURDISTAN,PARADISO DELLA MEZZA LUNA FERTILE,MOSAICO DI CULTURE E POPOLI

23 luglio – 6 agosto 2011



REPORT DELEGAZIONE IN KURDISTAN 


Report completo della delegazione in Kurdistan di quest'estate 2011 che ha  monitorato i progetti in corso, in  alcuni casi completato, e, in un caso, quello del Centro di socio-assistenza migranti di Istanbul gestito dall'associazione degli avvocati di TOHAV, con i Medici del Mondo francesi, abbiamo deciso, come associazione Verso il Kurdistan, di entrarvi a farne parte, finanziando l'acquisto di medicinali presso una farmacia convenzionata.
Il report tratta degli incontri che si sono tenuti con le associazioni, le municipalità e il partito filokurdo BDP e si conclude con il nostro resoconto alla riapertura del processo KCK. 


I partecipanti alla delegazione sono stati: Antonio Olivieri - associazione Verso il Kurdistan, Lucia Giusti - associazione Verso il Kurdistan, Loprete Maria Antonia - associazione Verso il Kurdistan, Valfrè Di Bonzo Elisabetta - Associazione "Oggixdomani" di Torino, Bodrito Giorgio - associazione "Oggixdomani" di Torino, oltre alla nostra interprete, Lerzan Caner.  
  


24 luglio 2011 – Incontro con TUAD - DER (associazione dei familiari dei detenuti politici) di Istanbul

E’ presente il presidente FAYSAL KARADEMIR

Nelle due carceri di Tekirdag di Istanbul, ci sono circa 400 detenuti politici (250 in un carcere e 150 in un altro carcere), mentre, nella zona di Marmara, i detenuti politici sono circa 800, più una cinquantina di minorenni.
Diversi detenuti sono ammalati; in tutta la Turchia, 57 sono ammalati di cancro e versano in gravi condizioni; nel carcere di Bolu, 38 detenuti  sono gravemente ammalati e  non vengono curati per niente.
Attualmente, sono rinchiusi nelle carceri turche, circa 10 mila detenuti politici kurdi.
L’accusa più frequente, per  la quale sono poi stati condannati, è quella generica di separatismo.
“Si tratta di un falso – ci dice Faysal – noi vogliamo condividere con i turchi, vivere con loro. Certo, vogliamo la nostra autonomia: identità, cultura, lingua ufficiale kurda, un forte decentramento amministrativo.

Un vecchio kurdo che ho incontrato mi ha detto che è dall’età di sette anni che noi subiamo un’assimilazione violenta: ci obbligano ad imparare la loro lingua, il turco, a dimenticarci della nostra storia, della nostra
cultura…”.
Il governo turco, non rispetta neppure le sue leggi: nelle precedenti elezioni politiche, una deputata kurda, che era detenuta in carcere, è stata liberata ed è entrata in Parlamento; questa possibilità è stata arbitrariamente negata ad Hatip Dicle, deputato di Diyarbakir, eletto con 80 mila voti! L’interpretazione della legge è discrezionale.
Ci racconta Sengul Kacar che suo marito è stato tradotto in carcere per la quinta volta.
E’ stato accusato di essere un fiancheggiatore del Pkk.
Lei ha impiegato dieci anni di richieste e di suppliche per ottenere la “carta verde”, che dà l’accesso gratuito alle cure mediche.
Il marito era ammalato e quando veniva ricoverato era lei a dover pagare.
Sengul ha quattro bambini: uno di 16 anni, un altro di dieci, uno di 7, il più piccolo di 3 anni.
La tortura non è mai stata di fatto cancellata in Turchia. Nella cella, con suo marito, sono rinchiusi altri due detenuti politici: ad uno di essi è stata spaccata la testa, ad un altro le braccia, a suo marito sono stati rotti i denti.
Questa è la Turchia che bussa alle porte dell’Europa.

24 luglio 2011 – incontro con IHD (associazione dei diritti umani) di Istanbul.

E’ presente ISHAN KASAR, un dirigente di IHD.Il suo racconto inizia facendo un po’ di storia.
Come voi sapete – ci dice – in Turchia abbiamo avuto tre colpi di stato militari, l’ultimo è stato il più sanguinoso e devastante.
Prima dell’80, in Turchia, era presente un forte movimento popolare, la situazione era positiva; dopo il colpo di stato, l’opposizione è stata completamente cancellata.
Il 17 luglio 1984  è stata fondata l’associazione per i diritti umani, IHD, e quest’anno è il suo 25° compleanno.
All’inizio, lo Stato si è opposto alla legalizzazione dell’associazione, in quanto il suo scopo dichiarato era quello di far sentire le voci di chi è rinchiuso, di chi è torturato, di chi viene represso, di chi è ridotto al silenzio.
Tra il 1995 e l’anno 2000, 22 membri e dirigenti dell’IHD sono stati uccisi. Anche il presidente di allora, Akim Birdal, oggi divenuto parlamentare del partito filkokurdo, BDP, è stato fatto segno di un grave attentato da parte degli squadroni della morte.A tutt’oggi, sono in carcere 5 dirigenti dell’associazione per i diritti umani.
In tutta la Turchia, l’IHD è presente con 28 succursali e 6 uffici di rappresentanza.
Ha sede in 37 città con circa 13.600 soci, di cui più della metà sono attivisti impegnati.
L’associazione ha costituito varie commissioni di lavoro: donne, lavoro, desaparecidos, pace, questione kurda.
Le persone che hanno subito una violazione dei diritti umani vengono in sede e qui sono assistiti da avvocati, medici, pediatri, a seconda delle necessità del caso.
L’attività è poi sostenuta da conferenze stampa, manifestazioni…
Due sono i periodi che, ultimamente, hanno caratterizzato la lotta del popolo kurdo a sostegno dei propri diritti:
  •  Periodo 1984/2000  E’ stato certamente il più duro: torture, esecuzioni extragiudiziarie, repressione, fuga dai villaggi bombardati e distrutti.
  •  Dal 2000 in poi/ La situazione è mutata dopo l’arresto di Ocalan e prospettive dell’entrata in Europa.
I metodi di tortura si sono raffinati. A partire dal 2000, da quando Ocalan ha proclamato la tregua unilaterale ed  ha ritirato i propri guerriglieri oltre i confini, si è aperto uno spiraglio.
I primi quattro anni sono passati nella relativa calma.
Dal 2004, però, la situazione si è via via deteriorata: adesso i poliziotti selezionano le vittime, le trasportano in luoghi deserti e le bastonano senza pietà, ma, soprattutto, senza possibilità di essere identificati!
Ogni anno una quarantina di persone vengono assassinate dalla polizia. In strada.
I kurdi dicono che la tortura è passata di mano.
Inoltre, si registrano repressioni mirate a scrittori e difensori dei diritti umani.
Occupandoci della questione kurda e della questione armena, i membri dell’associazione ricevono soventi minacce via mail, via telefono e con scritte sui muri.
Cambiano i metodi, ma la tortura persiste.
Dall’Europa, Erdogan viene presentato come un paladino dei diritti umani. Ma non è vero: sono più di dieci le persone che ogni giorno arrivano alla sede dell’associazione per denunciare violenze da parte dello Stato.
In un quartiere di Istanbul – Zeytinburnu – è in atto da una settimana, un “pogrom” contro negozi, uffici e case dei kurdi. E così anche a Bursa. Durante questi incidenti, 182 kurdi sono stati gravemente feriti ed è stata assaltata la sede del BDP di Istanbul.

Ancora un caso recente: a Sirnak e a Semdinli, i militari hanno        circondato e posto sotto assedio cinque villaggi: nessuno può  entrare, né uscire.Così stanno le cose, conclude amaramente il nostro interlocutore.

E’ proprio il caso di concludere con questa bella frase di Dino Frisullo che è anche il titolo di un libro sulla sua carcerazione in Turchia: “Se questa è Europa…”


25 luglio 2011 – visita al Centro di accoglienza migranti Kunkapi di Istanbul

Le attività che svolge il Centro sono: la visita gratuita dei migranti e la prescrizione dei medicinali, oltre all’assistenza generica.
A volte, si svolgono assemblee con i migranti per capire e far fronte alle loro esigenze, a volte si fanno anche feste di quartiere.
I Medici del Mondo francesi che partecipano al progetto hanno deciso di puntare su un lavoro di raccolta di  “testimonianze”, storie dei migranti che arrivano al Centro.
Per quest’anno, i Medici del Mondo francesi hanno trovato 25 mila euro .
fino a gennaio 2012.
In Turchia, il diritto d’asilo viene affrontato dall’Achnur.
I richiedenti asilo vengono dislocati in piccole città: non possono affittare appartamenti, non possono avere un lavoro.
A Kunkapi, arrivano anche arabi e kurdi, questi ultimi provengono dai villaggi sfollati di Mardin.
Il Centro aveva presentato anche un altro progetto all’Unione Europea indirizzato specificatamente alle donne.
Le donne africane che arrivano nel quartiere sono costrette a coabitare con gli uomini e spesso subiscono violenze.
Le donne migranti hanno più difficoltà degli uomini nella ricerca di lavoro.
Ma il progetto non è stato approvato.

25 luglio 2011 – Incontro con l’associazione degli avvocati di Istanbul, TOHAV

Tohav è stata fondata nel 1994, durante la fase più acuta della guerra, quando venivano evacuati i villaggi, i profughi arrivavano nelle città e la tortura era praticata quotidianamente nelle caserme e nelle carceri.
Tohav redige rapporti sulla violazione dei diritti umani, assiste le vittime delle torture ed ora partecipa al progetto del Centro di assistenza migranti di Kunkape, insieme ai Medici del Mondo francesi.
La situazione però non è bella.
Le spese per sostenere il progetto sono di 50 mila euro all’anno.
Per il prossimo anno, Tohav non ha fondi a disposizione per il progetto, in quanto la UE ha diminuito del 50% i contributi indirizzati a progetti e loro non sono in grado di impegnarsi finanziariamente, a meno che non arrivi un possibile finanziamento richiesto al Centro “Olaf Palme” svedese; i Medici del Mondo sono in grado di supportare e di dare continuità al progetto fino a gennaio/febbraio 2012, poi si vedrà; da parte nostra, come associazione “Verso il Kurdistan”, assicuriamo il finanziamento per l’acquisto dei medicinali ai mesi di gennaio/febbraio del prossimo anno.
Poi si misureranno le vere volontà politiche delle organizzazioni impegnate su questo fronte, dove l’Europa istituzionale è assente.

25 luglio 2011 – incontro ad Istanbul con gli avvocati del Collegio di difesa di Abdullah Ocalan

Sono presenti gli avvocati Omer Gunes ed Emran Emekgi.
Ci dicono che dalla metà del 2010 sono aperte trattative tra Abdullah  Ocalan e il governo turco, esattamente da un anno ed un mese.
Solo recentemente, la stampa ha cominciato a scrivere sul caso.
Per il governo, trattano emissari del Ministero della Giustizia, degli Interni e del Mit, il servizio segreto turco.
Dall’anno scorso fino a tre mesi fa, hanno trattato su come si può risolvere la questione kurda, in base a quali principi e metodi.
Ocalan ha detto che questi emissari del governo conoscono bene la questione kurda, ma non hanno competenza, né mandato per risolverla.
Tre  mesi fa, Ocalan ha stipulato un trattato  con gli uomini del governo sui principi per dare soluzione alla questione kurda.
Adesso, le trattative sono terminate – dice Ocalan – ora il Parlamento ed il Governo devono applicare, nei fatti,  questi principi.Secondo l’accordo raggiunto, devono essere costituiti due organismi:
  •  Consiglio per la riforma della Costituzione;
  •  Consiglio per la pace.
Occorre una Costituzione democratica che riconosca il popolo kurdo e la multietnicità della Turchia.
Il Consiglio di Pace dovrà invece avere le stesse caratteristiche del Consiglio che era stato costituito in Sud Africa, aperto alle minoranze, agli intellettuali, alle forze istituzionali. Il Consiglio farà un appello alle due parti per un cessate il fuoco permanente e sarà costituita una Commissione di ricerca della verità, insieme ad una Commissione della Verità e della Giustizia che dovrà alla fine svolgere una relazione su massacri, assassinii, fosse comuni, desaparecidos..
Le decisioni del Consiglio di Pace verranno discusse dal Parlamento che le applicherà in forma di legge.
Al termine di questo processo, i kurdi avranno una loro autonomia.
Ma non è detto che il governo accetti un tale percorso.
I detenuti politici dovranno essere liberati dopo che il Parlamento ha ratificato il percorso. E anche  Ocalan potrà uscire dal carcere.
Ocalan ha proposto che il Parlamento approvi, da subito, la costituzione del Consiglio della Verità e della Giustizia.
Se il governo si mostrerà determinato e riuscirà a sconfiggere la sua vena nazionalista ed islamista, l’esercito non potrà intervenire, ammesso che oggi abbia la forza di fare una reazione; il CHP, che è all’opposizione, favorirà questo processo.
Gli avvocati raggiungono l’isola di Imrali, ogni settimana.
Le comunicazioni con Ocalan non possono che avvenire oralmente e gli avvocati non possono prendere appunti scritti in merito alla discussione.
Il presidente non sta bene: ha difficoltà respiratorie, la vena dell’occhio è bloccata e lacrima frequentemente.
La finestra della cella è molto bassa e davanti c’è un muro alto sette metri che impedisce la vista.
Circa mille guardiani insieme a due piccole navi da guerra sorvegliano l’isola.
Vede gli altri cinque detenuti, cinque volte alla settimana per un’ora.
Non ha la televisione, la radio che può sentire ha un solo canale, l’unico giornale che riceve, viene consegnato, anziché giornalmente, una volta alla settimana.
Non riceve posta, se non quella degli altri detenuti.
Nella cella, c’è la luce 24 ore su 24, ed è continuamente ripreso da una telecamera.
Per gli avvocati, c’è la possibilità di incontrare Ocalan una sola volta alla settimana, per una sola ora; i famigliari lo possono vedere per mezz’ora, una volta ogni 15 giorni.
Da sei mesi non viene permessa la visita delle famiglie, perché i famigliari si sono rifiutati di parlare il turco. 

26 luglio 2011 – incontro con l’associazione dei famigliari dei detenuti politici di Van, Tuyad Der

Nella sede di Tuyad Der di Van, incontriamo i dirigenti dell’associazione, le bambine destinatarie delle borse di studio e alcuni parenti.
Delle dieci ragazzine che già usufruivano delle borse di studio sulla base del progetto Berfin (bucaneve), ne vengono aggiunte altre due per le quali consegniamo il contributo.
Ci comunicano che ne verranno sostituite tre, in quanto i genitori sono occupati presso il municipio di Van e la condizione economica della famiglia è migliorata.
L’incontro prende un po’ di tempo, poi qualcuno propone di andare tutti quanti al lago e di raggiungere con il battello l’isoletta di Akdamar per consumare un pic-nic.
Proposta subito accolta con entusiasmo dalle bambine, che, per alcune di esse, era la loro prima visita all’isola.
Sul pullman, durante il viaggio le ragazze hanno cantato, in coro, canzoni kurde ed hanno ballato sulle note di una canzone registrata al telefonino, mentre i dirigenti di Tuyad erano impegnati a far provviste per il picnic.
Una giornata che, per come si è sviluppata, è risultata piacevolissima.



Non sono mancati storie di vite vissute dalle ragazze, come, ad esempio, quella riferita alla madre di due sorelline iraniane, morta suicida, in modo atroce: ha inghiottito della benzina e poi si è data fuoco,  in bocca.

L’episodio si è svolto in un villaggio del Kurdistan iraniano, dove, precedentemente, si erano suicidate altre 31 donne.
Il padre delle ragazze sostiene che la moglie soffrisse di gravi problemi psicologici. Comunque, poi si è risposato (ora è in carcere per motivi politici), ma le figlie non accettano la matrigna, ed una di esse, seppur giovanissima, ha incominciato ad indossare il velo.
La giornata si è conclusa al tramonto, con il ritorno a Van e la promessa a ripetere la felice esperienza.
Anche questa è solidarietà!

28 luglio 2011 – incontro con il sindaco e la municipalità di Yuksekova

Sono presenti il sindaco, ERCAN BORA e il deputato del BDP eletto a Van, OZDAL UCER
A Yuksekova (si dice Gever, in kurdo), hanno già realizzato un progetto per i figli dei martiri.
Adesso, hanno messo in campo un nuovo progetto riguardante le infrastrutture della città e la rete fognaria, che risulta mancante.
Ci dice il sindaco che la situazione della municipalità non è certamente rosea: è stata democraticamente eletta, nel 2009, la sindaca della città che poi è stata incarcerata, ed oggi, non può più essere sindaca.
Di 25 consiglieri comunali, ben 5 sono in carcere per motivi politici  ed altri 6 hanno invece ricevuto il mandato di arresto e si sono resi irreperibili.
La municipalità, governata dal BDP, ha come obiettivo l’ “autonomia democratica”, che non vuol dire separatismo dei kurdi, bensì quello di avere un’autonomia all’interno dello stato turco.
Alcuni passi dell’autonomia democratica, prevedono l’elezione diretta, da parte del popolo, di prefetto e sottoprefetto, l’insegnamento della lingua kurda nelle scuole, la valorizzazione della cultura e delle tradizioni di un popolo negato da sempre..
Le municipalità fisseranno riunioni a livello di quartiere in modo di far partecipare la popolazione a questo processo.
La situazione nella regione è particolarmente tesa per il conflitto interno. Tra i nuovi focolai di tensione, c’è il fronte apertosi con le operazioni congiunte Iran – Turchia contro il Pkk. Ma non solo.
Sempre più giovani salgono in montagna: anziché andare in carcere, seguono la strada della guerriglia.
La vice presidente di Tuyad Der di Van, ci ha detto che, nell’ultimo mese, ben 150 ragazzi sono partiti per la montagna. Solo da Van.
Il deputato del BDP ci ha risposto che “Yusekova è già una montagna!”
Ozdal Ucer ha 20-25 processi a carico, il sindaco di Yuksekova ne ha  9.
Ci dicono che il Pkk è in tutta la città.
Quando a Yuksekova organizzano una manifestazione, migliaia di uomini e donne gridano: “Siamo tutti Pkk”.
Al termine dell’incontro, l’associazione torinese “Oggixdomani” ha dichiarato un’eventuale disponibilità ad inviare in loco studenti per avviare brevi corsi di lingua (inglese), in cambio di ospitalità.


28 luglio 2011 – incontro con l’associazione dei martiri di Yuksekova, Meia Der

E’ presente IZZETHAN ATABAK responsabile Meia Der di Hakkari, Semdinli e Yuksekova
Sono presenti solo quattro ragazze destinatarie delle borse di studio.
Emerge un primo dato: a Yuksekova, le famiglie dei martiri sono tra le 500 e le 600.
Ci raccontano alcune storie, come quella di Nergiz Gurdal: suo papà ha due mogli e lei è nata dalla seconda moglie.
Il papà si trova ora in carcere da due anni per motivi politici, è  malato di reni, è stato operato due volte in carcere e, adesso, si prepara per la terza operazione.
In mancanza del papà, soltanto la mamma, ossia la seconda moglie, si occupa dei due figli, lei e suo fratello.
I figli della prima moglie sono in nove, lavorano, ma non li mantengono.
Nergiz frequenta la 3° liceo, vuole iscriversi all’università e fare la guida turistica. Preferisce trasferirsi all’ovest della Turchia, dove ci sono più occasioni di studio e di lavoro, che non restare in questa regione.
Conclude dicendo: “Voglio continuare la scuola, per salvare la mia vita ,   per salvare la vita della mia famiglia”.
Un’altra ragazza, Ayse Ozeken, ha il papà in carcere, due zii, uno martire e l’altro desaparecidos. Proviene da una famiglia molto povera. Conclude dicendo: “Io non lo so cosa diventerò”.
Abbiamo, con l’occasione, anticipato i soldi per una borsa di studio per una nuova ragazza. A Yuksekova, possono usufruire delle borse di studio, dieci ragazze, con particolari necessità di sostegno, e non più nove!

28 luglio 2011 – incontro con la municipalità di Semdinli

E’ presente il sindaco SEDAT TORE.Da 5-6 mesi sono in corso molti cambiamenti in Turchia.
Le municipalità amministrate dal BDP hanno costituito un’organizzazione che si chiama Congresso della Società Democratica ed, alcune settimane fa, hanno tenuto un congresso che ha deciso per l’ “autonomia democratica”.
Il governo Erdogan ha reagito attaccando duramente questa decisione.
Più in generale, si sta ritornando ad una situazione paragonabile  a quella degli anni ’90.
Erdogan vuole riportare nel Sud Est le “squadre speciali” creando forze speciali di polizia da impiegare in operazioni di controguerriglia al posto dell’esercito.
Il suo obiettivo è quello di risolvere la questione kurda non in modo pacifico, ma “manu militari”.
Anche l’autonomia democratica non è una novità nella storia della Turchia. C’è una legge del ‘27 – la n° 1951- che riconosce l’autonomia a due isole nei pressi di Cannakale, le isole di Gokce Ada e di Bozca Ada, legge mai applicata e, per giunta, volutamente ignorata.
Da un mese, turchi ed iraniani, hanno cominciato a bombardare Kandil ed il confine iracheno, fin nei pressi di Semdinli.
I militari turchi fanno, congiuntamente con gli iraniani, operazioni nel Sud Kurdistan: 8 villaggi sono stati evacuati, un civile è morto, otto civili sono stati feriti, ci sono quasi mille sfollati.
Gli stati del Medio Oriente pensano che i kurdi possano rappresentare un problema per loro: in Siria, c’è la possibilità che riescano a conquistare l’autonomia; in Iraq, l’hanno raggiunta; in Iran, dove ci sono circa dieci milioni di kurdi, c’è la guerriglia del Pejak; la Turchia ha paura per quel che potrà succedere nell’area, visto che i vari Kurdistan si influenzano tra di loro.
L’incontro si conclude con una proposta del sindaco all’associazione “Oggixdomani” di istituire un rapporto, tramite la municipalità, con gli studenti dell’Associazione della gioventù che si occupano di ecologia, sport e tempo libero.

29.7.2011 – incontro con il sindaco di Hakkari,  dr. FADIL BEDIRHANOGLU

Il sindaco ci informa che sono alla ricerca di un locale per il nuovo progetto, un laboratorio di confetture biologiche, che dovrebbe occupare soprattutto manodopera femminile.
Invece, il progetto di mercato ambulante, è ormai completato. Almeno, in questa fase.
Nel luogo dov’è stato realizzato il mercato coperto, c’erano 11 baracche di ambulanti che hanno trasferito all’interno dei box del mercato coperto; ci sono altre 200 baracche di ambulanti nella periferia cittadina, 14 delle quali verranno trasferite al mercato coperto, mentre per le rimanenti 186 cercheranno di reperire un luogo idoneo per costruire un nuovo mercato coperto.

Il parco per i bambini, che doveva sorgere accanto al mercato coperto, è stato realizzato e, insieme a questo, se ne faranno altri tre.
Dall’anno prossimo, sarà funzionante la stazione dei pullman, sempre nell’area del mercato coperto.
Ora, la municipalità sta predisponendo nuove infrastrutture.
Il piano dei lavori è suddiviso in cinque fasi:
  •  rete fognaria;
  •  acquedotto;
  •  rifacimento delle strade cittadine, con coperture autobloccanti;
  •  opere di contenimento di alcuni versanti franosi delle montagne;
  •  canali di raccolta dell’acqua piovana, onde evitare allagamenti.
Per queste opere, non c’è contributo estero e i lavori li fanno, materialmente, gli operai della municipalità. Nessun appalto.
Nuovo Centro per le donne: per farlo funzionare, devono asssumere uno psicologo e un sociologo.
Da sei mesi, inviano lettere al Ministero degli Interni per avere l’autorizzazione ad assumere, senza ricevere risposte.
Il sindaco ci dice che è andato in tribunale per una denuncia, a seguito di un discorso fatto al newroz di Cukurca, nel 2009.
L’accusa era quella di “propaganda in favore di un’organizzazione terrorista”.
E’ stato condannato a dieci mesi di carcere per il processo relativo ai fatti di Cukurca; ora il ricorso è presso la Corte di Cassazione.
“Abbiamo un giorno all’anno di festa per tutti noi – ci dice, con amarezza – e anche quel giorno ci viene negato”.
Le frasi per cui è stato incriminato sono esattamente queste:
  1.  “Il popolo conosce i suoi leaders”. Secondo i giudici che l’hanno condannato, lui ha voluto indicare i leaders del Pkk e il suo presidente;
  2.  “ Una parte del movimento kurdo è composto dai guerriglieri e, per farli scendere dalle montagne, occorre avviare un dialogo con Abdullah Ocalan”. Per questa seconda frase, ci sono due denunce: in primo luogo, perché  ha parlato di “guerriglia” e poi, perché ha parlato di un “dialogo con un criminale” (questo mentre ad Imrali, Ocalan incontrava regolarmente gli emissari del governo turco!).
La situazione nella città di Hakkari.
Il dott. Fadil ci dice che, ad ogni piccola occasione, la polizia e l’esercito creano tensione e attaccano la popolazione. Ad esempio, dopo una normale conferenza stampa, seguono automaticamente cariche e scontri.
All’inizio dell’anno in corso, gli studenti hanno f atto lo sciopero di una settimana, a sostegno dell’insegnamento in lingua kurda: hanno scioperato i licei, l’ università ed anche gli alunni delle elementari.
Il governo ha proibito al Comune di Hakkari di consegnare le borse di studio ai ragazzi bisognosi.
Ad Hakkari, ci sono circa mille bambini, soprattutto ragazze, che disertano la scuola dell’obbligo, perché lavorano in strada, facendo i lustrascarpe o vendendo fazzoletti di carta.
Al termine dell’incontro, consegniamo l’ultima tranche di contributo per il mercato coperto inviatoci dalla Regione Valle d’Aosta, pari ad euro 5 mila (il costo complessivo per la realizzazione del progetto doveva essere di 60 mila euro, di cui 40 mila a nostro carico, è stato, invece, di 80 mila euro, di cui il 50% a nostro carico – associazione “Verso il Kurdistan” e Regione Valle D’Aosta).

29.7.2011 – visita al mercato coperto di Hakkari

Prima di partire, abbiamo fatto un sopralluogo al mercato coperto.
In un’area che costeggia la strada, all’entrata della città di Hakkari, si allineano gli stands del mercato coperto.
Ci sono più di duecento domande per questo mercato: hanno avuto la priorità gli ambulanti che erano già presenti in loco con le loro baracche.
Per adesso, la concessione dei box è a titolo gratuito, ma in futuro la municipalità chiederà un affitto politico.
I box, realizzati in muratura, hanno un’ampiezza di 25 metri quadri.
I lavori sono terminati a maggio e l’inaugurazione è avvenuta con la partecipazione di Selahattin Demirbas.
30.7.2011 – incontro con la municipalità di Sirnak
Abbiamo visto il nuovo Centro sanitario realizzato dalla municipalità di Sirnak.
E’ così costituito: una sala per le emergenze, lo studio del medico, la sala visite e una sala attrezzata per la formazione, indirizzata soprattutto alle donne.
Sono presenti durante la nostra visita anche un medico volontario, l’infermiera (si occupa dei corsi di formazione per le donne, corsi che si tengono in lingua kurda) e un tecnico di laboratorio.
Si è anche parlato della carovana di camperisti della onlus italiana “Arance di Natale” che sarà in visita a Sirnak il giorno 10 agosto.
Ci dicono che c’è più di un medico che, volontariamente, durante i suoi giorni di riposo, viene a lavorare, gratuitamente, all’ambulatorio.
I medici volontari, a turno, assicurano la loro presenza durante tutti i giorni della settimana, mentre al sabato e alla domenica ci sono per tre ore.
Nel pomeriggio, fanno le visite ai malati nelle case.
L’obiettivo dichiarato del Centro è quello di fare pratica di medicina preventiva e formazione per categorie a rischio, come lo sono molte donne che partoriscono in casa e sono così soggette a infezioni e malattie di ogni genere.
Obiettivo dichiarato dal partito BDP è quello di estendere i centri sanitari a livello municipale, in quanto le spese per la salute sono considerevolmente aumentate e gravano particolarmente sulle fasce meno abbienti.
Nella zona, si pensa di aprire un centro sanitario ad Uludere, uno a Beytrussebap e un altro a Silopi.
Sono stati presi contatti con un’associazione locale che aiuta i ragazzi nella preparazione allo studio e agli esami, attraverso una specie di doposcuola.
Questa parte della giornata si è conclusa con un pranzo offerto dalla municipalità e con la visita alla casa di Mehdi, uno studente kurdo che frequenta, a seguito di un progetto della Caritas di Udine, l’università di Scienze Politiche in Italia.

1.8.2011 – incontro con il presidente del partito filokurdo BDP di Diyarbakir, MEHMET ALI AYDIN

Mehmet  Ali Aydin è originario di Surgugu, dove , con la Regione Valle D’Aosta e l’associazione Fonti di Pace, è stato realizzato il progetto dell’acquedotto comunale.
“Vi ringraziamo – dice – per il contributo economico-sociale che ci portate, il nostro popolo vi è riconoscente”.
Proprio mentre stiamo parlando, la CNN turca sta trasmettendo un servizio su tre soldati uccisi e altri tre feriti sulle montagne intorno a Van.
“Fino a quando ci saranno operazioni militari – dice – i guerriglieri attaccheranno. In questo momento, sono in corso operazioni militari in ben sette città”.
Continua: “ Da due anni, vanno avanti, nel carcere di Imrali, contatti tra Ocalan ed emissari dello Stato.
Ma il governo, anziché applicare le decisioni comunemente assunte per costituire il Consiglio di Pace, ha aumentato le operazioni militari.
Per questo, Abdullah Ocalan ha dichiarato che il suo compito è terminato, lui non interverrà più come mediatore, perché tutto il lavoro fatto finora si è risolto in una perdita di tempo.
La delegazione del governo non è in grado di far applicare alcuna decisione assunta.
Mentre il Pkk conduce una politica per il cessate il fuoco, lo Stato turco intensifica le operazioni militari.
A Silvan, sono morti 20 soldati (non 13, come hanno scritto i giornali); a seguito di ciò, è iniziata una vera e propria campagna di odio contro i kurdi in genere; sul mar Nero e in altre sette città, ci sono stati pogrom e linciaggi.. E questo ha avuto un via libero da parte del governo.
Ma i kurdi continuano la loro lotta, come hanno sempre fatto”.
Il presidente del Bdp ci parla del congresso della Società Democratica che, proprio in questi giorni, ha dichiarato l’autonomia democratica ed eletto i propri rappresentanti: Ahmet Turk, presidente, e Aysel Tugluk, co-presidente.
“Da 25 anni – ci dice – il sangue scorre in Kurdistan. Noi vogliamo la pace e l’autogestione, vogliamo l’autonomia per gli enti locali, organizzeremo manifestazioni di disobbedienza civile, proteste in tutte le città kurde.
Noi continueremo su questa strada, sarà una lotta lunga e dura.
In questi anni, poco è cambiato; quarant’anni fa, lo Stato turco ci chiamava ‘banditi’, oggi ci chiama ‘terroristi’.
Il Pkk è figlio del popolo e Abdullah Ocalan è il loro capo”.
Conclude con un breve excursus personale: “ Sono stato presidente del BDP di Diyarbakir dal 2008 al 2010. Poi, ho fatto tre mesi di carcere, a seguito di una conferenza stampa e, per questo, sono stato sostituito.
Uscito dal carcere, sono stato nuovamente eletto presidente del partito”.

2 agosto 2011 – tribunale di Diyarbakir, processo KCK

Arriviamo davanti al tribunale di Diyarbakir: poca folla all’entrata (per scelta del Collegio di difesa degli imputati), blindati e poliziotti ovunque, metal detector...
Ci sono problemi per far entrare la nostra delegazione; poco dopo, con la minaccia di indire una conferenza stampa davanti all’entrata del tribunale, ogni questione si appiana, i problemi scompaiono, i poliziotti diventano gentili.
Nei locali del tribunale, rinnovati e dotati di aria condizionata, abbiamo incontrato una delegazione svedese, una olandese e un delegato inglese.
In sala avvocati, abbiamo parlato con l’avv. Selcuk Kozagacli, del Baro di Ankara, che ci ha informati della situazione creatasi al processo:
  •  Sono 350 gli avvocatri della difesa del Baro che non si presenteranno in aula.
E’ la prima volta che tutti gli avvocati , contravvenendo alla legge, non si presenteranno in aula; una comunicazione in tal senso era stata inviata dal Baro ai giudici del tribunale.
Gli avvocati hanno assunto questa posizione perché ritengono l’udienza del 2 agosto una farsa (avviene in un periodo feriale) e, in secondo luogo, perché agli imputati non viene data la possibilità di esprimersi in lingua kurda;
  •  in aula, su 104 imputati, si sono presentati solo in 6, tutti provenienti dalla prigione di Bingol. Seduti davanti ai giudici,
sono attorniati, su ogni lato, da militari armati e in divisa.
E’ la 24° udienza di questo processo.
Dopo aver elencato nomi e cognomi degli imputati, il giudice ha deciso  una sospensiva.
Gli imputati, sempre circondati dai poliziotti, si sono allora avvicinati alle transenne del pubblico per parlare con parenti e amici; sono presenti anche dieci deputati del BDP e l’ex parlamentare kurda dell’ex PDS tedesco, Feleknaz Uca.
Quando un poliziotto ha tentato di far sgombrare l’aula, le parlamentari si sono opposte dicendo: “Noi non ce ne andremo da qui, se non al termine del processo”. Allora è tornata la calma e il poliziotto ha desistito.
Ahmet Ertak, ex sindaco di Sirnak, ha inviato un testo ai giudici del tribunale, che dice: “Noi vogliamo venire tutti insieme al processo e non divisi in piccoli gruppi. Voi state facendo un processo falso, perché non ci date il diritto a difenderci nella nostra madre lingua, il kurdo. In questo processo, voi non state giudicando gli uomini e le donne, ma la lingua di un popolo.
In più, il 23 maggio, voi ci avete divisi ed esiliati in altre carceri (23 detenuti sono stati deportati nel carcere di Bingol) ed abbiamo non poche difficoltà a venire alle udienze. Ci state torturando.
La direzione del carcere di Diyarbakir ci ha dato come giustificazione il fatto che a Diyarbakir non ci sarebbero posti liberi, ma noi non ci crediamo. Noi chiediamo di ritornare nel carcere di Diyarbakir”.
Il giudice, alla ripresa dell’udienza dopo la sospensiva, ha deciso di:
  •  mandare un avviso di comparizione a tutti gli avvocati della difesa che non si sono presentati all’udienza;
  •  spiccare una denuncia contro il Baro;
  •  respingere la richiesta, avanzata dal sindaco di Sur – Diyarbakir, che è imputato ma non detenuto, di potersi recare all’estero;
  •  fissare la prossima udienza del processo per l’indomani mattina, 3 agosto.
3.8.2011 – ancora in tribunale per il processo KCK

Incontriamo, in sala avvocati, il presidente del Baro di Diyarbakir, Emin Aktar, e l’avvocato del Baro di Ankara, Selcuk Kozagacli, gli unici due avvocati che saranno presenti al dibattimento. Loro diranno che parlano a nome di tutti gli avvocati della difesa.
“Se non va bene – ci dice Selcuk Kozagacli – che mi arrestino pure”.
Inizia l’udienza.
L’imputato Muharren Erbey, presidente dell’IHD di Diyarbakir, attualmente detenuto, non è presente in aula ed ha inviato un certificato medico con una prognosi di quattro giorni.
Nel loro intervento, i due avvocati hanno detto che gli imputati vogliono esprimersi in kurdo e, se i giudici continueranno a negare questa possibilità, gli avvocati difensori non possono difenderli.
Inoltre, hanno protestato per il fatto che gli imputati vengono portati in aula a piccoli gruppi, nonostante l’aula abbia a disposizione 144 posti a sedere (per gli imputati) ed oltre 200 posti per gli avvocati della difesa.
Hanno concluso dicendo: “O li lasciate parlare in kurdo, o dovete liberarli”.
C’è stata una sospensiva e, con la ripresa, il giudice ha così deciso:
  •  denuncia per tutti i 350 avvocati del Collegio di difesa per aver agito con l’intento di bloccare il processo;
  •  denuncia al presidente del Baro di Diyarbakir, Emin Aktar, e  al suo organismo dirigente;
  •  minaccia di utilizzare gli articoli 21 e 152 del Codice Penale, celebrando così il processo senza avvocati difensori per gli imputati a piede libero, mentre per quelli detenuti, verrà loro richiesta di fare la nomina di un nuovo legale;
  •  l’udienza viene rinviata al giorno 10 agosto.

Nel corridoio, abbiamo incontrato gli amici di un ragazzo in carcere da quasi un anno per aver partecipato ad un funerale di uno studente ucciso dalla polizia nel 2010 e accusato di aver gettato garofani nel fiume in sua memoria. Stavano parlando con gli avvocati difensori della decisione del giudice di rinviare l’udienza a novembre 2011, mantenendo la detenzione.
Il papà era disperato e continuava a ripetere: “Così ci costringono ad andare in montagna”.
Un anno di vita perso, un’ipoteca anche sul futuro.
Storie di ordinaria ingiustizia.