NEWROZ 2011 DELEGAZIONE VAN HAKKARI YUKSECOVA
Incontro con Ibrahim Ete - Associazione Tuyad Der di Van, 18.3.2011
Il presidente dell’associazione ci riferisce che in questo periodo sono aumentati gli arresti ed il numero dei carcerati.
Nelle carceri viene applicata una tortura psicologica attraverso pressioni sui giovani detenuti per convincerli a lasciare le loro organizzazioni e a diventare delatori, tali pressioni si fanno anche sulle famiglie; inoltre, la posta in arrivo non viene consegnata ai detenuti e viene loro impedito di inviarne, mentre i giornali sono regolarmente censurati; addirittura, ai detenuti vengono richiesti i soldi per le traduzioni del quotidiano scritto in kurdo, Azadiye Welat. Vengono applicati trattamenti diversi per i detenuti politicizzati e per quelli appena arrivati: ad esempio, per quanto riguarda l‘erogazione del riscaldamento, dell’acqua, dell’elettricità.
Dei 2.500 arrestati a seguito dell’ “operazione KCK”, ben 600 sono di questa zona e di questi 35, dopo un breve processo, sono stati condannati a scontare da 6 a 11 anni di carcere; i bambini detenuti vengono accomunati in celle insieme ai carcerati comuni e ai detenuti politici delatori.
Sono aumentate le malattie in carcere: lo scorso anno, c’erano 38 detenuti malati di cancro, oggi sono 60, probabilmente dovute dalla pessima qualità del cibo distribuito che fino a poco tempo prima era fornito dalle famiglie. E nel carcere non ci sono medici specialisti; quando portano i detenuti malati in ospedale li infilano in stanze senza finestre, spesso nei sotterranei e le cure sono dei palliativi.
Le guardie carcerarie vengono scelte tra persone che sono stati e militari che nutrono particolare avversione verso dei guerriglieri ed applicano nei loro confronti trattamenti particolarmente oppressivi.
Nel 2010, il governo ha modificato la legge per i minori detenuti; ma la maggioranza di essi (80%) sono ancora in carcere: alcuni giorni prima dell’approvazione della legge si sono conclusi i processi per questi minori con regolari condanne! Risultato: i ragazzi sono stati incarcerati e dovranno scontare parecchi anni, mentre della legge hanno usufruito i mafiosi ed i ladri.
E’ abitudine da parte delle autorità di polizia trasferire i detenuti kurdi nell’ovest della Turchia, causando gravi disagi a loro ed ai familiari.
In Turchia ci sono 13 carceri di tipo F, compreso Imrali, il carcere dove è ristretto Abdullah Ocalan, insieme ad altri 4 detenuti.
Sono autorizzati alla visita dei carcerati i parenti di primo grado e tre amici dopo una verifica dei documenti, mentre non è prevista la visita di parlamentari se non dopo l’autorizzazione del Ministero della Giustizia; stessa regola vale per le associazioni. Tuyad ha ottenuto il permesso per una sola volta.
Nelle carceri turche ci sono 6.350 detenuti politici del PKK e del KCK di cui, 350 donne; i bambini incarcerati in questa zona sono 150.
Gli studenti universitari detenuti hanno la possibilità di fare gli esami in carcere, mentre la stessa regola non vale per i liceali.
VAN – Tenda per la “ Soluzione democratica”
Ci dice Ahmet Enter, responsabile, che la “Tenda” è aperta giorno e notte e resterà aperta sino alle elezioni politiche del 12.6.2011.
Nella “Tenda” si svolgono incontri, spettacoli, dibattiti.
A Mardin i poliziotti hanno tentato di entrare nella “Tenda”, ma la gente ha reagito.
Prima di questa iniziativa, il BDP aveva organizzato le “Tende della pace”, che non hanno prodotto nessun risultato. Di qui il cambiamento di strategia.
Newroz 2011 DELEGAZIONE VAN HAKKARI YUKSECOVA 19.3.2011
Partenza da Van alle 6 del mattino, direzione Semdinli, per partecipare ai festeggiamenti del Newroz in quella sperduta cittadina ai confini tra Iran e Iraq, dove 27 anni fa è nata la resistenza kurda.
Dopo 4 ore di viaggio, attraversando montagne innevate, arriviamo a Semdinli, nello spiazzo riservato alla festa. La gente stava arrivando sempre più numerosa, sventolando il giallo, il rosso ed il verde che sono i colori della bandiera kurda; si affollavano donne e uomini in abiti tradizionali ed una miriade di ragazzini innalzava i ritratti di Ocalan e salutava con le dita divaricate a “V”.
E’ stato notato subito il nostro arrivo e con la consueta ospitalità siamo stati invitati ad avvicinarci al palco dove gli oratori stavano facendo i loro interventi con enfasi e grande partecipazione del pubblico.
Antonio Olivieri, a nome della delegazione italiana, è stato invitato a portare un saluto alla folla:
“Voi siete un grande popolo, un popolo che lotta da molti anni in questa terra bellissima e meravigliosa, tra grandi montagne coperte di neve. Proprio perché avete pagato un grande tributo di sangue e di sofferenze per voler conquistare la pace e la democrazia, la pace che avrete dovrà essere grande. Ci sono centinaia di sindaci, parlamentari, dirigenti di associazioni, semplici militanti che sono in carcere da quasi due anni, senza processo. Noi vi diciamo: liberateli, perché sono innocenti, perché sono il popolo. Noi onoriamo i vostri martiri e ci inchiniamo ai pianti delle madri e delle famiglie di Semdinli. Porteremo in Italia i fiori e i colori di questa terra meravigliosa che da 27 anni conosce solo guerra e massacri. Oggi è arrivato il momento di gridare: edi bese! Oggi è giunto il momento di dire basta.
Edi bese per voi, per noi, per l’Europa, per il mondo.”
I festeggiamento sono poi proseguiti con musiche, canti e danze per tutto il pomeriggio.
Durante il Newroz siamo stati invitati dal direttore del palazzetto dello sport, adiacente allo spiazzo, a bere un “çay” ed egli ha colto l’occasione per illustrarci le attività che svolgono: volley, basket, arti marziali, sci, per ragazzi da 6 a 21 anni: sono circa 500 i ragazzi che frequentano, di cui il 50% sono ragazze; organizzano non solo gare con le altre città ma anche visite culturali.
L’incontro ci è sembrato molto interessante e propedeutico a future collaborazioni.
Newroz 2011 DELEGAZIONE VAN HAKKARI YUKSECOVA
20.3.2011: Yuksekova, incontro con il vicesindaco
Ci accoglie il Vicesindaco Erdal Aydin che sostituisce la Sindaca Ruken Jetiskin, che è stata arrestata e condannata a 10 mesi di reclusione, ridotti a 7 mesi e 10 giorni.
La Sindaca è stata condannata per aver organizzato un convegno su un leader della Sinistra turca del 1968, Deniz Gezmis, impiccato il 6.5.1972, insieme ad altri due compagni Yusuf Aslan e Huseyin Inan.
Il Vicesindaco ci riferisce che in città ci sono centoventimila abitanti, ma ufficialmente ne risultano 60.000; gli altri 60.000 provengono dai villaggi che sono stati bruciati nel corso del conflitto degli anni 80 e 90 tra l’esercito turco ed il PKK, così che i profughi sono confluiti in città; il censimento si tiene ogni 5 anni.
Inoltre, Erdal Aydin ci informa che una organizzazione, che si chiama Mezit (rinascimento) da un mese distribuisce volantini con minacce di morte ai cittadini.
Un membro di Mezit, il 14.3.2011, è entrato in una gioielleria con il volto coperto portando con sé della benzina ed una bomba.
Il gioielliere ha reagito, ma l’uomo lo ha morso ad un dito ed è scappato, non riuscendo a portare a termine l’attentato. Dopo questo episodio in città è salita la tensione.
Il BDP (il partito filokurdo) ha ricevuto, dopo qualche giorno, una lettera minatoria da Smirne nella quale si afferma che Mezit attaccherà il popolo durante il Newroz.
Il Vicesindaco ci spiega che, negli anni 90, esisteva una organizzazione criminale denominata Hizbullah, i cui aderenti hanno ucciso molti kurdi; alcuni sono finiti in carcere, ma il Governo ha fatto una legge, prevedendo che i delinquenti comuni, in carcere da 5 anni, ma in attesa di giudizio potevano essere liberati, così che i membri di Hizbullah, fatti passare per delinquenti comuni, sono usciti e probabilmente sono confluiti nella nuova associazione segreta Mezit.
L’arresto della Sindaca non è stato l’unico, poiché l’11.3.2011 altre 13 persone sono state arrestate, di cui 4 sono assessore comunali, altri dirigenti del BDP, compreso il Presidente.
Il Ministro degli Interni sta predisponendo un decreto per impedire alla Sindaca arrestata di tornare a svolgere la sua funzione.
Il Vicesindaco passa poi ad esporci la situazione economica e sociale della città, lamentando che, a fronte dei molti debiti del Comune, il Governo gli eroga solo la metà dei finanziamenti previsti, trattenendo il resto per sanare i debiti pregressi.
Prima del conflitto l’economia si basava sull’agricoltura e sull’allevamento, ma, per sconfiggere la guerriglia, sono stati bruciati i campi e i pascoli; questo ha impedito ai pastori e agli agricoltori di lavorare e vivere nei loro villaggi, costringendoli ad emigrare nelle città.
Ci sono villaggi vuoti con i guardiani del villaggio, anagraficamente risultano abitanti che si trovano altrove.
Pure il settore terziario è poco sviluppato perché i funzionari, i militari, i dipendenti dei ministeri e gli insegnanti hanno un loro spaccio e sono solo gli abitanti che comprano dai commercianti.
Fino a poco tempo fa, Yuksekova essendo una città di confine, sopravviveva anche con un po’ di contrabbando di sussistenza, che consisteva nel commerciare i tessuti, la benzina e il gasolio che venivano trasportati con taniche a dorso di mulo. Ora, dei tre varchi i due con l’Iraq sono chiusi, ed è aperto solo quello con l’Iran.
Inoltre, dagli eserciti turco ed iraniano, che hanno operato congiuntamente, sono state uccise circa 1000 persone che facevano il contrabbando, mentre altre sono finite sulle mine antiuomo.
La situazione sanitaria è gravissima perché mancano le strutture sanitarie, i macchinari ed i medici. C’è un solo ospedale con 100 letti per 120.000 abitanti ed i malati vengono trasportati a Van.
In ordine alla situazione scolastica, c’è da rilevare che gli insegnanti sono kurdi e turchi ma a scuola non si può né insegnare né parlare il kurdo. Quando gli insegnanti leggono una poesia in kurdo si apre nei loro confronti un processo; tutte le mattine, prima di iniziare le lezioni, tutti devono fare il saluto alla bandiera e recitare le frasi di rito: “. . sono fiero di essere turco. . .”
Inutili sono state tutte le proteste e le richieste dei kurdi e delle altre minoranze di eliminare questo rito. Recentemente, gli insegnanti hanno scoperto che in ogni scuola ci sono delle spie che riferiscono al Ministero sui comportamenti dei colleghi; dopo una interpellanza di un Deputato dei Lupi grigi (partito ultranazionalista turco) il Ministro dell’Istruzione ha confermato quanto denunciato dagli insegnanti, sostenendo che è giusto che ci siano delle spie a scuola.
Va sottolineato che sono presenti in città 12.000 militari, cioè un militare ogni 10 abitanti; i soldati abitano un intero grande quartiere da dove non possono uscire, così che non hanno nessun contatto con l’esterno.
Incontro con i rappresentanti di Mayader - Abdullah Duzen portavoce
“Associazione di coloro che hanno perso i figli ed i parenti in Mesopotamia”
La loro associazione invita le famiglie dei martiri e dei detenuti nella loro sede; i membri della loro associazione non hanno cariche, sono paritari, non hanno capacità economica, tutto quello che sta nella loro sede: mobili, sedie, carta per scrivere ecc.. viene donato dai commercianti.
Presentiamo il progetto per 9 borse di studio per le ragazze da iniziare anche a Yuksekova, dopo l’esperienza ormai consolidata da due anni di Van, dove anche i comuni del Trentino hanno contribuito al sostegno di tre borse di studio.
Abbiamo chiesto loro di avere un referente, foto, dati anagrafici, dati della scuola frequentata ed una breve nota con la storia familiare.
Non posso esprimermi in turco, dice un membro dell’associazione, non posso esprimermi bene perché la mia lingua è vietata, men che mai negli uffici pubblici posso usarla. Se devo fare una conferenza stampa devo leggere il testo in turco; il governo ha istituito un canale televisivo in kurdo “TNT canale 6” ma fa la propaganda contro i kurdi e noi non lo seguiamo.
Ci riferiscono che hanno fatto la richiesta per visitare la fossa comune dove ci sono i resti di 28 persone scomparse.
A Yuksekova ci sono 550 famiglie di martiri, oltre 50 famiglie di scomparsi, ancora oggi avvengono questi fatti.
Dopo il processo di Ergenekon non operano più come prima. I kurdi hanno preso coscienza e prendono le precauzioni, ad esempio domani faranno un servizio d’ordine andando tra la gente per controllare.
Ci dicono che ad Hakkari di fosse comuni ce ne sono 34, ne hanno scoperte altre 15 e con l’associazione dei diritti umani visiteranno le famiglie.
Una donna presente che parla solo il kurdo ha avuto in famiglia 5 morti: aveva tre figli, prima ha perso il marito ed il fratello che combattevano con Barzani, un figlio è morto sulle mine, e lei ne ha raccolto i pezzi, gli altri sue sono diventati martiri in montagna e non ha potuto vedere i loro corpi. Emine Ozcan ora non ha più parenti.
Tutti i membri di Mayader sono famiglie dei martiri. Fino ad oggi sono perseguitati. Una donna racconta: “Per 58 anni mai ho chiuso la porta di casa ma ora si, ho paura della polizia. I miei amici non portano il cellulare perché sono controllati dalla polizia, il nostro popolo e il più oppresso del mondo. Abbiamo perso i più preziosi membri della famiglia, i figli; la polizia ci opprime ma non abbiamo paura perché abbiamo perso il maggior bene. . ho perso due figli; un fratello è stato esiliato ora ha 70 anni ed ancora è in montagna” Un uomo riferisce di aver perso sei familiari, uno con l’esecuzione extragiudiziarie e gli altri in montagna.
Newroz 2011 DELEGAZIONE VAN HAKKARI YUKSECOVA
20.3.2011 IHD Associazione dei diritti umani
Ci riceve il rappresentante dell’associazione, Bedirhan Alkan, che è stato un dei fondatori del BDP, poi chiuso e non può essere più membro di partito ed è ora membro di altre associazioni.
Dal 1986 l’IHD è stata la prima associazione fondata dopo il colpo di Stato; i suoi membri sono stati perseguitati ed i militari negli anni 80 hanno chiuso tutte le associazioni, ivi comprese le sedi locali dell’ IHD.
Bedirhan Alkan spiega che l’IHD si occupa delle violazioni dei diritti umani ed in questa regione di confine è necessario lottare per il loro riconoscimento.
Qui le violazioni vengono attuate dallo Stato, che considera l’IHD sostenitore della lotta armata, come succursali del PKK.
Durante il conflitto, che dura da 30 anni, molte sono fosse comuni di guerriglieri e civili che risultano scomparsi.
Soltanto al Hakkari 390 persone vi sono sepolte, l’IHD sta lavorando per far aprire le fosse, molte sono state le richieste al procuratore sempre rifiutate, solo una domanda è stata accettata a Yuksekova.
Negli anni 90 i militari e i guardiani dei villaggi hanno tagliato la testa ai guerriglieri ed hanno trascinato i corpi per i villaggi; successivamente i guardiani hanno confessato all’IHD di aver commesso queste atrocità sui i corpi dei guerriglieri. L’IHD sta tuttora raccogliendo le prove sui questi fatti.
I familiari delle vittime hanno richiesto l’aiuto dell’associazione e sono riusciti a restituire alle famiglie 25 corpi.
Tra i volontari che lottano per il riconoscimento dei diritti umani ci sono anche avvocati; sostengono chi fa domanda, non solo per questioni politiche ma anche famiglie. Si occupano anche dei poveri che vengono uccisi o feriti facendo contrabbando lungo i confini perché non hanno altri mezzi di sostentamento, non potendo più coltivare il loro campo o pascolare le pecore perché campi e pascoli sono stati bruciati dall’esercito.
I guardiani di villaggio hanno riferito all’IHD che erano obbligati a fare ciò che i militari gli ordinavano, nonché a votare come indicato, ma ora l’80% di loro vota per il BDP.
A Yuksekova non ci sono ospedali, l’80% dei malati muore in autoambulanza durante trasposto verso l’ospedale di Van; le famiglie che ritengono che un loro congiunto è stato vittima di un errore medico, presentano denuncia e l’IHD passa le notizie alla stampa.
L’assistenza sanitaria nazionale è stata innovata con l’istituzione del medico di famiglia, ma la popolazione lamenta il malfunzionamento del sistema.
Tale situazione è aggravata dal problema che riguarda la lingua: le donne Kurde parlano la loro lingua e i medici non comprendono; il 60% delle donne locali non è seguita o mal seguita per questo motivo. Gli assistiti vogliono che in un ospedale pubblico non sia vietato parlare in kurdo.
Solamente ad Istanbul ci sono 10.000 kurdi, che preferiscono parlare la loro lingua e vorrebbero andare in un ospedale pubblico.
L’esercito turco ha usato le armi chimiche per uccidere i guerriglieri, così durante il conflitto anche la gente si è ammalata.
Ora le modalità di repressione nei confronti della popolazione kurda sono mutate: l’anno scorso i poliziotti hanno rotto il braccio al figlio del sindaco di Hakkari, 19 dirigenti l’IHD sono stati feriti e uccisi, tutti hanno molti processi a carico, solamente lui ne ha 11 pendenti, ma quando lavorava per il DTP ne aveva 34.
Ora l’IHD collabora con 68 associazioni.
Mezit esiste dal 9.11.2006, hanno fatto la prima azione alla libreria di Semdinli. Questa organizzazione agisce contro il popolo, in particolar modo quando vedono che è bene organizzato attaccano la gente.
Prima dell’episodio della libreria di Semdinli esisteva una associazione denominata TIT (esercito della vendetta turca).
Dopo l’attentato della libreria di Semdinli, questa associazione lavora come le squadre della morte, ancor prima avevano distribuito tra la gente dei volantini con minacce firmandosi come “esercito della vendetta turca”. In seguito, a Yuksekova hanno fatto due attentati.
Sui suicidi delle donne, ci dice che in questa zona il tasso è molto alto, come pure i delitti d’onore e l’IHD per tentare di arginare il fenomeno collabora con le associazioni di donne, che purtroppo non hanno ancora l’indipendenza economica; ritiene che quanto si sta facendo sia insufficiente.
In questa zona ci sono 12 tribù con tradizioni e condizioni delle donne molto differenti; si fanno dei corsi alle donne e conferenze mirate per gli uomini.
15 sono le associazioni femministe che collaborano con loro per i seminari.
Ad Hakkari e Van le donne trovano la libertà nelle sedi del partito e nelle associazioni dei diritti umani.
12.3.2011 Newroz piroz be! a Gewer (Yuksekova)
La piazza, i monti sono sempre stati i luoghi del protagonismo kurdo. Lo si è percepito intensamente al Nerwroz di Yuksekova, città di lotta e di sofferenza.
La sua Sindaca, Ruken Yetiskin, è stata recentemente imprigionata per un motivo ridicolo, una commemorazione di protagonisti del 68 turco destando una vera e propria rivolta popolare, essendo stata eletta con l’80% dei voti. Le 50.000 persone che hanno affollato la piazza hanno dimostrato il loro protagonismo. Mai si erano viste tante bandiere con il volto di Ocalan sventolate, pur sapendo che la legge turca prevede una pesante condanna per chi compie questo piccolo grande gesto. Mai tanti giovani si erano visti, dimostrando che il futuro non verrà deciso nelle stanze imperiali, ma dalla moltitudine kurda. Il Sindaco reggente della città e i Sindaci delle città vicine, nel costume tradizionale si sono alternati sul palco per dimostrare che non temono la repressione di Erdogan.
La delegazione italiana ha ribadito il nocciolo democratico per il quale il mondo ci conosce. Uno striscione con la scritta “liberi tutti” nelle lingue italiana, inglese kurda e turca, con il simbolo della libertà: le mani che aprono le sbarre hanno dimostrato alla moltitudine kurda che nulla può arrestare la rivolta della libertà, anche se enormi sofferenze devono essere affrontate.
In un breve discorso, un rappresentante della delegazione ha portato un conciso e sentito saluto di democrazia e certezza nella vittoria finale, ossia l’indipendenza del popolo kurdo e l’unione con i fratelli iracheni e siriani.
“Libertà per Ocalan” è stato ripetuto migliaia di volte perché le idee non si possono imprigionare.
Quando il Newroz è finito, un corteo si è formato nel ritorno dei partecipanti a casa. Consapevoli della mancanza di libertà, consci dei continui soprusi patiti, alcuni giovani non hanno saputo trattenere la loro rabbia nei confronti di una polizia predisposta a dimostrare l’arroganza del potere. Ne sono nati incidenti, che come accade in queste occasioni, con il suo brutale intervento la polizia enfatizza criminalizzando un evento grandioso che si era svolto pacificamente e democraticamente.
12.3.2011 Municipalità di Hakkari
Appena arrivati ci riceve nel suo ufficio il Sindaco Fadil Bedirhanoglu.
Qui è stato finanziato nella misura del 60% un progetto per il mercato coperto, per un importo di € 40.000
La Valle d’Aosta ha contribuito con € 20.000 di cui 15.000 già corrisposti ed € 5.000 da dare entro tre mesi.
L’associazione Verso il Kurdistan ha raccolto € 20.000
Il progetto è stato realizzato per dare un luogo dove possano esercitare il loro lavoro di piccolo commercio abitanti della città che prima erano obbligati all’aperto in un clima per molti mesi all’anno freddo e piovoso.
Si vorrebbe che questo progetto avesse continuità con delle attività parallele coinvolgenti soprattutto donne.
I lavori sono terminati, manca l’elettricità, ma fra qualche giorno riprenderanno con il bel tempo e il centro entrerà nella piena funzionalità come sarà documentato.
Il Comune di Hakkari sta anche lavorando su un progetto da realizzare dietro il mercato: una stazione dei pullman ed un parco giochi, un ristorante, anche per incrementare le vendite del mercato. Si propone una locanda gestita da donne con situazioni familiari difficili ed il Sindaco ha affermato che così sarebbe possibile dare lavoro almeno a 15 ragazze. La Vicesindaca propone un progetto per la produzione di confetture, conserve ecc..
Il progetto fra un mese sarà finito e ci terranno informati.
E’ stata una incredibile sorpresa l’allestimento da parte del Comune di un Centro per la donna.
Nella società kurda, come in quelle islamiche, il ruolo della donna è marginale sia nella costruzioni di relazioni affettive, sociali, conoscitive come nella gestione della comunità, anche se la rivoluzione di Ocalan aveva come fondamento la parità tra uomo e donna. Molte sono state le donne martiri persino eroiche comandanti di grandi eventi, purtroppo la realtà odierna è piena di contraddizioni che questa iniziativa del Comune di Hakkari ha cercato di risolvere.
Inutile nasconderlo: è una goccia il mezzo al mare, ma vedere locali accoglienti dove le donne possono riunirsi, conoscere i loro diritti, sapere come reagire alle ingiustizie è stato per tutti un evento di enorme significato.
Newroz 2011 DELEGAZIONE VAN HAKKARI YUKSECOVA
Diyarbakir, Mercoledì, 23 Marzo 2011 incontro con le Madri della Pace
Alle 11,30 la Delegazione si è recata alla Tenda per la Soluzione Democratica del conflitto, che, da oltre due decenni, in varie forme, lacera sia la comunità turca, sia quella kurda.
Questa Tenda è stata istituita in molti dei Comuni amministrati dal BDP, ma non è ben vista dalle autorità turche, tanto è vero che domenica 20 Marzo 2011, al termine della grande manifestazione tenutasi in occasione del Newroz, la Polizia ha attaccato in forze il corteo che si recava alla Tenda, lanciando molti lacrimogeni contro la moltitudine di persone che si trovava nella Tenda e nei dintorni della stessa.
Terminati gli scontri i manifestanti hanno recuperato molti residui dei candelotti, che, poi, hanno messo in bella mostra su di un tavolo.
Ci è stato così possibile sia fotografarli, sia appurare che alcuni lacrimogeni sono ‘made in USA’ mentre altri sono ‘made in Brazil’; quest’ ultimo particolare può stupire coloro che dimenticano che ‘business is business’.
Alcuni si sono presi l’incarico di far analizzare questi residui dai laboratori, per stabilirne la composizione.
Nella Tenda abbiamo incontrato le componenti dell’Associazione Madri per la Pace, costituita da donne che o hanno perduto i propri figli nella guerra, iniziata nel 1984, o li hanno attualmente in carcere.
L’incontro è stato particolarmente commovente, anche perché si sono incontrate le persone, che, mensilmente, versano un piccolo contributo, avendo adottato una/un detenuta/o, con coloro che lo ricevono.
Le donne di questa associazione hanno svolto delle attività anche all’estero, ad esempio in Marocco, ove si sono incontrate con le donne di un altro dei popoli dimenticati da Dio e dagli uomini, cioè il popolo Saharawi.
Sono stati, infine, presi accordi, affinché sia possibile la partecipazione di una delegazione delle Madri per la Pace alla prossima Marcia della Pace Perugia - Assisi.
23.3.2011 Dyarbakir -Incontro con Tuhad-Fed-
Alle 13,30, ci siamo recati nella sede dell’Associazione dei familiari dei detenuti politici, di cui fanno parte anche ex detenuti politici.
Questa associazione è presente nel territorio nazionale con varie sigle che si sono federate; questo si è reso necessario per evitare che esistesse una unica organizzazione nazionale, che ben facilmente il Governo turco avrebbe potuto . . ..
Tuhad-Fed ha 8 succursali in varie città tra cui Istanbul, Smirne, Ankara, Adana, Diyarbakir e Van. L’associazione sostiene giuridicamente e socialmente i detenuti e le famiglie, denuncia le torture e i maltrattamenti, è in qualche modo la voce dei prigionieri.
La situazione dei detenuti minorenni è particolarmente delicata; dal 2008 ad oggi ne sono stati arrestati 4.000/ 4.500; solo nel 2008 ne sono stati incarcerati 2.900, mentre in questi giorni del Newroz ne sono stati arrestati 75/100.
La stampa e le associazioni democratiche hanno protestato molto per questo stillicidio degli arresti dei minori, così che, per tacitare le forti critiche, è stata approvata una legge che ha consentito la liberazione dei ragazzini che avevano solamente partecipato alle manifestazioni.
Nel 2010 è stata approvata una legge ove si prevede che i delinquenti comuni scontino solamente due terzi della pena, mentre i detenuti politici ne devono scontare i tre quarti; i minorenni condannati sono stati equiparati ai delinquenti comuni. Sono stati condannati a 4 anni di reclusione minori di 18 anni. Il presidente della associazione ci dice che l’AKP (attuale partito di governo) ha trasformato il Paese in un carcere a cielo aperto, poiché, non sopportando alcuna opposizione, intimidisce in ogni modo la popolazione, che non è libera di esprimersi. Questa repressione non risparmia nessuno: una donna di 70 anni è stata condannata a 11 anni; nel carcere di Pozanti (Adana) anche i minorenni sono stati torturati, in quello di Diyarbakir i giovani hanno bruciato i materassi per protesta contro i maltrattamenti. Nelle carceri vengono esercitate pressioni psicologiche sui minorenni, tanto è vero che il 70% di loro, dopo la scarcerazione, soffre di traumi e incubi notturni. Il carcere in Turchia equivale a morte e tortura.
Non vengono applicate le circolari che riguardano le condizioni carcerarie, la legge turca solo formalmente è conforme alle richieste della UE, ma nella realtà le normative non vengono applicate: c’è una fortissima oppressione e c’è la tortura, centinaia di detenuti si sono ammalati in carcere, 100 di loro hanno il cancro e altre malattie gravi. Ci sono persone detenute da 12/18 anni che si sono ammalate in carcere e sono state lasciati morire senza le cure. A nulla sono valse e valgono le certificazioni mediche, redatte da strutture pubbliche, che attestano che la condizione di salute è incompatibile con quella carceraria; mai avviene, in questi casi, che l’Istituto di Medicina Legale confermi la relazione medica redatta dagli ospedali pubblici, anzi, a volte avviene che i medici che l’hanno redatta vengano inquisiti.
Ismet Abla è morto in un sotterraneo di ospedale con un cancro alla pelle, nelle stesse condizioni è morto un ragazzo di 17 anni affetto da leucemia.
Nulla è cambiato dai tempi del colpo di Stato: alla pena di morte si è sostituita una morte lenta, i medici del carcere somministrano farmaci generici anche nei casi più gravi. Spesso durante il trasporto in ospedale i detenuti vengono picchiati e torturati. Molto frequenti sono i casi di cirrosi ed epatite ed altre malattie contratte durante la detenzione a causa delle pessime condizioni carcerarie. Durante le perquisizioni corporali le donne subiscono maltrattamenti.
La capacità carceraria è di 79.000 unità, ma i detenuti oggi sono 120.000 dormono anche in due in una branda o a terra, in una cella da 3 persone ne vengono stipate 8.
I problemi alimentari sono notevoli essendo vietato portare cibi dall’esterno, i detenuti sono costretti ad acquistarli dallo spaccio interno, dove i prezzi sono molto alti.
Gravissima è la situazione igienica,in molti casi non vi è acqua potabile ed in inverno non funziona il riscaldamento.
Le visite dei parenti durano 45 minuti a settimana e le perquisizioni per accedere alla visita può durare anche una ora. I detenuti vengono inviati lontano dal luogo di residenza e quelli politici nelle carceri del Mar Nero dove per i familiari non possono raggiungerli, non solo per la lontananza, ma anche perché è zona di nazionalisti. Nelle carceri del Mar Nero le condizioni sono ancora peggiori, le guardie carcerarie sono ex soldati che hanno combattuto contro i Kurdi ed agiscono contro di loro con odio, l’uso del kurdo è vietato non solo nella posta ed i giornali, ma persino per parlare con i parenti e quando ciò avviene interrompono il colloquio, censurano corrispondenza e giornali. Non c’ neppure un presidio medico per le emergenze.
Il rappresentante della associazione ci consegna una lettera scritta da due detenute politiche che qui di seguito riportiamo integralmente tradotta:
“Per la succursale di Diyarbakir dell’Associazione dei Diritti Umani.
- Non possiamo usufruire del diritto di incontrare i compagni di detenzione. Come giustificazione, ci dicono che siamo più di dieci, l’incontro è riservato a non più di dieci persone, hanno motivato il rifiuto per motivi di sicurezza.
- Siamo venti detenute rinchiuse in una cella per otto persone, mentre in una cella per 24 persone ci sono detenute 14 donne condannate per reati comuni, hanno rifiutato la nostra richiesta di trasferimento nella cella da 24 persone, anche in trasferimento in celle non utilizzate, Il direttore del carcere ci ha comunicato che non ci avrebbe trasferito perché il carcere è stato costruito per i reati comuni, e non ci vuole.
- Il direttore del carcere ha dichiarato che anche se noi presentiamo una denuncia lui ha il potere di decidere all’interno del carcere. E quindi non darà seguito alla nostra domanda.
- E’ stata respinta la nostra richiesta di festeggiare l’otto marzo nonostante ci fosse stato concesso nel carcere precedente, alla nostra minaccia di presentare una denuncia ha risposto che comunque il procuratore avrebbe dato ragione a lui.
- Le detenute hanno presentato una richiesta al ministero della giustizia di una visita ispettiva per verificare le condizioni di detenzione. La visita è avvenuta, ma l’ispettore si è limitato a parlare con la direzione. In seguito abbiamo ricevuto una comunicazione dal ministero che dichiarava la mancanza di problemi gravi ma solo problemi risolvibili attraverso il dialogo.
- Ci viene negata l’assistenza ospedaliera se non in casi gravissimi quando la persona rischia la morte.
Ci viene impedito di svolgere qualsiasi attività sportiva, vogliamo rendere noto alla collettività e ribadire con forza che la situazione carceraria è per noi pesantissima, non esiste nessuna possibilità di dialogare con il direttore del carcere che non accoglie nessuna richiesta di poter usufruire dei nostri diritti e ci nega anche la possibilità di svolgere attività nelle sale comuni.
Sig. Celalettin Gomga
Il direttore ha in odio vero le detenute politiche e lo dimostra con continue provocazioni nei nostri riguardi con l’approvazione del procuratore e dell’ispettore del ministero della giustizia che rifiutano tutte le richieste che fanno le detenute politiche come Esat Oktay (**). Con questa lettera vogliamo comunicare alla associazione Tayder la nostra situazione e chiediamo di presentare una denuncia da parte delle nostre famiglie con il sostegno legale dell’Associazione dei Diritti Umani.
Erdem Kizilkaya”
(**) Esat Oktay è stato un direttore carcerario famoso per la sua crudeltà durante il Colpo di Stato nel carcere di Diyarbakir
Partecipanti alla delegazione per il Newroz 2011 nel Kurdistan turco (Semdinli – Yuksekova)
Alfonso Augugliaro – medico - Messina
Giorgio Barbarini – immunologo - Voghera (Pv)
Valerio Bruschini – insegnante - Perugia
Giuseppe Coscione – pensionato - Genova
Guido De Giorgis – autista - Alessandria
Lucia Giusti – pensionata - Alessandria
Antonio Olivieri – sindacalista - Alessandria
Anna Maria Parolari – ginecologa - Trento
Andrea Piccinini – pensionato - Torino
Francesco Piscioli – patologo - Trento
Roberta Ravoni – pittrice - Roma
Cristiano Rea – grafico - Roma
Rossella Santi – avvocato - Roma
Enrico Ventrella – infermiere - Aosta
Ayse Lerzan Caner - interprete
Viaggio
Milano/Roma – Istanbul – Van – Semdinli – Yuksekova – Hakkari – Uludere – Sirnak – Diyarbakir – Istanbul – Milano/Roma
RETE ITALIANA DI SOLIDARIETA’ CON IL POPOLO KURDO