lunedì 14 aprile 2008

Questo lo slogan per i festeggiamenti del Newroz, nell'ambito della Campagna contro la guerra, per la pace in Kurdistan, lanciata dal DTP per il rilancio di una soluzione politica della questione kurda in Turchia.(tratto da Kurdishinfo.com - 24.03.2008) Nonostante che il ministro degli interni della Turchia Besir Atalay, a colloquio con i deputati del DTP, Ahmet Türk Selahattin Demirtas avesse fornito ampie assicurazioni in riferimento alle necessarie misure d'obbligo di polizia per i festeggiamenti del Newroz, in molte città vi è stato spargimento di sangue. Il DTP ritiene che vi sono state azioni dirette da Ankara contro il popolo kurdo. Yüksekova, Ikbal Yasar di 20 anni e a Van Zeki Erinc di 35 anni sono stati ammazzati dai poliziotti. Centinaia i feriti, di cui venti con armi da fuoco. Come ha affermato Selahattin Demirtas, le forze di sicurezza non hanno operato per evitare scontri, ma si erano predisposte a colpire duramente.“ Il Ministro aveva espresso il suo dolore per i fatti di Van, ma il giorno dopo è successa la stessa cosa a Yüksekova. L'AKP avrebbe dovuto cercare di allentare la tensione, provocata dalle bande terroristiche di ultranazionalisti di estrema destra”.Vi è stata quest'anno ai festeggiamenti per il Newroz una partecipazione maggiore che negli anni passati, ma anche scontri molto più duri. I festeggiamenti per il Newroz, iniziati, il 13 marzo, organizzati dal DTP, si sono protratti per dieci giorni e hanno visto una grande partecipazione di massa. Per garantire festeggiamenti pacifici, il DTP ha avuto un incontro la settimana scorsa con il Ministro degli Interni.Selahattin Demirtas ha dichiarato:“ Avevamo chiarito col ministro che non vi sarebbe stato nessun tipo di problema per i festeggiamenti che avrebbero avuto luogo dove noi come partito avevamo stabilito. Il Ministro Atalay aveva replicato che era importante avere un piano dei festeggiamenti e che si sarebbero prese solamente le misure strettamente necessarie per lo svolgimento del Newroz”.Demirtas che ha visitato i feriti a Van, ci ha detto che per tre di essi le condizioni sono gravi, hanno riportato ferite di arma da fuoco al capo e al torace. Il governo dell'AKP e il Ministro degli interni sono i responsabili
“Ieri mi ha espresso il suo dolore e oggi a Yüksekova hanno fatto la stessa cosa. Non si è trattato solo di un uso spietato della forza, ma di un atteggiamento da nemici. E a Van, Hakkari, Yüksekova e Siirt, in tutte le città lo stesso atteggiamento. La polizia è andata oltre, oltre il rispetto della legge. A volte si può anche andare oltre il proprio mandato ma, qui, in questo caso, è successo ben altro. Si è mirato alle persone per ammazzarle. L'obiettivo era chiaro: ammazzare.All'indomani dell'inattesa conclusione dell'Operazione militare Sole - avvenuta lungo i confini con l'Iraq - presentata come “la soluzione finale al problema PKK”, in Turchia sono scoppiate le polemiche e, per la prima volta nella storia del Paese, i militari sono stati messi sotto accusa.Col passare dei giorni le critiche hanno raggiunto un tono sempre più aspro, colpendo il Governo ma, fatto inusuale, anche le forze armate. Il partito di Erdogan (AKP- Partito per la giustizia e lo sviluppo) si è ritrovato schierato in difesa di quell'esercito che pochi mesi fa minacciava la sua esistenza politica, contro gli attacchi sferrati da due partiti (CHP, MHP), che da sempre hanno fatto delle forze armate i loro referenti
principali.In Turchia è in atto una ridefinizione degli equilibri, e quindi un avvicinamento dell'AKP alle forze armate, e a farne le spese è ancora una volta la Questione Kurda.
La proposta kurda di soluzione politica - una nuova Costituzione, amnistia per i militanti del PKK, riconoscimento ed uso della lingua madre, il kurdo, - per l'avvio di un negoziato di pace, è stata liquidata dalle forze armate come “programma PKK”.successivi all'Operazione Sole, la repressione dei militari contro tutte le manifestazioni pacifiche messe in atto dalla popolazione kurda è stata dura e violenta, fino ad uccidere.
Alle manifestazioni contro la guerra, con lo slogan Edi Bese! Ora Basta, per la festa dell'8 marzo, in occasione dell'anniversario della deportazione in Turchia di Ocalan, (15.2.1999) sono stati arrestati decine di militanti e impiegati pubblici (ad Hakkari e Yukesekova), tra cui minori detenuti in carcere di tipo F (isolamento) e finanche bambini; posto in custodia cautelare addirittura sindache (quali la sindaca di Bostanici) e donne con bambini a seguito; uccisa una persona (4.3.2008, villaggio vicino Van); assaltata la municipalità di Hakkari (15.02.2008)Mente l'Europa rimane a guardare, sul versante dei militari nessun segnale di apertura ma chiari segnali di vendetta
Erdogan, dal canto suo, ha deciso di andare allo scontro finale con il partito DTP (Partito per La Società Democratica), chiedendone a gran voce la chiusura, utilizzando e abusando della religione e dei sussidi caritatevoli come voto di scambio, con l'obiettivo di conquistare le amministrazioni locali che il DTP ancora detiene nell'Est del Paese.
Lo scenario fin qui delineato costituiva solo la premessa di quanto la delegazione avrebbe visto e vissuto nella permanenza in Kurdistan Turco. Gli incontri avuti con sindacalisti, avvocati, sindaci, familiari di detenuti hanno permesso alla delegazione di raccogliere testimonianze agghiaccianti e la partecipazione al Newroz di rilevare lo stato d'assedio della Regione, la barbarie delle forze armate turche, la negazione di ogni diritto.Quest'anno le violazioni dei diritti umani hanno raggiunto picchi più alti di quelli registrati negli anni bui del 90/91”, hanno dichiarato gli avvocati dall'IHD (Associazione dei Diritti umani), all'indomani del duro bilancio dei festeggiamenti del Newroz.E' un bollettino di morte il bilancio del Newroz, di guerra strisciante, di guerra non dichiarata ma, nei fatti, attuata con scientifica organizzazione. Al grido di pace, EDI BESE! di una popolazione vessata, repressa, continuamente calpestata, come quella kurda l'Europa rimane sorda, impassibile. Tutti i nostri interlocutori kurdi si sono dichiarati delusi dall'appoggio dato dall'Unione Europea alla Operazione militare, avallando nei fatti la negazione di ogni diritto umano che ne è conseguita, con uccisioni, violenze, arresti, devastazioni di sedi di partito, di associazione e di municipalità. >L'avvio dei lavori per l'adesione della Turchia all'Unione Europea aveva generato speranze nella popolazione kurda, aveva aperto spiragli per un nuovo approccio alla questione kurda, al riconoscimento dei loro diritti fondamentali.
Con la repressione del Newroz 2008 il Governo turco ha svelato il suo vero volto militare; la violenza torna preponderante - semmai sia scemata - sul piatto della bilancia dei nuovi equilibri in atto in Turchia. Continua la persecuzione, l'oppressione e la violazione dei più elementari diritti umani, in un'area geografica assai ampia, compresa tra Iran, Siria, Iraq e soprattutto Turchia.
La questione kurda viene rimossa, è considerata un disturbo nel gioco cinico delle grandi potenze.
L'Europa rimane a guardare. Ora Basta!

KURDISTAN TURCO: VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI

Presenza massiccia di forze armate (polizia, gendarmeria, corpi speciali etc) e conseguente messa in atto di violazioni quali: messa sotto coprifuoco di zone ampie del Paese, rastrellamenti in città per ricercare presunti terroristi; arresti illegali, omicidi extragiudiziali, intimidazioni; ritiro della tessera per l'accesso gratuito ai servizi sanitari. "Ampliamento delle competenze della polizia (nuove norme)
Ostacoli e limiti alla libera circolazione e alle quotidiane attività della popolazione, con innumerevoli posti di blocco di esercito e gendarmeria, fissi e mobili. E' fatto divieto di pascolo oltre i 10 km fuori dei paesi e delle città; di commercio e quindi di acquisto di beni di prima necessità superiore ai componenti di una famiglia.
Diffusione di mine antipersona lungo tutta la zona di confine della Turchia con Iran, Iraq, Siria. Ad oggi le mine hanno causato oltre che centinaia di mutilazioni e decine di morti anche l'impossibilità, da parte degli abitanti kurdi, di rientrare in possesso di terreni o case nei villaggi distrutti nel periodo anni '90,
Presenza massiccia di “guardie di villaggio“, forze paramilitari irregolari, costituite in forma provvisoria a seconda delle esigenze, nel corso della guerra civile. Il numero complessivo si aggira oggi, presumibilmente, intorno ai 60 000 individui, ampiamente dislocati sul territorio, nei villaggi rurali
Ostacoli, minacce e intimidazioni sui profughi interni - 3 milioni e mezzo di individui, deportati forzatamente dai loro villaggi - che tentavano e tentano di ritornare nei loro villaggi. Requisizione dei terreni degli evacuati da parte delle guardie di villaggio, rei di aver ucciso molte persone che volevano rientrare in possesso dei propri beni. Ad oggi rimane aperto il problema dell'identificazione di coloro che si sono macchiati di tali crimini e del risarcimento delle vittime
Repressione politica e militare nei confronti di tutti coloro che si frappongono alle azioni di guerra in modo pacifico, con azioni non violente, quali scudi umani, scioperi della fame, serrata dei negozi
Negazione del diritto universale all'uso della lingua madre, il Kurdo, in tutte le sue espressioni. Repressione, arresti, processi, condanne di anni, chiusura e distruzione di sedi di associazioni, di sindacati, di giornali, di case editrici in quanto promotori dell'uso della lingua e della cultura Kurda.
Divieto di uso della lingua Kurda nei pubblici uffici, nelle conferenze stampa, nel rilascio di interviste. Scioglimento del consiglio municipale di Sur - Diyarbakir, reo di aver stampato una carta dei servizi dei cittadini in 7 lingue, compreso il turco (Il processo a carico del sindaco e dei consiglieri è tuttora in corso. Prossima udienza giugno 2008)
Negazione del diritto all'insegnamento e studio della lingua madre. Divieto all'uso della lingua madre, il kurdo, nelle scuole pubbliche. Lo studio della lingua kurda, anche in forma privata, è fortemente limitata: divieto di accesso ai corsi, ai minori di 18 anni; divieto di studio della grammatica kurda con concessione di studio di solo poesie o canzoni Kurde
Assenza dello Stato. Insufficienti, se non nulli, i finanziamenti statali per l'offerta di servizi primari, per la costruzione di infrastrutture, di cui il Kurdistan turco ne è quasi completamente sprovvisto Poche le scuole, gli ospedali. Molte le città prive del sistema fognario. Inesistenti le strutture sociali e culturali.
Uso massiccio della religione islamica per ledere la base di appoggio delle associazioni e dei partiti politici Kurdi. Nascita e diffusione di associazioni islamiche per giovani e adulti, la cui adesione garantisce beni di prima necessità, accesso all'università gratuita. Assunzione di 26000 direttori scolastici, filo islamici e/o sostenitori AKP: l'assunzione è stata condannata dalla Corte in quanto anticostituzionale, in seguito alla denuncia dell'Egit Sem (sindacato degli insegnanti) ma non è stata operata nessuna rimozione dei direttori. Revisionismo storico di libri di testo in uso nelle scuole pubbliche.
Sistema elettorale discriminante, brogli elettorali, condizioni di inagibilità per l'attivismo politico; uso massiccio del voto di scambio; ricorso alla corruzione, specie dei capoclan, parte del sistema tribale ancora diffuso nella zona, con conseguente inasprimento di rivalità locali, odi e vendette tra le famiglie.

LA DELEGAZIONE ITALIANA IN KURDISTAN TURCO

Il viaggio della delegazione di osservatori per i diritti umani è stato organizzato dall'Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia (UIKI), di Roma, dal 17 al 23 marzo 2008
La delegazione, composta da 45 persone della società civile italiana, giornalisti, fotoreporter, avvocati, e 3 sindacalisti dei Paesi Baschi (Spagna), suddivisa in 4 gruppi, ha visitato varie città e villaggi della regione del Kurdistan turco.

Le città visitate: Diyarbakir, Lice, Hasankeyf, Nusaybin, Kiziltepe, Sirnak, Cizre, Silopi, Yuksekova, Hakkari, Cukurca,Van, Bostanici.

Il rapporto descrive il viaggio della delegazione di Van (Yuksekova, Hakkari, Cukurca, Bostanici).

Nel corso della settimana la delegazione (9 persone) ha incontrato rappresentanti di associazioni, partiti politici, sindaci di municipalità.

Il rapporto fornisce un resoconto:

Degli incontri e delle testimonianze sulla violazione dei diritti umani nella regione del Kurdistan turco nel periodo del preNewroz: stato d'assedio, militarizzazione massiccia, arresti, perquisizioni, uccisioni (vedi Incontri)

Delle giornate del Newroz, capodanno Kurdo, simbolo della lotta del popolo Kurdo contro la tirannia e l'oppressione, che mai come quest'anno è stato macchiato di sangue e contrassegnato da una inaudita violenza e repressione (vedi Comunicati)

Newroz - Van 22 marzo - Al divieto del prefetto di svolgere i festeggiamenti del Newroz il DTP aveva risposto con un appuntamento sotto la sede del Partito.

Una folta presenza di donne, uomini, adulti, bambini, colori, inni, musiche ha assistito all'accensione del mitico fuoco.

Subito dopo, la polizia con un imponente dispiegamento di forze e di armi ha caricato e selvaggiamente manganellato tutti i presenti, ha sparato ad altezza d'uomo.

La delegazione italiana - 5 persone - dopo essere stata ripetutamente minacciata dalla polizia di andare via dal luogo, perché vietato, è stata trascinata a forza dentro un pullman della polizia, per essere condotta in commissariato. Alcuni componenti della delegazione hanno riportato lussazioni e distorsioni. Il commissariato era pieno di arrestati; la polizia ha deciso quindi di trasferire forzatamente la delegazione in albergo.

Dopo Newroz - Hakkari 22 marzo

Il viaggio di ritorno della delegazione di Hakkari verso Van è stato bruscamente interrotto a circa 30 Km dalla città, al secondo check-point dell'esercito.

La delegazione (4 persone) sono stati trattenuti in una caserma, per circa 5 ore e mezza, insieme ad uno sfortunato taxista, con l'accusa partita dalla polizia di Hakkari, di “essere sospettati di aver avuto contatti con membri del PKK”

PROGRAMMA INCONTRI / 17- 22 MARZO 2008 / DELEGAZIONE VAN - HAKKARI

17 marzo - Yuksekova Incontro con Yildiz Salin, Sindaco

18 marzo - Yuksekova Incontro con Salin, sindaco; con Vathit Sahinoglu, Presidente DTP, dirigenti DTP; con l'Associazione Kundi der

18 marzo - Hakkari Incontro con dirigenti DTP

19 marzo - Hakkari Incontro con Kazim Kurt, sindaco e Matin Tekce, ex sindaco; con Hassan Guzel, presidente DTP e dirigenti DTP; con Oran Koparan segretario IHD.

Il 20 marzo la delegazione si divide: 5 persone proseguono il viaggio per Van, 4 rimangono ad Hakkari.

Delegazione Van

20 marzo - Incontro con: Gulcan Simsek, sindaca di Bostanici; la cooperativa di donne Bekadcoop; con volontari IHD di Van

21 marzo

Incontro con DTP(Van); con Giyasettin Gultepe, presidente Goc Der (associazione dei profughi interni); con Emine Bozkurt, segretaria Tuyad der (associazione dei familiari dei detenuti); con Kesk (Confederazione sindacale del pubblico impiego); con Ayhan Cabuk, presidente Baro (associazione degli avvocati democratici)

22 marzo Newroz a Van

Delegazione Hakkari

21 marzo Newroz a Cukurca -

22 marzo Newroz ad Hakkari -

YUKSEKOVA 18 marzo 2008 Delegazione Van

A Yuksekova, a sud di Van, a 35 km dal confine iraniano, le forze militari sono onnipresenti.
Caserme e veicoli blindati sono dislocati in tutta la prefettura di Hakkari, di cui Yuksekova fa parte.

La città, come tutta la prefettura, ricorda le città in stato d'assedio.

INCONTRO CON YILDIZ SALIN, SINDACO DI YUKSEKOVA

Ciò che balza agli occhi, è il profondo cambiamento dell'economia della zona.
A Yukesekova, 100 mila abitanti, verso la frontiera iraniana, le forze militari sono onnipresenti.
La zona dei monti Cilo, in passato era molto ricca di vegetazione e di animali ed era frequentata anche da scalatori. I militari hanno distrutto tutto, stravolgendo l'economia del territorio, divenuta una zona di guerra.
Le attività principali erano l'agricoltura e la pastorizia, con grandi famiglie che possedevano numerosi capi di bestiame; da tempo, i militari vietano il pascolo oltre i 10 km dalla città e per questo sono costretti a vivere di contrabbando con il vicino Iran.
Il trasporto di benzina, zucchero, vestiario, prodotti elettronici avviene a dorso di mulo attraverso le montagne, poi con i camion dai villaggi verso le città..
Anche il commercio è ulteriormente limitato da restrizioni governative alla frontiera con l'Iran: ad esempio, non si possono trasportare oltre 5 chili di zucchero o frutta a persona. Ogni famiglia deve acquistare beni di prima necessità corrispondenti al numero dei componenti! Se durante le perquisizioni nelle abitazioni private vengono trovate quantità di cibo superiori a quelle previste, la famiglia può essere denunciata come “fiancheggiatrice del PKK”!
“Mentre prima la gente viveva con dignità', con i prodotti del proprio lavoro, ora vive una situazione di grande difficoltà, costretta in una economia di sussistenza, integrata da scarsi aiuti governativi. Gli agricoltori vorrebbero coltivare grano e trifoglio ma il governo concede contributi solo per la coltivazione del mais, che non ha mai fatto parte della loro dieta!”
Durante la campagna elettorale (luglio 2007), l'AKP (Partito per la giustizia e lo sviluppo, al potere) ha condotto una politica sociale (elargizione di beni di prima necessità, promesse di sovvenzioni etc) come voto di scambio per minare l'appoggio della popolazione al DTP.
“Nel corso delle operazioni militari dell'esercito turco c'è stata una grande mistificazione: sui monti di Yuksekova sono stati messi in scena i filmati dei soldati che avanzavano nella neve contro le postazioni del PKK, dichiarando che erano sui monti di Kandil. Le immagini sono state trasmesse ripetutamente in televisione.

La popolazione ha protestato per tale montatura e anche contro la guerra e per questo è stata duramente attaccata dalla stampa turca.”

“Nel mese di febbraio, sul lato Iracheno di queste montagne, vi sono stati scontri sanguinosi: sono morti 130 soldati turchi e 9 guerriglieri; e i soldati turchi, in realtà' contrariamente a quanto diffuso, sono penetrati in territorio iracheno per appena un chilometro.”
Ogni tentativo di tregua o di soluzione pacifica alla lotta armata e' di fatto inibito dall'atteggiamento dei militari che, in ogni caso, reagiscono sparando. Di più, è l'esercito che cerca lo scontro, che spinge i giovani ''verso la montagna'', sostiene il Sindaco, “nonostante le manifestazioni pacifiche.”

L'esercito conduce ripetutamente una guerra psicologica: solo nell'ultimo mese, tra Sirnak e Semdinli, sono stati dislocati 250 mila militari.La popolazione ha reagito con grandi manifestazioni di 20/30 mila persone, selvaggiamente represse.

Nei confronti della popolazione, viene esercitata una forte repressione con perquisizioni nelle case, arresti arbitrari, come nel caso dei nove dipendenti della Municipalità' arrestati e tuttora in carcere con l'accusa di aver parlato telefonicamente con membri del PKK.
Poiché la popolazione kurda ha rifiutato l'assimilazione, lo Stato in questa regione non destina risorse economiche e la considerata zona morta.
Lo scorso anno sono state ritirate 43 mila carte verdi per l'accesso gratuito ai servizi sanitari. I criteri per accedervi sono sempre più restrittivi: basta essere stato fermato una sola volta dalla polizia per non avere più il rinnovo.
Dal più piccolo dei villaggi ai grandi agglomerati non c'è tetto che non abbia l'antenna parabolica. Le famiglie kurde guardano Roj tv, definita da Ankara “vicina al PKK”. Tutti coloro che possiedono un'antenna parabolica sono considerati nemici. Lo Stato turco ha tentato e tenta di confiscare le antenne ma non ci riesce, non riesce a controllare le onde. Lo Stato allora agisce colpendo i media.
Lo scorso anno, il governo ha chiuso il giornale ''Ozgur Gundem'' scritto in lingua turca e il settimanale ''Azadie Welat'', scritto in lingua kurda; il suo direttore è stato condannato a cento anni di carcere! A carico di tutti i giornalisti e i tipografi pendono procedimenti penali.
Nonostante tutte le difficoltà economiche e la pressione militare, la municipalità, con le proprie risorse, ha pavimentato le strade, costruito parchi, istituito un servizio di nettezza urbana, pagato i debiti lasciati dalla passata amministrazione.

Ci dice una consigliera : '' Quando un soldato turco muore, la madre dice che e' fiera di avere un figlio morto per la patria e se ne avesse altri li manderebbe a combattere; mentre la madre di un guerrigliero kurdo dice che soffre molto per questo, ma soffre anche per le madri dei soldati turchi''.
Il sindaco di Yuksekova ha scontato 11 anni di carcere, ha avuto due figli martiri ed una figlia è tuttora ''in montagna''.

YUKSEKOVA 18 marzo 2008 Delegazione van

INCONTRO CON IL DTP (PARTITO PER LA SOCIETÀ DEMOCRATICA) DI YUKSEKOVA

Nella mattinata del 18/3 la delegazione ha incontrato i responsabili del partito DTP, nella loro sede a Yuksekova.
La delegazione viene calorosamente accolta oltre che dal Presidente del DTP da una cinquantina di militanti, alcuni vestiti con abiti tradizionali.
Vahit Sahinoglu, presidente del partito, ha prima di tutto esternato la sua delusione per l'appoggio dato dall'Unione Europea all'intervento militare dello Stato turco, nella zona del Kurdistan irakeno.
L'U.E. non è intervenuta neanche di fronte alle ripetute violazioni del diritto internazionale di cui è stata oggetto la popolazione civile. “

Ci chiede la nostra opinione al riguardo. Si dichiara d'accordo con la nostra interpretazione, riguardo alla supremazia del profitto e degli interessi economici dell'U.E. rispetto ai diritti umani.

Attualmente, il DTP è impegnati nel progetto di “Autodeterminazione democratica", che prevede l'autogestione della popolazione per divenire sempre più indipendente dal governo centrale, non fa nulla per i bisogni reali della gente (istruzione, sanità, infrastrutture, ecc.).
E' un progetto a lungo termine, che prevede la creazione di assemblee popolari, comitati di quartiere e di villaggio, per giungere ad un'autodeterminazione degli enti comunali, con la nomina diretta del prefetto.
Come DTP dissentono dall'accusa mossa dalla Procura generale al partito di Governo AKP, in quanto da sempre contrari alle censure, ma ritengono Erdogan e l'AKP responsabili del recente attacco in Iraq e della repressione in corso nel Kurdistan turco.

L'attuale attenzione sulla “questione AKP” serve però anche a sviare l'attenzione dalla irrisolta questione kurda.

Il Presidente continua i colloqui denunciando con forza l'assenza dei diritti universali per la popolazione kurda; la repressione delle culture differenti da parte del Governo turco, totalmente accentratore.
A fronte della selvaggia repressione in atto nel Kurdistan turco, oltre a manifestazione pacifiche il DTP ha rilanciato l'esperienza degli "scudi umani", allo scopo di opporsi in modo pacifico alle violenze dell'esercito. Un'esperienza importante e già realizzata con la catena umana da Cizre a Sirnak.
Come sempre, al termine dell'incontro, ci è stato richiesto di farci portavoce delle loro sofferenze ed aspirazioni di libertà presso la nostra opinione pubblica, ritenendo significativa la nostra presenza e solidarietà, soprattutto nell'importante Newroz di quest'anno.

YUKSEKOVA 18 marzo 2008 Delegazione Van

INCONTRO CON L'ASSOCIAZIONE KURDI - DER

Il riconoscimento del diritto all'uso e, prima ancora, il diritto al rispetto della propria lingua è un diritto umano primario: alla popolazione kurda (circa 40 milioni di persone, di cui 20 milioni nella sola Turchia) questo diritto viene negato da sempre.

Per questo è nata l'associazione Kurdi-Der, allo scopo di promuovere e sviluppare la conoscenza della lingua e della cultura kurda.
Il Governo turco vieta, cancella e calpesta l'alterità linguistica dei Kurdi in tutti i modi: nel settore educativo, sociale, culturale e politico.A Yuksekova l'associazione e' nata nel 2007, la sede centrale è a Diyarbakir, a Van vi è un'altra succursale.
Svolgono laboratori di lingua kurda. Ad oggi, sono attive 4 classi per un totale di 50 alunni. Le lezioni si tengono tutti i giorni, anche nel fine settimana. Organizzano eventi culturali con musica e cantastorie.

Lo Stato ha concesso all'associazione un'autorizzazione limitata: i corsi possono prevedere solo lettura di poesie e di testi antichi in lingua kurda ma non si può insegnare la grammatica!

Secondo la legge “ (…) l'insegnamento di lingue e dialetti parlati dai cittadini turchi deve rimanere privato e le lezioni non devono contravvenire alla costituzione, alle leggi e ai principi della Repubblica turca, né devono mettere in discussione l'integrità del Paese della nazione”.

Inoltre e' fatto divieto ai minori di 18 anni di frequentare i corsi!

L'associazione aggira il divieto proponendo corsi base in lingua kurda, della durata di 3 mesi, con l'ausilio di libri stampati ad Istanbul. Spesso la casa editrice è stata chiusa proprio per la stampa di libri in lingua diversa dal turco.
Gli insegnanti sono volontari e i corsi sono gratuiti. I membri dell'associazione si autofinanziano versando una quota mensile di circa 2 euro; inoltre ricevono donazioni dai commercianti della città.
I membri dell'associazione denunciano la politica di assimilazione del Governo turco, attuata con la negazione della lingua e della cultura kurda.

Nel 2002, Ankara aveva adottato alcune misure per conformare le leggi turche ai “Criteri di Copenaghen” - norme a cui devono attenersi i paesi candidati per aderire all'U.E.- però nei fatti “il kurdo rimane tabù.” sostiene il Presidente dell'Associazione.
Considerano tutto questo una vergogna per la democrazia.
Si dichiara deluso dall'atteggiamento ipocrita dell'U.E. perché continua a non prendere in considerazione le violazioni dei diritti umani, politici e culturali del popolo kurdo.

Ad oggi, l'U.E. lascia irrisolti i diritti di due popoli del Medio Oriente, quello palestinese e quello kurdo, nonostante si dichiari sostenitrice dei diritti umani.

Il popolo kurdo chiede da sempre il riconoscimento della propria identità, della propria alterità linguistica ma rimane inascoltato.

“Il Presidente Ocalan, nella proposta di Confederalismo democratico, prevede non la separazione del Kurdistan dalla Turchia ma una regione autonoma dove siano rispettati i diritti universali del popolo kurdo. Lo stesso DTP ha rilanciato con forza il progetto di “autonomia regionale” all'interno delle frontiere turche, per negoziare la risoluzione della “questione kurda” con le autorità di Ankara, ma ad oggi la risposta è solo repressione e violenza, guerra al posto di pace e democrazia”.

L'incontro si conclude con l'impegno dell'associazione a continuare il suo lavoro per la promozione di una civiltà plurilinguistica e pluriculturale.

HAKKARI 19 marzo 2008 Delegazione Van

INCONTRO CON METIN TEKCE, EX SINDACO DI HAKKARI.

Hakkari, prefettura regionale a sud-ovest di Yuksekovae a 210 km a sud di Van, ha una popolazione di circa 230.000 abitanti, nascosta nell'estremo angolo sud-orientale della Turchia (Kurdistan del Nord). Ad Hakkari, secondo il censimento del 1990, il 98% degli abitanti sono kurdi, il 2% sono Assiriani. La popolazione kurda parla il Kurmanci.

Metin Tekce, eletto con il 64% dei voti, da tre mesi dimissionario, con oltre 40 processi a carico, è condannato a 7 anni di carcere per aver sostenuto la politica e la lotta dei kurdi.

Da un anno è in attesa della sentenza definitiva, di cui per l'ex sindaco è certa la condanna.

Dopo questa breve introduzione sulla sua situazione, l'ex sindaco ci illustra le difficoltà di gestione di una città letteralmente posta sotto assedio dai militari.

Vi stazionano 200 mila militari, moltissimi posti di blocco militari e della polizia.

Su una popolazione di 230 mila persone vi sono 7000 guardie di villaggio.

A Diyarbakir, a fronte di una popolazione di circa 2 milioni di persone vi sono 6 000 guardie di villaggio. Hakkari ha più guardie di villaggio di tutto il Kurdistan.

La regione è stata una delle più colpite dalla distruzione dei villaggi nello scorso ventennio. Molti abitanti sono scappati e altri sono stati costretti, con la forza e le minacce, ad accettare di diventare guardie di villaggio. Gli stessi capi clan, molto presenti nell'area, hanno costretto i contadini alle loro dipendenze a divenire guardie di villaggio.

Una politica atroce, di divisione, che genera conflitto tra gli stessi fratelli, nello stesso popolo.

Hakkari, posta al confine con l'Iraq, è nel pieno della zona di conflitto ed è una delle città dove le persecuzioni poliziesche sono state e sono più dure.

Hakkari, quindi seppur ribelle, continua l'ex sindaco, è veramente difficile da governare.

Lo Stato è completamente assente, mancano investimenti economici, la disoccupazione è altissima; la percentuale di analfabetismo della popolazione è una delle più alte della Turchia. Poche le scuole statali, con classi sovraffollate.

“Hakkari è una città con una ricca tradizione di cultura kurda, in cui sono nati intellettuali, letterati e cantanti, come Ehmede Xani, Serefxan, Sah Pirto, e tanti altri. Oggi - afferma Tehce - è duro constatare che siamo all'ultimo posto per numero di studenti iscritti all'Università”

“Fornire questi dati agghiaccianti - sottolinea l'ex sindaco - non è per impietosirvi ma per farvi comprendere a fondo la dura realtà della regione”.

Ad Hakkari la povertà estrema ha portato molti abitanti ad emigrare nelle grandi città, e a coloro che sono rimasti a sopravvivere con le misere sovvenzioni statali, concesse sempre più come voto di scambio. La distribuzione di beni di prima necessità sta portando la popolazione alla dipendenza totale, al vivere di carità, denuncia Tekce.

L'ex sindaco, Metin Tekce, passa poi a richiedere alla delegazione di presenziare al Newroz locale, programmato per il 22, in concomitanza con quello di Van, a cui la delegazione è stata già invitata.

Gli organizzatori del Newroz hanno inoltrato la richiesta per festeggiarlo il 22 ma il prefetto, solo oggi, ha deciso farlo tenere il 21.

I dirigenti del DTP ed gli amministratori locali non hanno accettato questa imposizione, anche per la partecipazione di ospiti e musicisti alla data previsti.

E' chiaro che è una provocazione. Le persecuzioni poliziesche non sono mai terminate da dopo la fine delle Operazioni militari nel Nord Iraq.

Il 15 febbraio, la manifestazione per la pace e in ricordo dell'arresto del Presidente Ocalan, è stata brutalmente repressa, con la messa in custodia cautelare di 100 persone, 31 arresti, di cui la metà minori, e tra questi, 4 bambini portati nel carcere di Bitlis. I minori sono nel carcere di Van, di tipo F (isolamento).

Con il divieto del Newoz, probabilmente si vuole punire la città kurda, abitata da gente fiera e dignitosa, di cui molti sfollati, scappati dai villaggi distrutti dalle forze armate turche.

Al termine dell'incontro la delegazione accetta l'invito della municipalità, decide di dividersi e presenziare sia il Newroz di Hakkari che di Van.

INCONTRO CON KAZIM KURT, SINDACO DI HAKKARI

L'incontro, svoltosi nella sede della municipalità, unitamente all'ex sindaco, è stato incentrato sull'attuale situazione politica in Turchia e sulle criticità della città.

Kazim Kurt apre l'incontro con il ricordare come l'arresto del presidente Ocalan, nel 1999, detenuto nel carcere di Imrali, ha interrotto il progetto di “Autodeterminazione democratica” per la popolazione kurda.

Nessun negoziato per la pace e per la democrazia è mai stato accettato dallo Stato turco, nessuna garanzia per il riconoscimento dei diritti del popolo kurdo. Per questo, sostiene il sindaco Kurt, dobbiamo ridare forza al progetto di autodeterminazione, di autogestione.

Erdogan, attuale capo del Governo, prima delle elezioni del luglio 2007 aveva condotto una campagna demagogica, affermando che avrebbe portato la pace alle popolazioni kurde ma le cifre riguardo agli arresti, alle perquisizioni di quest'ultimo periodo parlano di guerra.

Erdogan sta utilizzando la religione islamica come strumento per dividere i kurdi, minare il consenso dei partiti prokurdi. Per questo l'AKP ha elargito beni di prima necessità come voto di scambio, riuscendoci in molti settori della popolazione kurda, specialmente quella più povera.

E' chiaro che dopo decenni di miseria, persecuzioni poliziesche molti elettori kurdi si sono lasciati sedurre dalla falsa politica sociale dell'AKP.

L'Akp , in modo sprezzante ha dichiarato che il suo obiettivo è di far sparire il DTP, di riuscire a non vederli più neanche nelle conferenze stampa. Per questo si allea con l'esercito e con il resto dei partiti al Governo, CHO, MHP, i lupi grigi (ndt. Formazione parafascista).

L'operazione militare è stata approvata da tutti i partiti, compreso i kurdi presenti nell'AKP. Unica eccezione l'opposizione dei 20 parlamentari kurdi del DTP, e per questo perseguitati, con processi e minacce di chiusura del partito.

L'Operazione militare è fallita e l'esercito ha scatenato una feroce repressione.

Al tempo stesso l'AKP è stato “punito” con la denuncia inaudita per l'approvazione della legge sull'uso del velo nei luoghi pubblici. Un paese veramente complesso, dove le tensioni sono ad ampio raggio ed investono l'intera società di questo Stato.

Kazim Kurt, il sindaco, prosegue l'incontro entrando nel merito delle criticità della regione.

La povertà è ovunque. Se si considera l'attuale grave crisi economica turca, la situazione e' davvero desolante. I dipendenti comunali di Hakkari non percepiscono stipendio da oltre trenta mesi e continuano a svolgere volontariamente il loro lavoro.

I finanziamenti dello Stato sono talmente esigui che a mala pena si fronteggiano le emergenze. La città è senza sistema fognario, priva delle infrastrutture primarie. Solo il 5% del budget statale va alle Municipalità ma ben il 30-35% alle spese militari.

Un progetto di cooperazione con la Britannia, regione francese, per la costruzione del sistema fognario, è stato bloccato perché l'ex sindaco aveva dichiarato che il PKK non può essere considerato un'organizzazione terroristica.

Il sindaco però precisa che non demordono: il rapporto con i francesi continua e per il 24 marzo si attende la delegazione francese per ripresentare il progetto.

Prima di invitarci ad osservare lo stato di degrado in cui versa la città, il sindaco ci illustra due progetti attualmente in corso e di cui richiedono un sostegno economico: il completamento di un mercato coperto per gli ambulanti della città e l'acquisto di un mezzo per lo smaltimento dei rifiuti ospedalieri.

L'incontro prosegue per le strade della città, per i quartieri di periferia: il triste primato che vede la città di Hakkari al primo posto per stato di povertà fra le città kurde è più che palese. Oltre a molti bambini impegnati in mille lavoretti precari (lustrascarpe, aiuto camerieri, venditori di fazzoletti etc) diverse piazze della città sono ricoperte di rifiuti. Non esiste nessuna discarica e mille sono le difficoltà per lo smaltimento. Molti gli ambulanti lunghe le strade della città.

I lavori del mercato coperto, situato in una grande piazza molto degradata, sono stati avviati ma, ribadisce il sindaco, non abbiamo più finanziamenti per completarlo.

L'incontro si conclude con l'accordo di una verifica in Italia di ricerca di fonti di finanziamento.

INCONTRO CON IL DTP (PARTITO PER LA SOCIETÀ DEMOCRATICA)

Introduce l'incontro Hassan Guzel, presidente del DTP su questioni politiche, come la detenzione di Ocalan, il progetto di “Autodeterminazione democratica” e il Newroz.

L'arresto del Presidente ha posto fine a qualsiasi negoziato di pace, così come la decisione dell'Unione Europea di inserire il PKK nella lista delle organizzazioni terroriste, nel 2002.

Non c'è famiglia nella Regione che non abbia un componente nella guerriglia, dichiara il Presidente.

“I kurdi lottano per la pace e la democrazia da 30 anni - incalza Silan, dirigente del DTP di Ankara - hanno realizzato proteste pacifiche, si sono incatenati, hanno sfilato come scudi umani nelle zone di maggior conflitto…e cosa chiede l'AKP ai parlamentari Kurdi? Di condannare il PKK!

Alle richieste di pace si oppone un ricatto inaccettabile! Le famiglie hanno 3, 4 membri in montagna, come si possono rilasciare dichiarazioni di condanna?”

Lo Stato lascia intanto marcire il Presidente Ocalan in un carcere malsano, usato sin dai tempi degli Ottomani.

“Chiedete all'Unione Europa di premere sulla Turchia per fermare questa atrocità” ci esorta Silan.

Il DTP ha richiesto più volte di abolire la tortura, di trasferire Ocalan in un carcere in territorio turco, dare assistenza sanitaria al Presidente, le cui condizioni di salute sono drammaticamente peggiorate, ma non vi è mai risposta.

Il Presidente passa a parlarci del Progetto di Autodeterminazione democratica: il DTP richiede che sia inserito nella Costituzione turca; prevede il riconoscimento della popolazione kurda, sul territorio turco, i loro diritti fondamentali, a cominciare dalla lingua.

Il Newroz è l'ultimo punto dell'incontro di oggi e anche i membri del DTP ci confermano che le trattative con il Prefetto sono sospese, forse riprenderanno domani (20 marzo). Tutti i dirigenti confermano che il Newroz si terrà il giorno 22, così come richiesto dai primi di marzo.

INCONTRO CON L'ASSOCIAZIONE DEI DIRITTI UMANI - IHD

All'Associazione dei Diritti Umani IHD, veniamo ricevuti dal segretario, Oran Koparan.

L'IHD è presente ad Hakkari dal 2002. Oltre alla rilevazione delle violazioni dei diritti umani l'IHD fornisce assistenza legale gratuita ai detenuti, tramite gli avvocati del BARO (avvocati democratici), ma limitatamente al periodo di custodia cautelare.

Le violazioni dei diritti umani nella regione registrano le più alte cifre di tutta la Turchia. Le maggiori violazioni riguardano: arresti, custodia cautelare, scomparsi, esecuzioni extragiudiziale, violenze sulle donne, soprattutto in famiglia.

Oran Koparan ci racconta l'assalto alla sede della Municipalità, accaduto il 15 febbraio scorso, dopo l'intervento in nord Iraq da parte delle forze armate turche.

La polizia fece irruzione nella municipalità con un gravissimo attacco, sfondando l'ingresso, lanciando bombe lacrimogene, sparando ad altezza d'uomo( N.d.t testimonianza coadiuvata da foto e cd)

Nella stessa giornata, oltre al Municipio fu attaccata dalla polizia la scuola di preparazione per l'accesso all'Università; fu aggredita con reiterata violenza la manifestazione indetta in città contro la guerra.

Al termine della giornata il bilancio fu di 34 arresti, di cui la metà ragazzi, dai 15 ai 18 anni di età, poi trasferiti a Van, nelle famigerate carceri di tipo F(isolamento).

“Ci viene negata la nostra giovinezza - denuncia Koparan - I giovani in Europa, in Turchia sognano e costruiscono il loro futuro, noi entriamo e usciamo dalle galere”!

“Dopo circa 30 anni di repressione è ora di finirla, di vivere in pace.”

Nell'ultimo anno, Il Governo ha inasprito ulteriormente la situazione, specialmente in quest'area, varando la legge sulle 'Competenze della polizia'; con l'ampliamento dei poteri si fa uso di armi per reprimere le manifestazioni, spesso per uccidere, come è successo ad Istanbul, Smirne e Van.

L'ultima parte dell'incontro è dedicato alle mine antiuomo.

La Regione di Hakkari, e quindi le zone di confine con l'Iran e l'Iraq, sono disseminate di mine da più di 10 anni. Le mine sono state collocate soprattutto fuori della città, impedendo ai pastori il pascolo del bestiame e in prossimità dei villaggi, oramai distrutti. Le mine impediscono alla popolazione di visitare le proprie abitazioni , di ricostruirle, di rientrarvi in possesso.

Da una ricerca effettuata dall'IHD nel 2004, nell'area di Hakkari, risulta che 200 persone sono state colpite dalle mine, di cui 32 morte e 168 ferite e mutilate.

Per tutto questo è indispensabile aumentare l'impegno di coloro che amano la pace, la libertà e la giustizia, per aiutare il popolo kurdo ad ottenere la propria autodeterminazione e liberarlo da una violenza feroce ed impunita.

BOSTANICI (Van) 20 marzo 2008 Delegazione Van

INCONTRO CON GULCAN SIMSEK, SINDACA DI BOSTANICI

Bostanici è un paese di circa 18mila abitanti, distante da Van circa 15 km.

Il municipio è governato da Gulcan Simsek, una delle 9 sindache elette nelle file del DTP alle elezioni amministrative del 2004.

Prima dell'incontro ufficiale la sindaca invita la delegazione ad un pranzo nella Locanda, gestita dalla cooperativa di donne Bekadcoop.

Durante il pranzo, fuori dalla locanda, di fronte alla vetrata principale, arriva e sosta un autoblindo delle forze armate turche, che vi rimarrà per più di un'ora.

Dall'autoblindo scendono tre militari che con fare spavaldo mostrano i loro muscoli e le loro armi, mentre il collega, rimasto all'interno, si diverte a girare nella torretta, con la mitragliatrice posta ad altezza di persona.

“La stessa scena si ripete tutti i giorni da tre mesi, ovvero dall'apertura della locanda. Una chiara provocazione, l'ennesima” denuncia la sindaca.

Nella sala del Municipio la sindaca ci racconta delle ultime violenze registrate nell'area, in particolare nella giornata della festa delle donne, l'8 marzo.

In un villaggio vicino Van, al termine della manifestazione la polizia ha caricato selvaggiamente le persone e ucciso un uomo a manganellate.

A Bostanici, al termine della manifestazione per l'8 marzo, a cui hanno partecipato centinaia di donne, sono state fermate e poste sotto custodia 25 donne, tra cui lei stessa, per 4 ore.

A tarda serata le donne sono state rilasciate eccetto 3, costrette a restare in carcere con i propri bambini per una notte.

La polizia ha identificato le donne arrestate sequestrando il materiale video e fotografico alla stampa, presente alla manifestazione.

Anche lo scorso anno, in occasione sempre dell'8 marzo, la sindaca fu fermata e condannata ad un anno di detenzione.

Gli arresti, le uccisioni durante la festa della donna, le provocazioni come quella dell'autoblindo davanti alla locanda - di cui siamo stati testimoni - sono solo alcune delle violazioni del Governo turco nel paese, tese ad intimidire le donne, a terrorizzarle, a farle desistere nel riunirsi e/o associarsi per rivendicare i propri diritti.

“La Turchia è un paese multietnico: il governo continua a negare questa realtà”. “L'attivismo politico è quotidianamente osteggiato: non è democrazia questa”.

“Il DTP da quando è al governo è sempre sotto pressione, minacciato di chiusura: non una voce si leva in sua difesa”.

“L'atteggiamento dell'Unione Europea di fronte alla violazione dei diritti umani nel nostro Paese è veramente deludente, non fa sentire la sua voce ma cura solo gli interessi economici e militari”

La forza della sindaca, la sua determinazione nel rivendicare i diritti negati della popolazione kurda oltre che nel suo attivismo politico si rileva dagli innumerevoli rapporti internazionali che in pochi anni è riuscita a tessere.

Queste proficue relazioni hanno portato la municipalità a ricevere finanziamenti dalla Corea (istituzione di laboratori informatici), dalle Nazioni Unite e il Comune di Alessandria (Italia) per la costruzione dell'acquedotto e la costruzione della rete fognaria di cui il paese era privo.

Fino a 6 anni fa l'approvvigionamento dell'acqua avveniva con un solo pozzo.

Nel 2004, la sindaca ha promosso inoltre la costituzione della cooperativa di donne Bekadcoop allo scopo di offrire corsi professionali, sanitari e sui diritti.

Bostanici è un paese di 18mila abitanti, di cui molti profughi interni, con un'alta percentuale di donne capofamiglia, perché i mariti sono emigrati nelle grandi città.

Le loro condizioni sono molto critiche: spesso analfabete, povere, vivono in condizioni di estremo disagio.

Gli effetti dell'emarginazione ricade in special modo sulle figlie femmine, a cui le famiglie disagiate permettono di seguire la scuola solo fino alla terza elementare, poi vengono costrette a lavorare o stare in casa.

La cooperativa Bekadcoop è composta da 17 donne.

L'attività principale è l'organizzazione di corsi - diritti delle donne, educazione sanitaria e pianificazione familiare - e assistenza alle donne vittime di violenza.

Altri corsi sono quelli di sartoria e tessitura dei kilim.

Da circa un anno, ai corsi di formazione Bekadcoop ha incominciato ad affiancare percorsi di microimprenditorialità, quali La Locanda e un negozio di parrucchiera, che vede occupate 6 donne.

I locali per l'avvio delle due attività sono stati concessi dalla Municipalità.

Le donne che hanno seguito i corsi di sartoria acquisiscono una professione che permette loro di produrre reddito, quindi essere indipendenti. I manufatti, oltre ad essere venduti dalle donne in forma privata, possono essere venduti anche presso la sede della cooperativa.

Diversa è la situazione per i kilim, un prodotto che incomincia a registrare difficoltà nella vendita.

La cooperativa, dall'avvio delle attività, ha instaurato un rapporto con 500 donne.

I progetti in cantiere della cooperativa riguardano l'apertura di altre microimprese, il consolidamento di quelle già attive, la realizzazione di altre tipologie di corsi professionali, con la richiesta di finanziamenti all'Unione Europea.